«Se si può, si deve» è il sesto episodio della rubrica di Eppen in forma di podcast #dallepartidiDio. Una serie di puntate a cadenza mensile nelle quali interrogheremo donne e uomini cristiani su alcuni temi d’attualità: dal lavoro al denaro, dalle relazioni alla guerra. E cercheremo di capire cosa ha da dire sul mondo chi sta “dalle parti di Dio”.
«Il mio integratore miracoloso? La Messa ogni mattina: un momento di formazione indispensabile, una carica di energia per affrontare la giornata. Mi sembra di avere accanto il buon Dio che mi invita a vivere». A parlare è Silvia Del Monte, che ha quasi 55 anni ed è sposata con Paolo da 27. Ha sei figli dai 12 ai 25 anni. I due più piccoli ancora sono a scuola, gli altri lavorano. Insegna religione all’Istituto Natta, dove non tutti gli studenti optano per l’ora di religione cattolica. «All’inizio mi sentivo bullizzata. Entravo io in classe e uscivano loro. Ci rimanevo molto male. Ora ho preso coscienza che è stata la mia generazione a non aver trasmesso la chiave di lettura della vita, ovvero Dio. Ora dunque i ragazzi stanno alla larga da questi temi, ma prima o poi ci arriveranno. E io dovrò essere lì con la porta aperta. Avrei potuto insegnare italiano, storia o filosofia, ma ho scelto di insegnare religione perché è lo strumento che aiuta a ricomporre il tutto, dai diversi saperi fino a ciò che accade nella vita, come se fosse un puzzle. La religione è il senso che permette di ripartire o di andare spediti».
Silvia Del Monte e il rapporto con la Madonna
«La mia relazione con la Madonna è diventata con il tempo uno stimolo a non tirarmi indietro. Quando ero più piccola non la sentivo tanto vicina. Tutto si riconduceva a Gesù e a Dio e la Madonna aveva un posto marginale. Diventando sposa e madre, invece, ho riconosciuto quanto sia centrale. In effetti nel Vangelo la Madonna c’è, ma sta un po’ in disparte, come nelle nozze di Canaan dove non è protagonista anche se, senza di lei, l’acqua non sarebbe diventata vino e Gesù non si sarebbe manifestato. Maria è colei che nel silenzio percorre chilometri e chilometri mentre è incinta per andare ad aiutare la cugina Elisabetta. La Madonna per me è in questa posizione: un po’ di disparte, ma sempre presente, spesso scomoda, ma sempre decisiva. È la forza di sovvertire il pensiero dominante, di compiere scelte giuste anche se faticose, di guardare il cielo anziché la terra. Il rosario con il quale la Madonna viene evocata è la porta di ingresso al suo stile di vita che può diventare nostro nella ripetizione e nella meditazione».
E la famiglia? «I miei figli mi seguono, tra alti e bassi – continua Silvia – in particolare partecipano alle attività della parrocchia della Malpensata dove ci siamo trasferiti per stare accanto a mio fratello don Claudio Del Monte. Una decisione che ha fatto bene a tutti».
Insieme alla Madonna, Silvia ha un altro riferimento: Don Pino Puglisi, che sapeva valorizzare le potenzialità più nascoste dei suoi ragazzi. Nella prima lezione in classe, iniziò rompendo una scatola di cartone e commentando i titoli di due quotidiani di posizioni opposte: «È proprio questo il lavoro che voglio fare con voi: abituarvi a pensare con la vostra testa. Insomma, il mio mestiere è quello di rompere le scatole, senza averne paura».
Gli abiti della Madonna
È la Madonna stessa a raccontarsi negli abiti con cui gli uomini l’hanno vestita. Di seguito, vi proponiamo alcune rappresentazioni raccolte da don Davide Rota. Maria assume la nostra vita e ne fa abito per non lasciarci mai soli. Nemmeno nella solitudine.
Per i nativi americani, la montagna era luogo sacro e legato alla fertilità e all’abbondanza: era la madre terra, la Pacha mama. Giunti i colonizzatori con la religione cattolica, la montagna è diventata la Madonna: la Virgen del Cerro.
A Melga, in Bolivia, la Madonna è invece la pietra stessa, ovvero l’ossatura della terra che sostiene i muscoli che sono la terra. Quale abito più vicino alle nostre vite? La Madonna della Solitudine. Nella quotidianità del lavoro, infine, ecco la Vergine che fila la lana.