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“Abitare la cura”: dimesso anche l’ultimo paziente. Al Bes Hotel ha vinto la solidarietà

Articolo. Rimangono ancora 50 pazienti al Winter Garden Hotel di Grassobbio

Lettura 2 min.

Per oltre cento malati, il Bes Hotel di Mozzo, di proprietà di Gianluca Marcucci, è stato la “porta di uscita” verso la guarigione, e per le cooperative bergamasche, coordinate da Giuseppe Guerini, è stato il gesto concreto di aiuto alla provincia verso un rinascimento. Risuonano ancora le parole del Vescovo Beschi quando è arrivato lo scorso 19 aprile ad impartire la benedizione ad ospiti ed operatori che, diretti da Bruno Goisis, hanno seguito la quarantena dei pazienti. “Non abbiate paura di avere le mani bucate per la generosità dei gesti, seguite l’istinto alla cura che sentite nel cuore”.

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Parole che trovano eco nella testimonianza di Raffaello Sormonta, ospite del Bes: “Arrivati all’albergo, ho respirato un’aria familiare. La camera singola con bagno, ha subito risposto al bisogno di protezione e tutela ed è diventata ‘casa’ grazie anche alla rispetto degli operatori che chiedevano il permesso prima di entrarvi, con la consapevolezza di entrare in un mondo fragile. La mattina degli esiti, diversi operatori mi hanno bussato alla porta per darmi la buona novella, e ognuno di loro aveva un’emozione palpabile, come se l’esito li riguardasse”.

Il progetto di “Abitare la cura” ha permesso di accompagnare a casa ad oggi oltre 300 pazienti (ne restano circa 50 al Winter Garden), ed ha centrato l’obiettivo grazie al contributo di tutti i benefattori. “Ma è andato ben oltre – dice Massimo Cincera, presidente del Gruppo Sesaab e de L’Eco di Bergamo che ha impostato il progetto anche con Ats – abbiamo lavorato tutti bene sin dall’inizio mettendo al centro i bisogni e cercando soluzioni efficaci. Mi auguro di poter lavorare con questa squadra per le molte necessità che ancora stanno venendo avanti”.

Anche Giuseppe Fraizzoli, amministratore delegato di Humanitas Gavazzeni e Castelli, condivide lo spirito positivo dell’impresa: “L’ultimo cittadino dimesso è un messaggio di speranza per tutti: entriamo in una nuova fase. Nessuno dimenticherà l’esperienza Covid, ma il mio è anche un augurio perché non vadano mai persi, nella memoria collettiva, lo spirito che ha unito un intero territorio, la resilienza e la capacità di innovare di cui tutti insieme siamo stati capaci per portare salute e vita. Parlare di normalità, ora, sarebbe un errore: ci avviamo verso un mondo inesplorato in cui dovremo impegnarci per salvaguardare la sicurezza delle persone in ogni ambito. Guardando il risultato dei Covid-Hotel abbiamo imparato che insieme vinceremo questa nuova sfida”.

La conclusione del progetto – dice Paolo Piantoni, direttore di Confindustria Bergamo – è un bellissimo segnale, perché indica il superamento delle fasi peggiori dell’emergenza. Siamo orgogliosi di aver dato un apporto importante come associazione e di aver lavorato anche per promuovere i contributi di moltissimi imprenditori. Pensiamo che “Abitare la cura” sia un simbolo molto forte del nostro territorio e della sua capacità di agire come comunità. Questa esperienza potrà essere una sicura base anche per altre iniziative”. “Da sempre crediamo nella valorizzazione del sistema territoriale della cooperazione, dice Vincenzo Trivella della Cooperativa Osa. Si è creato un bellissimo gruppo di lavoro e spero che questo senso di cooperazione possa essere l’inizio di un percorso con nuove iniziative”.

Intensa anche la testimonianza di don Roberto Trussardi direttore di Caritas: “Sentir citare il buon Dio dai pazienti che ancora portavano i segni dell’assassino nel corpo e nello spirito, ha investito la mia fede e il rapporto con la malattia. Questo virus mi ha cambiato anche come prete e sono orgoglioso di appartenere ad una Chiesa che ha saputo farsi prossima e combattere, anche rischiando la vita, la lotta contro il nemico”. Siamo “solo uomini” – ci ricorda l’ospite che abbiamo sentito – che in un attimo, senza comprendere nulla, possono perdere ciò che è più prezioso e diamo per scontato. A partire dalla elementare capacità di respirare. Lo Spirito, appunto.

I numeri e come donare

La raccolta fondi è arrivata a 3.518.258 € per un totale di 3.409 sostenitori: Un bel risultato, ma abbiamo bisogno ancora di risorse per realizzare ciò che quotidianamente vi raccontiamo. Ecco le modalità di donazione:

- bonifico all’Associazione Diakonia onlus – Emergenza Coronavirus
IBAN IT53I0311111104000000002721 (la donazione è detraibile)
Causale: Erogazione liberale – Emergenza coronavirus
Codice SWIFT di Ubi Banca per le donazioni dall’estero:BLOPIT22XXX.

- sulla pagina kendoo.it/abitare-la-cura/, dove vengono conteggiate anche le donazioni arrivate sul conto corrente di Diakonia.
Kendoo non tratterrà dalla raccolta alcuna percentuale.

(ultimo aggiornamento alle 10.00 del 17 maggio)