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Cosa sono le certificazioni per la parità di genere? I corsi di Bergamo Sviluppo ce lo spiegano

Articolo. I dati Accredia indicano che, nella nostra provincia, ci sono 258 imprese certificate per la parità di genere. Questo numero potrebbe aumentare grazie a una serie di percorsi formativi per aziende e liberi professionisti

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In occasione della Giornata Internazionale della Donna, Eppen ha intervistato quasi 800 giovani su tematiche connesse alla parità di genere in casa, a scuola e sul posto di lavoro. Uno dei dati che più ci hanno colpiti riguarda proprio il mondo lavorativo: quasi il 70% degli intervistati ritiene che uomini e donne abbiano prospettive di carriera diverse a causa del loro genere. Non solo: poco meno dell’80% dei rispondenti al nostro sondaggio indica proprio il posto di lavoro come il luogo dove le discriminazioni di genere si manifestano più di frequente. Segno che c’è ancora molto da fare su temi come la parità salariale, il congedo di maternità, le opportunità di crescita e il bilanciamento tra vita professionale e privata. Eppure, delle eccellenze ci sono. E in bergamasca non sono poche. I dati Accredia indicano che, solo nella nostra provincia, i siti industriali che hanno ottenuto una certificazione per la parità di genere sono 501, per un totale di 258 aziende certificate per la parità di genere sul nostro territorio. Un numero elevato, che però potrebbe aumentare ancora: per questo, Regione Lombardia, l’Azienda Speciale della Camera di Commercio “Bergamo Sviluppo” e “Si.Camera” hanno promosso una serie di percorsi formativi per aziende e liberi professionisti che desiderano conseguire le certificazioni.

Azienda più inclusiva, azienda più attrattiva

I percorsi, gratuiti per chi ne farà richiesta e della durata di quindici ore, vogliono spiegare le certificazioni per la parità di genere alle aziende, promuovendole come strumento per migliorare la governance, i processi aziendali e l’etica d’impresa. «I giovani hanno una forte sensibilità nei confronti delle tematiche di genere e sono attratti dalle aziende che garantiscono un ambiente di lavoro sano ed equo. Le certificazioni permettono di riconoscere immediatamente le imprese “virtuose”: per questo ottenerle è importantissimo», spiega Silvia Campana, responsabile dell’Area Comunicazione di Bergamo Sviluppo, che aggiunge: «Sono importanti soprattutto in un contesto come quello bergamasco, dove la disponibilità di lavoratori è fin troppo bassa. Una compagnia che dimostra di adottare pratiche non-discriminatorie, di saper ridurre o azzerare le differenze salariali tra uomini e donne e di prestare particolare attenzione a temi come la genitorialità è sicuramente avvantaggiata quando si tratta di trovare nuovi lavoratori». L’idea alla base del percorso, insomma, è che un’azienda più inclusiva è un’azienda più attrattiva per i lavoratori, soprattutto in una provincia come la nostra, in cui il tasso di disoccupazione è inferiore al 3% (dati ISTAT). «Ma non solo: una compagnia che consegue una certificazione ha tutto il diritto di comunicarla come all’esterno. Gli attestati di parità di genere sono “spendibili” a livello di comunicazione per nuove partnership e clientele, e in più forniscono spesso dei vantaggi nei bandi pubblici».

Ottenere un riconoscimento per la parità di genere è però un processo che richiede tempo, investimenti e competenze. I corsi promossi dalla Regione Lombardia ed erogati da Unioncamere Lombardia servono proprio a supportare le decisioni delle aziende: alla fine non si consegue nessuna certificazione - questo è bene chiarirlo - ma ci si fa un’idea più chiara dei vantaggi e delle sfide connesse al processo.

I corsi, aperti a un massimo di 200 richiedenti in Lombardia, sono gratuiti grazie a una copertura del valore di 1.500 euro per richiedente erogata dalla regione. Sette sono le edizioni previste, ciascuna della durata di quindici ore - nove online e sei in presenza in una delle sette sedi delle Camere di Commercio sul territorio regionale. «I corsi si concentrano su due grandi temi. Il primo è un’introduzione generale alla parità di genere - un’infarinatura tanto necessaria, soprattutto per le microimprese e le piccole aziende. Il secondo, invece, sono i sei indicatori che guidano il cambiamento delle organizzazioni per il conseguimento della parità di genere sul posto di lavoro», riporta Pamela Mologni, referente per le attività formative di Bergamo Sviluppo. Ma quali sono questi sei indicatori-faro? «Sono la cultura dell’azienda, la governance d’impresa, i processi di gestione delle risorse umane, le opportunità di crescita e di inclusione, l’equità salariale e la tutela della genitorialità: tutti temi che devono essere al centro di una transizione verso un’azienda veramente paritaria tra il genere maschile e quello femminile», aggiunge Mologni.

La parità anche nelle PMI

I percorsi formativi si terranno tra maggio e giugno, ma per parteciparvi le aziende devono inviare la propria manifestazione di interesse sul portale di Unioncamere entro le 12:00 del 12 aprile. Chi parteciperà agli incontri otterrà le conoscenze fondamentali per decidere se intraprendere o meno un percorso di certificazione per la parità di genere, insieme a un attestato di partecipazione: «Si tratta di un corso propedeutico alle certificazioni, non di una certificazione vera e propria. Ma forniamo delle informazioni che possono contribuire in modo fondamentale alla scelta delle aziende di conseguire o meno un attestato del genere, spiegando i suoi vantaggi e gli investimenti richiesti, soprattutto per le PMI. Che non sempre sono quantificabili in denaro: il nostro corso non ha un costo diretto, ma impegna un dipendente per quindici ore. Spesso ci diciamo che solo le aziende più “illuminate” partecipano: sicuramente si tratta di percorsi pensati per i contesti dove c’è una certa sensibilità alle tematiche connesse al genere», continua Mologni.

A chi si rivolgono i corsi? Ce l’ha spiegato Michela Sonzogni, referente di Bergamo Sviluppo per bandi e contributi. «Il nostro obiettivo è quello di far conseguire la certificazione a quante più aziende possibile, perciò abbiamo aperto il percorso a un ampio ventaglio di realtà. Essenzialmente, qualsiasi soggetto con Partita IVA può partecipare al progetto. Noi ci rivolgiamo in particolare alle “MPMI” - micro-, piccole e medie imprese - e ai liberi professionisti, ma anche a tutti quegli enti, organizzazioni, fondazioni e associazioni registrati all’Agenzia delle Entrate. L’unico requisito è quello di avere almeno un dipendente in Lombardia. Dipendente che, ovviamente, può essere di entrambi i sessi. Sono escluse dal corso le grandi imprese e tutte quelle realtà che hanno già ottenuto una certificazione, che quindi già possiedono le competenze che forniamo tramite i nostri incontri».

Al di là dei benefici reputazionali, dell’attrattiva per i giovani lavoratori e del riconoscimento di un’etica d’impresa al di sopra della media, l e certificazioni di genere hanno anche dei vantaggi immediati e di ordine pratico, che potrebbero interessare soprattutto alle PMI: «Abbiamo già citato i punteggi superiori nei bandi pubblici, ma l’inclusione della parità tra gli obiettivi trasversali del PNRR garantisce anche anche una decontribuzione per le imprese certificate. È un incentivo importante, anche perché solitamente a questi temi si approcciano soprattutto le grandi aziende, che hanno una struttura enorme e spesso già adottano delle politiche di parità. Nelle piccole e medie imprese, invece, è più raro trovarle, perché il personale è poco e non c’è spazio per investimenti di tempo e di denaro nelle certificazioni. La riduzione delle tasse, però, fornisce una motivazione immediata per imbarcarsi in questo percorso».

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