A cosa serve un festival di danza dopo ciò che abbiamo passato nei mesi scorsi? Perché è così importante che Festival Danza Estate sia riuscito ad esserci anche quest’anno? Sono due domande che è inevitabile farsi per indagare il valore di questa trentaduesima edizione di uno dei fiori all’occhiello della primavera-estate bergamasca – quest’anno ridotta alla sola estate per i motivi che tutti sappiamo.
Il Danza Estate infatti non è solo una manifestazione coreutica di alto livello. È anche un festival che dall’inizio alla fine riflette sul valore del corpo, del gesto e di questi due fattori umani all’interno dello spazio. Assumendo una valenza particolare, soprattutto dopo la “dissoluzione” dei corpi portata dal lockdown. È quindi in qualche modo un accadimento “politico”, se per politico intendiamo ciò che appartiene alla polis, ovvero alla comunità, oggi obbligatoriamente distanziata ma comunque in avvicinamento, anche grazie ad avvenimenti come il Danza Estate.
Ricreare una comunità
“Prendersi cura del pubblico e del territorio”, “ricreare una comunità”, “rigenerare rapporti dal vivo”. In queste espressioni tratte dal comunicato stampa ci sono le coordinate di questa edizione del Festival: “decidere di fare il Festival Danza Estate anche quest’anno – spiega Flavia Vecchiarelli, insieme ad Alessandra Pagni direttrice artistiche della kermesse – ha un significato particolare. Vuol dire portare avanti un progetto e pure interrogarsi sulla necessità di proporre una manifestazione come questa in una città che ha vissuto un periodo molto buio. Per noi è diventato qualcosa di necessario: dopo l’isolamento forzato, ora è il momento di ritrovarsi e FDE di quest’anno è il nostro contributo per ricostruire una comunità. Tutto è stato progettato tenendo in mente questa idea”.
Insomma bene la qualità e la quantità della proposta – undici spettacoli in scena dal 2 al 10 agosto e dall’1 al 13 settembre, in collaborazione con Orlando Festival, TTB Teatro Tascabile Bergamo e A Levar l’Ombra da Terra – ma fondamentale anche “la possibilità di creare occasioni di condivisione e di scambio con tutta la delicatezza e la sicurezza necessaria”. Ed è proprio su questo punto che nei mesi scorsi gli organizzatori del Festival si sono interrogati: “Le incertezze sono rimaste fino all’ultimo e ancora in parte ci sono perché viviamo tutti in una situazione precaria. Solamente intorno a Pasqua sia riusciti a ridefinire in modo abbastanza preciso il calendario, dopo che a gennaio era già pronto, con diverse compagnie straniere a cui abbiamo dovuto rinunciare perché i trasferimenti sarebbero stati troppo rischiosi (è rimasta solo la compagnia spagnola Duk’to, ndr)”.
A fare da punto di svolta è stata la creazione, da parte del Comune di Bergamo, di Lazzaretto on stage “con un palco sufficientemente grande, che ci ha dato la possibilità di ospitare gli spettacoli ‘Bermudas’, ‘Graces’ e ‘Perpendicolare’”. Inoltre è arrivata anche la disponibilità di TTB Teatro Tascabile Bergamo a concedere gli spazi del Monastero del Carmine in Città Alta. Sono in questi due luoghi, e all’Accademia Carrara, che si svolgeranno gli spettacoli in programma, con nomi importanti della danza contemporanea quali Carlo Massari, due Leoni rispettivamente d’oro e d’argento come Alessandro Sciarroni e Michele Di Stefano, Silvia Gribaudi, Daniele Ninarello e Cristina Donà. A settembre poi i già citati Duk’to, Giselda Ranieri, Compagnia Zerogrammi, Daniele Salvitto e Camilla Monga.
“Tornare” ai corpi
È grazie a questi nomi che i corpi di chi danza e di chi è pubblico, “torneranno” nella loro fisicità dopo la “sparizione” dei mesi scorsi. “Sicuramente il Festival aiuta le persone a tornare ai corpi, ai gesti e alla prossimità. La danza per definizione mette al centro il corpo e molto spesso evita la parola: portare nello spazio la bellezza dei corpi, portarli al pubblico, significa creare uno stimolo, magari inconscio, a riappropriarsi e a sentire di nuovo il proprio corpo e quello dell’altro”. La visione di uno spettacolo di danza non è mai passiva, “il nostro corpo assimila ciò che vede e in questo modo lo restituisce. Noi crediamo davvero tanto nella potenzialità della danza. Un linguaggio che a volte può spaventare, perché magari viene ritenuto difficile, ma è questa la forza di questa disciplina. Ognuno può vivere uno spettacolo come vuole, secondo la propria sensibilità e coinvolgendo il proprio corpo”.
Ancora con Pina
L’edizione numero trentadue di Festival Danza Estate sarà anche quella in cui si chiuderà il progetto triennale su Pina Bausch. “Un’esperienza molto positiva. All’inizio avevamo qualche dubbio, perché Bausch è una figura nota ma non nazionalpopolare. Anno dopo anno abbiamo provato a costruire questo omaggio a lei e la risposta del pubblico è stata entusiasmante, in particolare per la Nelken-Line, la camminata che si è ripetuta negli anni scorsi, coinvolgendo sino a settanta persone”.
L’appuntamento è il 12 settembre al Chiostro del Carmine dove verrà proiettato il documentario “Quello che ci muove – Gli spettatori del Tanztheater Wuppertal Pina Bausch ricordano” (regia di Rossella Schillaci) e il film di Anne Linsel “Dancing Dreams. Sui passi di Pina Bausch”. Seguirà l’incontro “Gli spettatori bergamaschi raccontano Pina Bausch”: a partire dalle testimonianze raccolte nella call pubblica “Applausi per Pina” organizzata da Festival Danza Estate, Gaia Clotilde Chernetich, autrice, studiosa e drammaturga per la danza, presenta il progetto “Quello che ci muove della Fondazione Piemonte dal Vivo”. Un archivio della memoria attraverso le esperienze degli spettatori del Tanztheater Wuppertal che coinvolgerà anche la popolazione di amatori e appassionati di danza nella bergamasca. (per partecipare alla call “Applausi per Pina” è necessario inviare il proprio racconto a [email protected] indicando nome, cognome, titolo dello spettacolo visto e il luogo in cui è stato messo in scena).
Ritroviamoci
Intanto continua l’indagine “Ritrovarsi” su come sono cambiate le abitudini culturali delle persone dopo il lockdown. “Si chiuderà ad inizio agosto e quindi non abbiamo ancora dei risultati. L’idea ci è venuta come aggiunta al festival, un primo passo verso quella prossimità che vogliamo costruire. Stiamo portando avanti questa indagine con altre realtà del territorio e pensiamo sia un modo per riavvicinarsi al pubblico, in un momento in cui c’è molta riflessione a riguardo”.
A proposito di pubblico, in fondo anche chi organizza è pubblico e ha degli spettacoli che attende con maggiore attenzione: “per quanto mi riguarda fatico a scegliere uno o più spettacoli nella tranche di agosto. Sono tutte performance che abbiamo visto e di cui ci siamo innamorate. Se però proprio ne devo dire due allora rispondo con ‘Bermudas’ di Michele Di Stefano e compagnia MK e con ‘Harleking’ di Ginevra Panzetti ed Enrico Ticconi”.
Festival Danza Estate riceve il sostegno di MiBACT Ministero Beni Attività Culturali e Turismo e Comune di Bergamo, il contributo di Regione Lombardia, Fondazione Cariplo, Fondazione della Comunità Bergamasca e Fondazione ASM. Patrocinio di L’Eco di Bergamo, Bergamo TV e Radio Alta. Media-partnership di Eppen, che curerà “Voglio vederti parlare”, una talk per tutti gli spettacoli al Monastero del Carmine con i protagonisti.