“Sono nata e cresciuta dentro un luna park, facevo i compiti sulla nave pirata, cenavo caricando i fucili, il primo bacio l’ho dato dietro il bruco mela. Poi il parco ha chiuso, le giostre sono scappate e adesso sono ovunque: le attrazioni sono io e siete voi. Tutto quello che siamo diventati stupisce quanto un giro sulle montagne russe e confonde più di una passeggiata tra gli specchi deformanti”.
Racconta così Virginia Raffaele la vita quotidiana di una ragazzina cresciuta tra le giostre negli anni Ottanta. A questo giro l’attrice e comica romana, insieme alle imitazioni delle star, porta in scena una realtà vissuta, la sua. Restituendola al pubblico attraverso il filtro dei ricordi, ora esilaranti, ora poetici: memorie di una bambina poi giovane donna che affiorano da un parco di divertimenti all’Eur. Il suo spettacolo, “Samusà”, ha debuttato al Teatro Fabbri di Vignola nel modenese una settimana fa e il tour, dopo una tappa a Parma, arriva a Bergamo il 14 febbraio: il Teatro Creberg per l’occasione è già sold out.
Sul palco Virginia – diretta da un nome importante del teatro come il regista Federico Tiezzi – ricrea un’atmosfera da luna park che appartiene un po’ a tutti. Ma la rovescia raccontandosi dall’altro lato del divertimento, di chi alla “fiera” faceva giocare gli altri. Lei era al tiro a segno: “Vuole sparare? Si vince sempre!”. Mentre gli altri si perdevano tra un giro in tagadà di un sabato pomeriggio come tanti. Hit anni Novanta e giostre con codini di procione da prendere al volo per restare seduti ancora un giro.
Il più antico luna park d’Italia
Virginia Raffaele cresce tra le giostre del LunEur, un parco di divertimenti aperto nel 1953, in pieno boom economico, che nel giro di dieci anni, con la sua gigantesca ruota panoramica, diventa un’attrazione permanente per la città. Nel 2008 i cancelli vengono sbarrati, il parco giochi così come era non esiste più e solo nel 2016 verrà riaperto, completamente ripensato per bambini e famiglie.
È il vecchio LunEur però a fissarsi nell’immaginario dei romani, esercitando il suo fascino anche su numerosi registi: compare ne “I mostri” di Dino Risi proprio nel 1963, anno in cui le giostre diventano fisse, e ritorna in “Scuola di Ladri” di Neri Parenti nel 1987, gli anni d’oro del parco. Le ultime immagini prima dell’avvio dei lavori di ristrutturazione sono racchiuse in “Un mondo meglio che niente”, cortometraggio fantascientifico girato da Pongide Cobol e Marco Santarelli, finalista al 30° Torino Film Festival e premiato con Menzione speciale della Giuria.
LunEur con la sua ruota panoramica rinnovata torna grazie al regista Gabriele Mainetti, che nel 2015 ambienta una scena del suo “Lo chiamavano Jeeg Robot” con Claudio Santamaria. “Che rinasca come parco acquatico o per i bambini, non sarà più quello di una volta, dove sono nata e cresciuta – racconta la Raffaele a Repubblica poco prima dell’inaugurazione – Le famiglie dei giostrai sono ormai disperse, un pezzo di Roma è sparito per sempre. Provo grande dolore, al pensiero”.
“Samusà” è un ritorno al teatro
Quattro anni dopo la riapertura del LunEur, Virginia Raffaele torna a omaggiare la sua casa, raccontandola in “Samusà” come meglio sa fare. Ma questa volta apre la sua comicità alla poesia, ritornando al primo grande amore, il teatro. Nota per le sue straordinarie imitazioni e per la conduzione di Sanremo insieme a Claudio Bisio e Carlo Conti, Virginia Raffaele ha anche una lunga carriera di attrice. Dopo gli studi all’Accademia Teatrale Europea del Teatro Integrato Internazionale, quelli di danza classica e moderna all’Accademia Nazionale di Danza e l’approfondimento delle arti circensi, si è impegnata in classici del teatro come “Le Nuvole” di Aristofane. In curriculum, tra gli altri, anche uno spettacolo con Domenico Starnone, “Sottobanco” e la messa in scena di “L’amore di don Perlimpin per Belisa” di Garcia Lorca.
Una costumista olimpica
Una buona imitazione o un personaggio riuscito deve molto anche alla caratterizzazione data dal costume. A pensarci per Virginia Raffaele è un’artista da Oscar e collaboratrice di lunga data, Giovanna Buzzi, che nel 2017 ha vinto il Metropolitan Fashion Awards di Los Angeles e due premi Abbiati per i migliori costumi lirici dell’anno nel 1990 e nel 2005.
Sono oltre duemila gli abiti realizzati dalla costumista romana per la cerimonia di chiusura dei Giochi Olimpici Invernali di Torino nel 2006. In quell’occasione ha vestito un’orchestra di clown, acrobati e mangiafuoco, figure eteree e personaggi felliniani. Diretti dal regista Daniele Finzi Pasca, con cui ha lavorato anche in occasione della Cerimonia di Chiusura dei Giochi Olimpici di Sochi e della Cerimonia di Apertura dei Giochi Paralimpici. Suoi anche i costumi di “Luzia”, spettacolo del Cirque du Soleil e quelli della “Fête des Vignerons”, la tradizionale festa dei vignaioli di Vevey, un evento di portata internazionale, riconosciuta di recente dall’Unesco Patrimonio Immateriale dell’Umanità.
Un artigiano della maschera
Per imitare Belén Rodriguez Virginia Raffaele ha studiato portamento, gesti e tono della voce, restituendo un’imitazione esilarante della showgirl argentina. Per diventare Donatella Versace o assumere le sembianze di altre donne celebri ma non ricostruibili solo grazie a trucco e parrucco, la Raffaele da anni collabora con Bruno Biagi. Nel suo atelier sono nati i trucchi e le maschere dell’attrice romana ma non solo: Aldo Giovanni e Giacomo, Teo Teocoli, Fabrizio Casalino e Ubaldo Pantani sono solo alcuni degli attori e comici con cui ha lavorato.
Il lavoro di Virginia è il classico lavoro di squadra dove il talento dell’imitatrice incontra quello di alcuni grandi professionisti dello spettacolo. Il risultato lo conosciamo tutti: la ragazza che invitava le persone a giocare al tiro a segno oggi ha aperto il suo luna park.