La stagione calda chiede di rallentare i tempi del movimento, ma non quelli del viaggio, che in un modo o nell’altro continua. Per augurarvi il meglio, prendiamo a prestito alcune suggestioni da «Itaca», una poesia di Costantino Kavafis sul senso della vita che l’autore – il più antico dei poeti contemporanei – concepisce come un viaggio.
Come per Ulisse, non abbiate fretta di giungere a destinazione, alla vostra Itaca. Approfittate del viaggio per esplorare il mondo, crescere intellettualmente e ampliare le conoscenze. Apprendete il più possibile durante il viaggio e vivete esperienze, tenendo sempre presente il sentimento forte e deciso che porterà a destinazione. Itaca è un viaggio nel quale non è importante se la meta è poi deludente. Non saremo tristi. Itaca sarà stata la meta che ci ha fatto intraprendere il viaggio ed è la causa di tutte quelle belle esperienze.
Con Kavafis non vi promettiamo, cari lettori di Eppen, mari cristallini e spiagge dorate da cartolina, ma vi auguriamo che i vostri mattini d’estate siano tanti, quando nei porti (ovunque siano, anche in casa vostra) toccherete terra per la prima volta. Vi auguriamo di non fare shopping, ma di entrare negli empori fenici indugiando e acquistando madreperle, coralli, ebano e ambre. Tutta merce fina, anche profumi penetranti d’ogni sorta. Vi auguriamo di imparare una quantità di cose dai dotti e non dai tik toker.
Kavafis non era solo poeta e giornalista; è stato agente di borsa e anche interprete al ministero egiziano dei lavori pubblici. Ha trascorso nella città di Alessandria gran parte della sua esistenza, visitando la Grecia solo tre volte. Ha iniziato a scrivere poesie in età avanzata, superati i quarant’anni e «Itaca» è stata composta quando ne aveva 48. Viveva in una casa dalle finestre sempre serrate alla luce spettrale di una lampada a olio e delle candele. Era considerato anticonformista, ma lui non si riconosceva in questa definizione. Viaggiava semplicemente con la memoria. Perché si può viaggiare anche così. Tra le pagine di un libro o tra i ricordi.
Buone vacanze allora, e non smettete di viaggiare nel tempo. Ancora, non affrettare il vostro viaggio: fate che duri a lungo, per anni, e che da vecchi possiate mettere piede sull’isola, ricchi dei tesori accumulati per strada. Liberi dalle attese di Itaca. Liberi dalle vacanze da cartolina, dagli aperitivi con un Moscow Mule e dall’ansia di essere conformi.
Quando ti metterai in viaggio per Itaca
devi augurarti che la strada sia lunga,
fertile in avventure e in esperienze.
I Lestrigoni e i Ciclopi
o la furia di Nettuno non temere,
non sarà questo il genere di incontri
se il pensiero resta alto e un sentimento
fermo guida il tuo spirito e il tuo corpo.
In Ciclopi e Lestrigoni, no certo,
nè nell’irato Nettuno incapperai
se non li porti dentro
se l’anima non te li mette contro.
Devi augurarti che la strada sia lunga.
Che i mattini d’estate siano tanti
quando nei porti – finalmente e con che gioia –
toccherai terra tu per la prima volta:
negli empori fenici indugia e acquista
madreperle coralli ebano e ambre
tutta merce fina, anche profumi
penetranti d’ogni sorta; più profumi inebrianti che puoi,
va in molte città egizie
impara una quantità di cose dai dotti.
Sempre devi avere in mente Itaca –
raggiungerla sia il pensiero costante.
Soprattutto, non affrettare il viaggio;
fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio
metta piede sull’isola, tu, ricco
dei tesori accumulati per strada
senza aspettarti ricchezze da Itaca.
Itaca ti ha dato il bel viaggio,
senza di lei mai ti saresti messo
sulla strada: che cos’altro ti aspetti?
E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso.
Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso
già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare.
COSTANTINO KAVAFIS