«Guardare il mondo con gli occhi di un bambino» è un invito che si sente ripetere molto spesso, e solitamente riporta a un’idea di innocenza. Personalmente preferisco quando ciò che si vuole evocare è la meraviglia, quella capacità di stupirsi che abbiamo durante l’infanzia. Un invito simile, che viene da pratiche meditative, è quello a sviluppare la ”mente del principiante”, guardare ciò che ci succede con una sorta di assenza di pregiudizi, lasciando da parte i nostri preconcetti e conoscenze (e evitandoci così alcuni bits cognitivi, errori e automatismi del pensiero che ci portano fuori strada). Con l’umiltà di uno sguardo da “principianti” possiamo guardare bambine e bambini che ci stanno attorno, e (re)imparare a meravigliarci di più: tutto può essere fonte di meraviglia se lo guardiamo con i giusti occhi! Occhi che, spesso, vanno spalancati.
Un’ottima occasione per esplorare questo atteggiamento possono essere questi giorni: spesso le festività natalizie portano con sé lo scambio di doni e per molti bambini è un momento magico. Lo svegliarsi la mattina e trovare regali apparsi in casa per magia è un evento che si aspetta per un anno intero, ancora più che il proprio compleanno, occasione in cui spesso i regali sono più consistenti. Ciò che rende speciale quel momento è il senso di magico, diverso dal senso di mistero: chiunque sa chi porta i doni in quella notte, a qualcuno santa Lucia, ad altri Babbo natale, Gesù Bambino, san Nicola eccetera: non è un mistero chi porta i doni. La magia sta nel come, e nella non necessità di porci domande a riguardo.
In questo forse sta lo sguardo del bambino o del principiante: nel non voler indagare, nel non dover comprendere, nell’accettare ciò che accade. Qui sta una delle differenze fra mondo magico e mondo scientifico, nel vedere ogni evento come una manifestazione di qualcosa di più grande di noi, o viceversa nel volerlo comprendere a tutti i costi, rinchiudendo tutto nei confini troppo angusti di relazioni causa - effetto.
Se lo sguardo scientifico e razionale è necessario e salvifico in gran parte di ciò che ci succede nella vita adulta, come far funzionare un’automobile o il computer, come svolgere il nostro lavoro, come prenderci cura di noi, di chi ci sta intorno e dell’ambiente, per alcune cose possiamo forse lasciarlo da parte e riappropriarci della meraviglia. Nel mio campo di lavoro (sono fortunato!), è facile, quando si ha a che fare con l’inconscio e le profondità della psiche, eventi che hanno poco di razionale e di cui ci si può meravigliare accadono spesso!
Come stimolo e spunto, cito qui uno dei miei poeti preferiti, William Blake che, ne «Il matrimonio del Cielo e dell’Inferno» chiede più o meno: «Come puoi sapere con certezza che ogni uccello che solca le vie dell’aria, non sia in realtà un immenso mondo di delizia rinchiuso dai tuoi cinque sensi?», oppure, ne «Gli auspici dell’Innocenza» sembra proprio descrivere la meraviglia infantile, che permette di «Vedere un mondo in un granello di sabbia/E un paradiso in un fiore selvatico/Tenere l’infinito nel palmo della tua mano/E l’infinito in un’ora». È ancora possibile per noi tutto questo?
Quando abbiamo smesso di credere nella magia? Crescendo siamo diventate e diventati analfabeti di ritorno nel campo della meraviglia?
Per quanto mi riguarda ho in mente un episodio della mia infanzia in cui sono stato messo di fronte alla banale irrealtà di una cosa, l’illusione creata da un gioco di un parco divertimenti. Non era niente a cui non potessi arrivare ragionandoci, semplicemente non ci avevo mai ragionato. Da quel momento in poi, tuttavia, credo di aver sviluppato una propensione alla razionalità forse eccessiva, e a una certa pesantezza del pensiero che si è sciolta solo grazie alla psicoterapia, al lavoro su di me. Come se avessi dovuto fare un lungo percorso di spogliazione di sovrastrutture mentali per recuperare ciò che avevo naturalmente da bambino. Un percorso simile a ciò che Joan Mirò ha saputo fare con la sua pittura. Può sembrare una contraddizione in termini, ma un percorso di crescita può aiutarci a tornare bambini! Si tratta di recuperare una spontaneità interiore, di ricontattare quelle parti di noi che ancora possono - e chiedono - di crescere, possiamo dare espressione a quelle emozioni che da piccoli non siamo riusciti a esprimere, e ancora sono vive e prigioniere da qualche parte dentro di noi. Nell’ottica dell’analisi bioenergetica questo avviene a livello psico-corporeo, nella corazza caratteriale che abbiamo dovuto indossare, nostro malgrado. (Ne scrivevo il mese scorso qui).
Un’altra esperienza terapeutica, che mi ha permesso di “ringiovanire” è quella del Gioco della Sabbia, o Sandplay therapy (ne accennavo per esempio qui. Sono tornato bambino sia facendo io stesso la terapia come cliente: giocando si riattivano parti di noi molto antiche, essendo una terapia fondamentalmente non verbale a volte anche precedenti alla scoperta del linguaggio, a prima che imparassimo a parlare; sia come terapeuta, partecipando emotivamente al gioco del cliente, sia nel collezionare le statuine con cui si può creare qualcosa nelle sabbiere: una strana collezione composta da animali, personaggi di cartoni animati, ma anche da draghi, divinità greche, statuette Dogon, oggetti simbolici…
Qualcuno, entrando nel mio studio e vedendo tutte le statuine sugli scaffali, mi ha chiesto: «Ma…sono i tuoi giochi di quando eri bambino?». Purtroppo no, i giocattoli che avevo sono andati perduti, fra traslochi e donazioni, più o meno volontarie, a cugini più piccoli. Ah, se li avessi conservati! – mi dico – ora mi sarebbero tornati utili!
Questo ci riporta alla riflessione centrale di questa deriva psicogeografica natalizia, partita idealmente sotto i nostri alberi addobbati: ci sono cose e abilità che abbiamo perso della nostra infanzia e del nostro essere (stati) bambini e che potrebbero farci comodo anche nella vita adulta, molto più che i giocattoli e i doni ricevuti: la capacità di meravigliarci e di aprirci alla gioia.
Se torniamo con la memoria ai natali della nostra infanzia, probabilmente ciò che ricordiamo (e che quindi chi è bambino ora ricorderà), non saranno i regali ricevuti, ma la magia nel trovarli e l’aprirli insieme.
PS: Con questa riflessione tutta la redazione di Eppen vi saluta e vi fa i migliori auguri di Natale!