Un progetto di enorme portata e complessità di riqualificazione di uno spazio storico nel cuore di Bergamo, l’ex monastero del Carmine; e un convegno nazionale, ArtLab, che ha coinvolto a settembre 2020 alcuni tra i protagonisti del management culturale nazionale, fucina di riflessioni e politiche per la cultura che verrà. Un anno che ha rappresentato soprattutto una stasi per moltissime realtà teatrali, e culturali in generale, per il Teatro Tascabile di Bergamo ha significato paradossalmente una grande vitalità – anche se mediata dagli ostacoli dovuti alla situazione emergenziale. Abbiamo intervistato Tiziana Barbiero, storica figura del TTB, attrice, regista e responsabile della direzione artistica: per farci raccontare l’enorme soddisfazione nel veder realizzarsi, seppur in modo rallentato, progetti ambiziosi e mutevoli, prima della sospensione di questo momento.
LD: Qual è l’impatto della crisi Covid sulle attività e sui membri del TTB, a livello creativo, organizzativo, di riflessione progettuale?
TB: Per prima cosa ci tengo a sottolineare che anche noi, come tutti, subiamo la chiusura dei teatri. Certo, abbiamo alcuni vantaggi primo fra tutti il fatto di essere un gruppo, e non una compagnia, che lavora stabilmente in uno spazio. Banalmente, quindi, possiamo venire tutti i giorni qui e dedicarci alle nostre attività. Un altro enorme vantaggio è il progetto in corso: la riqualificazione in chiave culturale del monastero del Carmine, con il sostegno del Comune. Lavorare sul cantiere in questi mesi è stata la leva che ci ha tenuto in piedi, soprattutto a livello psicologico. Ma d’altra parte questi due vantaggi derivano da scelte che abbiamo fatto. In un certo senso, poi, non sono sufficienti: siamo pur sempre persone che lavorano col teatro, quindi, in questo momento, sofferenti. A livello economico i nostri vantaggi non ci garantiscono la possibilità di mantenere le 14 persone che lavorano con noi, finché la situazione resta quella che è.
LD: Insomma una situazione sia positiva che negativa…
TB: Come tutti ci facciamo domande sempre più pressanti. La cosa che contraddistingue di più questa situazione è lo stato di sospensione in cui si continua a vivere: noi ci siamo dedicati a un enorme lavoro di progettazione, artistica e non, sperando di poter arrivare a una fase di realizzazione, ma questo per ora è assolutamente nebuloso. Dove stiamo andando? A differenza di altri, non ci siamo dati alle modalità di teatro online. Per noi teatro è sinonimo di relazione, dell’attore con il pubblico, senza il quale decade il senso del teatro. Abbiamo preferito trovare altre modalità di azione: il motto dei mesi della prima chiusura è stato “Anche il teatro fa la sua parte”.
LD: Qual è la parte del teatro?
TB: Abbiamo cercato di sostenere la città, anche attraverso i nostri canali di comunicazione, durante l’emergenza. In un secondo momento, abbiamo messo a disposizione il nostro spazio ad altri professionisti del teatro perché potessero lavorare. Poi c’è stata la partecipazione al progetto comunale “Affacciati alla finestra”: per noi, che siamo nati decenni fa col teatro di strada, portare le attività in spazi aperti è stato naturale come respirare. Il fine del progetto era proprio quello di offrire l’arte teatrale come forma di conforto, portandola alle finestre della gente costretta alla chiusura.
LD: Inoltre vi siete dovuti concentrare sul progetto del Carmine…
TB: Abbiamo dovuto sospendere i lavori, ma in definitiva solo per due mesi. Dopodiché abbiamo ripreso di buona lena, e la riqualificazione di quello che chiamiamo il primo lotto si è conclusa a dicembre. Ora mancano pochi ritocchi e aspettiamo di poter inaugurare i nuovi spazi. Da maggio vorremmo far ripartire la programmazione, collaborando anche con Orlando e con Festival Danza Estate. Abbiamo anche in cantiere un nuovo progetto con l’amministrazione comunale, ma chissà… tutto questo è in forse.
LD: Il progetto di riqualificazione del Carmine deriva da una collaborazione unica nel suo genere, un primo esperimento nel panorama culturale italiano: un partenariato pubblico privato, “sinergia tra mondo culturale, ente pubblico e territori”. Come ricade questo, concretamente, sulla comunità?
TB: Prima di tutto si è aperto nella città un luogo in precedenza sconosciuto, un vero e proprio patrimonio di pietra viva e di arte. Per noi è come se offrissimo un nuovo teatro cittadino, che infatti abbiamo battezzato Teatro Renzo Vescovi, in onore del nostro direttore artistico scomparso nel 2005. Da parte nostra proviamo sicuramente un grandissimo orgoglio, non tanto per le grandi donazioni ricevute ma per i segni dei singoli, i tantissimi piccoli contributi. In secondo luogo, è uno spazio dedicato all’arte senza compromessi, un luogo di una bellezza straordinaria che tenta di ridarsi alla città. Per noi, certo, mantenerlo uno spazio esclusivamente dedicato all’arte è faticoso, ma pensiamo sia un aspetto fondamentale.
LD: #tuoCarmine è l’hashtag usato per una campagna comunicativa importante, che ha contribuito in questi mesi a diffondere ciò che stava accadendo nel cantiere. È molto affascinante vedere le sequenze video che mostrano i tantissimi attori del progetto al lavoro in questi mesi. Com’è per voi vedere il vostro spazio trasformarsi?
TB: Questo è un percorso iniziato nel 2015, che si è costruito progressivamente, in varie fasi. Il TTB è un gruppo internazionale e per così dire zingaro. Da quando è nato il progetto, non senza difficoltà, cerchiamo un equilibrio tra stanzialità e quello che in gergo si chiama “compagnia di giro”, che vogliamo e dobbiamo continuare ad essere. Se abiti in uno spazio come il Carmine a lungo e lo vivi intensamente, non puoi non innamorartene. Ciò che ci ha spinto è stato il desiderio di non vederlo crollare a terra, unito a un grano di follia. Siamo molto orgogliosi e grati alle maestranze che hanno lavorato di fianco a noi, con cui abbiamo sviluppato un rapporto fraterno, nato dalla comune fascinazione nei confronti del luogo. Andare avanti, insieme, è diventato un imperativo, e c’è ancora molto da fare.
LD: Quali sono le prossime fasi?
TB: Al momento stiamo concludendo la fase di riqualificazione del foyer (una grande novità per noi, finora il pubblico doveva attendere l’inizio degli spettacoli nel chiostro), della sala e dei camerini degli attori. Il foyer sarà uno spazio speciale, dedicato alla realizzazione di un progetto in collaborazione con Unibg: una Biblioteca Teatrale Eurasiana. In futuro ci concentreremo sull’atelier (sale prova, magazzini, laboratori, tutto ciò che costituisce ciò che sta “dietro le quinte”) e su quella che chiamiamo la foresteria d’artista: sei camere per gli artisti partecipanti alle nostre manifestazioni, ma anche da condividere con realtà teatrali del territorio. Nei prossimi cinque anni lavoreremo a questo. E poi… sarà tutto da vedere.