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«Timidi ribelli»: i corsi rivolti a bambini, adolescenti e adulti di Pandemonium. Per riscoprirsi in teatro

Articolo. Al Teatro di Loreto prosegue il quinto anno di laboratori teatrali per tutte le età a cura della storica compagnia teatrale. Non semplici corsi, ma spazi di sperimentazione, ricerca e creazione artistica. Ne abbiamo parlato con Flavio Panteghini: «Il laboratorio teatrale pone al centro del lavoro la persona, che grazie all’incontro con il linguaggio teatrale riscopre in sé la necessità di esprimersi per riappropriarsi della propria integrità, per rimettere in funzione tutte le sue risorse vitali»

Lettura 4 min.
(foto Francesca Parisi)

Un luogo di incontro e confronto, di gioco ed espressione, di crescita e libertà, di ribellione gentile, dove il processo è ben più importante del prodotto. Artisti e partecipanti sono compagni di viaggio in un cammino la cui meta è camminare insieme. Ma da quest’anno, i laboratori «Timidi Ribelli» non si limitano al solo teatro: ogni percorso è condotto da attori in collaborazione con artisti di altre realtà del territorio. L’incontro tra teatro e altre arti dà così luogo a nuove bellezze e sperimentazioni inesplorate, a misura di tutti, senza escludere nessuno.

Sono ancora aperte le iscrizioni al secondo ciclo di laboratorio per bambini dai 6 agli 8 anni, dieci incontri settimanali di due ore, a partire da giovedì 16 febbraio. Ogni lezione è un mondo in cui immergersi per sperimentare in libertà le dimensioni fondamentali del movimento. Un primo approccio sia al linguaggio della danza che a quello del teatro, due arti che insegnano a giocare con sé stessi e a pensarsi diversi e sempre nuovi nell’incontro con gli altri e il mondo.

Per gli adulti, invece, è possibile partecipare al percorso di dizione e lettura espressiva, che può essere seguito online o in presenza. Avere una buona dizione non significa solo dire le parole con il giusto accento ma parlare in modo chiaro, piacevole, comprensibile e interessante. Imparando, quindi, ad emettere e pronunciare correttamente i suoni della lingua parlata italiana e ad avvalendosi delle potenzialità espressive ed emozionanti della voce. Il laboratorio è adatto a chiunque voglia padroneggiare meglio il proprio parlato, sia che lo faccia per motivi professionali sia per un piacere personale. L’abbinamento della dicitura «dizione» a quella di «lettura espressiva» è motivata dalla consapevolezza che conoscere e gestire le capacità espressive della voce aiuta a migliorare la comunicazione in generale.

Tornerà poi anche quest’anno il ciclo di appuntamenti estivi di cui abbiamo parlato qualche mese fa, per la scorsa edizione .

Laboratori in corso

Sono tre i percorsi divisi in fasce d’età, dai 4 ai 12 anni, che stanno accompagnando i bambini e le bambine nei loro primi passi tra danza e teatro, in un’atmosfera di gioco. Un modo di scoprire la pratica teatrale confrontandosi con una “disciplina-gioco” che ha come materia di lavoro l’essere umano: al centro del laboratorio sta la relazione che creiamo con l’altro. I più grandi, la bambina che si fa ragazza e il bambino che diventa un ragazzo, vivono un percorso di crescita e scoperta attraverso il fare teatro e sperimentano un rapporto creativo con i propri strumenti espressivi: il corpo e la voce.

Anche nella fase di transizione tra l’infanzia e l’adolescenza è di fondamentale importanza avere uno spazio in cui mostrarsi per ciò che si è, e come tali essere visti. I laboratori di «Timidi Ribelli», dedicati agli adolescenti, garantiscono la meraviglia di un luogo dentro cui poter crescere: l’intensità delle relazioni che si creano quando sono i corpi a parlare tra loro e le infinite possibilità di definirsi e ridefinirsi in continuazione, alla ricerca di un’identità che proprio in questi anni prende forma.

Ci sono poi i percorsi per giovani adulti: uno spazio di sperimentazione difficile da trovare nella vita di ogni giorno. Attraverso la pratica del gioco teatrale, i partecipanti sono stimolati a indagare ed esprimere la propria vocazione, le proprie inclinazioni e attitudini espressive. Prosegue inoltre il laboratorio rivolto a tutti gli adulti che hanno voglia di scoprire e riscoprire la loro parte creativa, espressiva, giocosa, ironica e, perché no, drammatica. Un luogo di messa in gioco di diverse parti di sé, che spesso nell’età adulta vengono lasciate in disparte.

La necessità di esprimersi

Moltissime proposte insomma, adatte a chiunque e nel rispetto di ogni tappa della vita e del proprio percorso personale. Flavio Panteghini, tra i conduttori dei laboratori, ci racconta di più del progetto.

EP: Come avete scelto il titolo «Timidi Ribelli»?

FP: Sembra ieri, ma era il 2018 quando per la prima volta accostammo queste due parole per descrivere i partecipanti di un laboratorio teatrale. L’apparente ossimoro ci piacque così tanto che diventò immediatamente il nome di tutti i nostri laboratori al Teatro di Loreto. Sono passati cinque anni da quel giorno. Cinque anni non esattamente facili. Eppure i laboratori «Timidi Ribelli» sono ancora qui, più in salute che mai. Quest’anno abbiamo un numero di iscritti mai visto prima: più di 150 persone tra i 3 e i 99 anni varcano ogni settimana le soglie del teatro di Loreto, e sul palco giocano, si conoscono, si toccano, si scoprono, si raccontano, sognano, osano.

EP: Cosa credi abbia spinto tante persone ad iscriversi ad un percorso teatrale?

FP: Sicuramente viene riconosciuta la qualità della proposta formativa di Pandemonium Teatro e la preparazione dei conduttori. Con altrettanta sicurezza possiamo rintracciare altri elementi che hanno giocato a nostro favore, come la ripresa entusiasta del progetto «Timidi Estivi Ribelli», la settimana estiva di teatro al parco aperta a un grande numero di persone, che ha dato il via a tutto il resto; oppure l’organizzazione di un “open day-festa di inaugurazione” della stagione dei laboratori; o ancora la presenza in ogni laboratorio di una collaborazione con persone d’arte di Bergamo (come Serena Marossi, Sophie Hames, Teatro Chapati).

EP: La buona organizzazione, per quanto fondamentale, non è sufficiente a generare l’entusiasmo dei partecipanti che voi avete riscontrato. Da dove credi che nasca questo?

FP: L’entusiasmo ha molto a che vedere con quello che proponiamo: laboratori teatrali. Penso che questa parola, «laboratorio», sia la chiave per capire il bisogno a cui, forse, noi contribuiamo a dare risposta. Il laboratorio teatrale non è basato sull’imparare, ma sullo scoprire e sullo scoprirsi. Pone al centro del suo lavoro non già l’attore, ma la persona. Persona che grazie all’incontro con il linguaggio teatrale riscopre in sé la necessità di esprimersi per riappropriarsi della propria integrità, per rimettere in funzione tutte le sue risorse vitali. Persona che nel laboratorio teatrale sperimenta continuamente la relazione: con se stesso, con l’altro, e con il gruppo.

EP: Sono stati anni duri, che importanza credi abbia nelle persone oggi riscoprirsi attraverso il teatro?

FP: Dopo anni di dolore, di fatica, di isolamento e di chiusura, abbiamo la possibilità di tornare a toccarci, a muoverci insieme, a stare vicini. E abbiamo scoperto che tutto questo ci mancava come l’aria. Ecco, partecipare a un laboratorio teatrale in questo momento è come prendere una boccata d’aria buona. Non (solo) per imparare a recitare, ma per risignificare la propria vita condividendo con altre persone uno spazio e un tempo di pratica artistica. Per abitare nuove forme di «socialità emozionante», e nell’abitare raccontare, e nel raccontare raccontarsi. E se teatro non è socialità, non è emozione, non è racconto, allora cos’è?

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