Se un gruppo corale funziona soprattutto grazie alla capacità di armonizzarsi con grazia e spontaneità, le artiste della Compagnia Piccolo Canto lo dimostrano ben prima di salire sul palco. Durante l’intervista si alternano a parlare e raccontare di sé e del loro progetto, tra riflessioni, scherzi e parecchie risate. L’intesa tra loro si percepisce palpabilmente e l’allegria è contagiosa. Lo stesso feeling che esprimono spontaneamente in scena, dove, oltre a una verve spumeggiante, portano anche una lunga e consolidata esperienza canora e attoriale.
Il progetto si chiama “Lisistrata on Air”, andrà in scena sul palco di Lazzaretto Estate 2021 sabato 17 luglio alle 21.30 (qui per prenotare il proprio biglietto) sotto forma di una lettura scenica-concerto, anche se la compagnia ha in progetto uno sviluppo ben più corposo: uno spettacolo vero e proprio che dovrebbe vedere la luce nei prossimi mesi, grazie a una coproduzione bergamasca-bresciana.
Le componenti della Compagnia Piccolo Canto sono Barbara Menegardo, Francesca Cecala, Miriam Gotti, Ilaria Pezzera e Swewa Schneider. Il gruppo è nato ufficialmente nel 2016 ma è attivo da molto prima: “Veniamo tutte sia dal mondo del teatro sia del canto, e ci interessava proprio creare un gruppo numeroso, per lavorare sulle commistioni tra testo e polifonie complesse”, raccontano le Piccolo Canto. “Al di là delle competenze, un altro aspetto fondamentale è riuscire a cantare insieme: non è affatto scontato!”. L’esordio con “Piccolo Canto di Resurrezione” sembra aver sancito una bella collaborazione: lo spettacolo ha vinto la V edizione del festival Teatri del Sacro e il Premio del Pubblico del Palio Poetico musicale e teatrale Ermo Colle nel 2019.
Per realizzare la riscrittura e il rimaneggiamento del testo di “Lisistrata”, le cinque artiste si sono poi avvalse della collaborazione di Roberto Tarasco. “Lisistrata” è un testo classico, nell’accezione più letterale del termine – venne scritto da Aristofane in forma di commedia nel V secolo avanti Cristo – ma non è tra i testi classici per così dire mainstream che vengono rivisitati e portati in scena con più facilità.
“L’ispirazione è stata comune”, dichiarano. “Siamo partite da una collaborazione con Gabriele Vacis, che ci ha coinvolte come trainer vocali per alcuni laboratori all’interno dell’Istituto di Pratiche Teatrali per la Cura della Persona, e tramite lui siamo entrate in contatto con Tarasco. Noi cercavamo un drammaturgo, l’idea era lavorare su un classico e così abbiamo concertato la scelta di ‘Lisistrata’”.
Il filo narrativo del testo aristofanesco è come minimo affascinante: nel pieno della guerra del Peloponneso, una donna ateniese, Lisistrata, convince altre donne delle città coinvolte nel conflitto a iniziare un vero e proprio sciopero del sesso, come forma di protesta volta a far cessare la guerra. Una presa di posizione femminile che, al netto di qualsiasi interpretazione o rilettura successiva, parla in modo eloquente di potere nelle sue varie accezioni, sopraffazione, guerra, intelligenza, unione.
È proprio quest’ultimo elemento che la compagnia ha preso come spunto iniziale: le donne protagoniste superano le differenze tra loro, le stesse che mettono gli uomini gli uni contro gli altri, per un fine comune e per il bene di tutte e tutti. “Le sentivamo particolarmente affini a noi cinque, che abbiamo tutte origini geografiche diverse, e ci piaceva l’idea di sfruttare proprio questa nostra diversità come trovata scenica”, spiegano. “Lisistrata on Air” è quindi uno spettacolo a cinque voci e cinque dialetti o varianti linguistiche: il bergamasco, di due valli diverse, il veneto, il bresciano e il cimbro, variante del tedesco.
Da una prima rielaborazione del testo, fatta con Tarasco, le artiste sono passate quindi a una vera e propria traduzione e riscrittura: “Siamo al tempo stesso fedeli al testo originale e molto fantasiose: ci interessa la dimensione evocativa dei termini scelti. Non siamo puriste della lingua, più che veri dialoghi e testi in dialetto cerchiamo una sortadi gramelot, infatti ci siamo concentrate molto sul suono delle parole. Vorremmo che il pubblico ci capisse ovunque, da Bergamo a Catania!”, aggiungono.
Il lavoro di ricerca linguistica è stato tanto, per raggiungere questo obiettivo; un po’ a consultare dizionari dialetto-italiano, un po’ i propri genitori, un po’ a ripescare memorie d’infanzia, un po’ con sessioni di traduzione vera e propria su Zoom, durante i mesi di chiusura ferrea per il lockdown. “È stato un lavoraccio, ma ci siamo anche divertite e in parte ci ha risollevate”, dicono.
La ricerca sul dialetto a teatro, poi, si presenta sempre con qualche rischio, visto che è tendenzialmente canonizzata sulla commedia dialettale. “È stata una bella sfida, soprattutto perché volevamo slegarci da questa dimensione e puntare a nobilitare il dialetto. Tanti grandi maestri ci sono stati di ispirazione: i grandi autori del Nord Italia, come Giovanni Testori, Dario Fo, Achille Platto, che hanno usato un dialetto “alto”, anche in teatro”. Ai vari dialetti si accosta poi il cimbro, ma anche qui, di tipo particolare: “Un madrelingua tedesco sarebbe forse un po’ perplesso ascoltando le parti in cimbro”, ride Swewa, che è bilingue italo-tedesca. “Ci siamo divertiti a storpiare un po’ alcune parole, giocando sulla radice latina al posto di quella anglosassone, per avere un risultato più eloquente. Anche qui, ci interessava la dimensione evocativa”.
Ai coloratissimi dialoghi multilingue si aggiunge poi la parte canora, arrangiata da Miriam Gotti; e non mancano alcuni passaggi in italiano. “Ci siamo rese conto, facendo alcune ricerche sulla vicenda narrata in “Lisistrata”, che, al di là dell’attualità del tema, l’idea dello sciopero del sesso è stata ripresa storicamente più volte”, raccontano ancora le artiste della compagnia. “Abbiamo pensato, quindi, di fare alcune parentesi narrative nella vicenda raccontata, le uniche parti in italiano, che rappresentano delle incursioni di modernità; ad esempio, c’è uno spunto sul mercato della produzione di armi”. Ma le immagini e i collegamenti estemporanei e multiformi non mancano: l’Acropoli di Atene diventa “Bèrghem de hura”, le attrici sono altrettante Arlecchine scatenate o Garibaldi in gonnella. Una squadra di cantore battagliere che non lesinerà energia, nel costruire questo coloratissimo canto di ribellione femminile.