Ci sono tanti modi per approcciarsi al Giorno della Memoria. Uno di questi è certamente il teatro, cioè la rappresentazione di cosa fu la Shoah attraverso le innumerevoli storie di una tragedia immane. A Bergamo fino dal 2000 – cioè cinque anni prima dell’istituzione da parte delle Nazioni Unite del 27 gennaio quale giorno in ricordo dell’Olocausto – Pandemonium Teatro compie un lavoro memoriale sulla Shoah proponendo spettacoli per i ragazzi delle scuole elementari e medie e per gli adulti. Sono pièce o reading che cercano di spostare la questione Olocausto da una prospettiva storica necessaria, ma spesso fredda, verso un avvicinamento emotivo, dunque densamente umano.
Il Giorno della Memoria non è mai una giornata qualsiasi, quest’anno però la ricorrenza assume un significato ancora più importante: da qualche tempo infatti l’Europa è attraversata da sentimenti razzisti e xenofobi in crescita. Sono visioni del mondo mai del tutto estinte, riemerse laddove è la diversità ad essere messa in discussione, intanto che l’intolleranza viene sdoganata da certi estremismi politici più o meno mascherati da partiti “normali”. È questo insomma il contesto in cui si inserisce sul nostro territorio la programmazione di Pandemonium dedicata al Giorno della Memoria di quest’anno. Ne abbiamo parlato con il direttore artistico Tiziano Manzini, figura storica della compagnia teatrale e uomo di teatro in tutto e per tutto.
“Via da lì”
14-15 gennaio Teatro di Loreto di Bergamo – 16 gennaio Teatro degli Storti di Alzano – 25 gennaio Teatro di Loreto di Bergamo per la rassegna Young Adult
“Ci occupiamo della Shoah sino dal 2003, dopo che venne istituita la legge sul Giorno della Memoria, nel 2000 – racconta Manzini – Allora mettemmo in scena lo spettacolo ‘Olocausti’, coordinato da Lisa Ferrari. Un viaggio attraverso i tanti stermini di massa del Novecento e oltre: dai gulag ai khmer rossi, passando per i nativi americani e ovviamente l’Olocausto, che occupava gran parte dello spettacolo, dando spazio anche allo sterminio dei sinti”.
Da questo aspetto trae la propria origine “Via da lì. Storia del pugile zingaro, un Sinto nell’Olocausto”, uno spettacolo che racconta il Porajmos dei sinti, cioè coloro che volgarmente chiamiamo “zingari”. La storia è quella di Johann Trollmann, detto Rukeli, sinto nonché primo pugile professionista a introdurre il gioco di gambe a dispetto di un modo di boxare che allora prevedeva una virile staticità in mezzo al ring. “Walter Maconi, che ha scritto lo spettacolo, è un appassionato di pugilato. La storia di Rukeli è quella di un uomo che dinanzi al regime non si è piegato, ma ha avuto un atteggiamento duro, di resistenza. ‘Via da lì’ è l’ultimo di una serie di spettacoli con cui da diversi punti di vista abbiamo affrontato l’Olocausto: ‘La bambola bionda e la bambola bruna’, ‘Destinatario Sconosciuto’, ‘Gli elementi della vita’ dedicato a Levi, giusto per citarne alcuni”.
“... ed intorno filo spinato”
21 gennaio – Teatro di Loreto di Bergamo
Di Shoah, ma soprattutto di testimonianze di cosa fu lo sterminio, si occupa invece “… ed intorno filo spinato”, una reading di testi di sopravvissuti all’Olocausto, da Shlomo Venezia a Primo Levi. I testimoni, a settant’anni di distanza dagli accadimenti, stanno via via scomparendo, proprio in un momento in cui probabilmente il loro contributo servirebbe ancora di più. “È un progetto che facciamo da parecchi anni e che nasce da alcune parole chiave come angoscia, appello, SS, freddo, fame, filo spinato. Termini che ho ritrovato nel ‘Dizionario del lager’ di Oliver Lustig e che guidano la scelta dei testi. L’obiettivo è quello di creare un’empatia con il pubblico, di fare capire che l’Olocausto è prima di tutto un’esperienza umana terribile. C’è poi la questione dei testimoni che non ci sono più. Noi cerchiamo di ridare loro una voce”.
“Le stelle di David”
27 e 28 gennaio – Teatro degli Storti di Alzano
L’Olocausto è però anche una vicenda quotidiana. Ed è proprio su questo aspetto che si focalizza “Le stelle di David. Quando la Storia altera la quotidianità e le relazioni”, spettacolo-lettura di Rosso Teatro con Roberto Anglisani, “un attore che non è un collega come tanti, ma una persona con cui ci incrociamo da ormai trent’anni. Con lui c’è un filo rosso che ogni tanto si riannoda”. L’avvento al potere di Hitler distrugge tragicamente gli equilibri affettivi di tre famiglie legate da rapporti di buon vicinato, che nel tempo si sono consolidati in salda e profonda amicizia. Ciò che fa la differenza da un giorno all’altro è la fede ebraica di una di esse, che diventa una colpa. E gli amici di sempre si sentono in dovere di farla pagare ai nuovi nemici.
Riavvicinare i ragazzi alla Memoria
Porajmos, testimonianza e quotidianità. La tripletta di spettacoli di Pandemonium per il Giorno della Memoria potrebbe essere così riassunta. Ma cosa significa occuparsi oggi di Olocausto attraverso il teatro? “Dinanzi alla Shoah il teatro deve ribadire la potenza emotiva di uno spettacolo che avviene in quel momento. Oggi fra tv e web possiamo avere tutte le testimonianze che vogliamo, ma nulla raggiunge l’intensità emotiva di un racconto dal vivo”.
Sta qui forse la strada per tornare a coinvolgere realmente le generazioni più giovani, “che con il passare degli anni mi sembrano sempre meno interessate all’argomento. Tuttavia mi è capitato di vedere gruppi di ragazzi delle medie arrivare a teatro con tutta l’indifferenza del mondo e finire in lacrime. È successo, ad esempio, con uno spettacolo forte come ‘Baci di carta’, nel quale una storia d’amore viene spezzata dalle leggi razziali”. C’è dunque un quid da ricercare “per riavvicinare i giovani ad una cosa che sentono molto lontana. Ma il piano emotivo è anche molto utile in contrapposizione al linguaggio della politica oggi, che troppo spesso è alla ricerca di un nemico invece di lavorare per il bene comune”.
Si capisce dunque l’attenzione di Pandemonium verso il Giorno della Memoria, che da stanca celebrazione di un qualcosa di distante – oggi messo purtroppo in discussione a livello valoriale – può tornare ad essere qualcosa di vero, grazie alla forza emozionale del teatro.