«Una donna con una mente è adatta a qualsiasi compito», sosteneva Christine de Pizan, scrittrice e femminista ante-litteram nel Medioevo. Tratteggiando la visione di una città guidata da Ragione, Rettitudine e Giustizia, l’opera principale dell’autrice racconta esempi di donne straordinarie che lungo i secoli hanno cambiato la storia del mondo con biografie e visioni contemporanee.
Si ispira proprio al testo di Christine De Pizan «La città delle dame», il reading teatrale curato da Silvia Barbieri e Daniela Taiocchi andato in scena al Teatro Sociale di Como il 4 maggio all’interno della decima edizione del festival «Le Primavere», che verrà trasmesso per intero sabato 4 giugno alle 21 su Bergamo TV (rivedi qua le puntate precedenti).
Più che uno spettacolo, si tratta di un progetto a tutti gli effetti: portare in scena i racconti di sole donne – con vite straordinarie e ordinarie – che meriterebbero più luce in società fondate su una concezione maschile del potere. Un progetto che è un’evoluzione del videoracconto «Ballata per sante streghe e belle dame», andato in onda su Bergamo TV nel marzo 2021. Per questa seconda edizione, pensata e riscritta ad hoc per il Festival, le autrici hanno voluto concentrarsi sulla città, immaginando un luogo dove le interazioni siano guidate dallo sguardo femminile. Ne abbiamo parlato con Silvia Barbieri, regista dello spettacolo.
CD: Cosa è cambiato dalla prima versione?
SB: La differenza sostanziale è che questa volta sarà in presenza, ma non solo: ho riscritto personalmente tutta la drammaturgia. Se nella prima stesura il tema centrale era l’affrancamento della figura femminile attraverso le parole di De Pizan, quest’anno ho scelto di concentrarmi di più sulla “città ideale” a cui fa riferimento il titolo dell’opera. Il lavoro precedente era legato alla liberazione dallo stato di soggezione dal maschile, a Como il focus sarà proprio l’idea di “polis”. Chiaramente, il pensiero di autodeterminazione resta espresso nei temi dello studio, del lavoro e della guerra, ma lo è anche nella costruzione di una città inclusiva, basata sulla valorizzazione dei talenti, sull’istruzione e la cultura. Rimarcando il nodo dello spirito di De Pizan, che vede proprio la cultura come massimo strumento di affrancamento.
CD: Dove condurrà il viaggio?
SB: Non soltanto nella vita della scrittrice e in ciò su cui lei riflette, ma più nello specifico verso un concetto nuovo di città, pienamente calzante con il Festival. L’opera di De Pizan è dedicata, in consistente parte, alle donne del passato rappresentati diversi argomenti. Io ho scelto di sostituire quelle biografie restando fedele alla visione della costruzione di una società composta da sole donne, talvolta sì virtuose e valorose, ma non esclusivamente. Una collettività ideale è anche aperta a tutte in maniera orizzontale, accomunate dal desiderio di costruire un modello sociale che si rifaccia ai valori di “ragione, giustizia e rettitudine”.
CD: Come si traduce sul palco?
SB: L’allestimento avrà una doppia valenza: si parla di una città immaginata, con il valore aggiunto di portare in scena donne di una società contemporanea, che si sta interrogando su come diventare sempre più funzionale e a misura delle persone. Si tratta di un reading, dove tutte saranno presenti fisicamente, proprio a rappresentazione dell’agorà. Ognuna prenderà voce riportando testimonianze in diversi campi della sfera sociale, dall’istruzione alla ricerca scientifica, ai posti di potere.
CD: Una città perfetta è – prima di ogni altra cosa - in pace, tema più che mai attuale.
SB: In «La città delle dame», De Pizan racconta di Pentesilea, regina delle Amazzoni. Noi abbiamo attualizzato il racconto prendendo in prestito i racconti di donne che vivono nei paesi al momento in guerra: ucraine, curde e non solo. Sono rimasta particolarmente colpita dalla suggestione di un articolo in riferimento a una manifestazione di qualche anno fa in cui alcune donne bielorusse sfilarono vestite di bianco, con un mazzo di fiori in mano, cantando ninnenanne.
CD: Non solo riflessioni legate al territorio, quindi?
SB: La drammaturgia alterna passi di De Pizan a stralci giornalistici, a testimonianze. Il tutto è legato dal fil rouge della presenza della scrittrice, interpretata dall’attrice Francesca Toselli, che traccia un ponte tra i semi gettati da lei nel Medioevo – oggi piante cresciute – e i germogli che siamo ancora in attesa di veder sbocciare. Il testo è diviso in capitoli, fedeli all’opera originale, con incursioni della ballerina Enrica Natali e della cantante Paola Milzani, capaci di dare un tono di leggerezza alla rappresentazione.
CD: Con quali criteri avete selezionato le interpreti?
SB: Non c’è stata una selezione per le partecipanti, è stata offerta la possibilità di candidarsi attraverso una call sul sito de «Le Primavere», grazie alla quale abbiamo potuto coinvolgere più di quaranta donne e l’età in scena varia dai dieci ai settant’anni. Registicamente, ho scelto di farle salire sul palco dalla platea per mantenere un’idea di abbraccio e presenza femminile. Anche il finale è un omaggio alla pace. Si tratta sostanzialmente di un grande rito collettivo, di narrazione e di racconti, che mette in scena una città ideale composta dalla matrice più positiva del femminile.
Lo spettacolo
«La città delle dame» («Livre de la cité des dames») è l’opera più celebre di Christine de Pizan, vissuta a cavallo tra Trecento e Quattrocento, straordinaria figura di erudita, prima scrittrice e storica, considerata una femminista ante litteram.
Di origine italiana – era nata a Venezia come Cristina da Pizzano – fu iniziatrice della «Querelle des femmes» che la vide opporsi all’idea di tanti autori, ovviamente uomini (Boccaccio su tutti), che sostenevano che la donna fosse “per natura”, viziosa, corrotta, impura. Nel libro della «Città delle dame», che regalò alla regina Isabella di Baviera, esponeva esempi di grandi donne virtuose del passato.
La risposta
Una risposta per le rime a «De mulieribus claris» dell’autore del «Decameron» dove le donne famose erano più che altro famigerate. Christine oppose le figure di regine come Semiramide e Didone, fondatrici di Babilonia e Cartagine, Lucrezia che si suicidò dopo lo stupro subito da Sesto Tarquinio, Pentesilea, regina delle amazzoni.
Una città ideale, questa delle dame. Un luogo che ha suggerito alla regista Silvia Barbieri e a Daniela Taiocchi, ideatrice e curatrice della rassegna «Le Primavere», un’azione teatrale che, ieri sera al Teatro Sociale, ha concluso la decima edizione della manifestazione culturale, coinvolgendo un piccolo esercito di signore, un coro rigorosamente femminile chiamato a interagire con Francesca Toselli (Christine de Pizan), Lisa Decano (Ildegarda di Bingen) e la danzatrice Erica Natali (La Sibilla), accompagnate dal canto di Paola Milzani e dalla chitarra di Michele Gentilini.
Ed ecco le dame di Como intervenute (in ordine rigorosamente alfabetico): Marina Aliverti, Jessica Antonini, Chiara Anzani, Margherita Balestrini, Ilia Benedetti, Carmen Benzoni, Alessandra Busi, Roberta Bernasconi, Serena Brivio, Angela Ciceri, Eleonora Clerici, Federica Colombo, Paola Corbo, Raffaela Corbo, Elisabetta Di Matteo, Laura Di Scianni, Simona Elettra, Simona Fabbri, Monica Gabetta, Giuliana Galimberti, Cecilia Galli, Annalisa Galliano, Giovanna Gianoni, Alice Grassini, Maria Cristina Guglielmetti, Lorena Mantovanelli, Paola Mascolo, Marusca Nava, Elena Ornaghi, Carmen Pacilio, Stefania Pedrazzani, Charlotte Maria Penner, Cristiana Pietroni, Rosanna Pirovano, Maria Adele Pozzi, Maria Giulia Raimondi, Emanuela Ricetti, Anna Scarrone, Paola Re, Sabrina Rigamonti, Michela Roccatello, Luisa Scarrone, Danila Villa e Angela Zimotti, con la regia di Silvia Barbieri assistita da Giulia Lanzi e Marialuisa Miraglia, e con i contributi video di Franco Signorelli.
Le dame si alternano ai microfoni leggendo passi tratti da questo testo vecchio più di mezzo millennio, ma ancora attualissimo e, per quanto riguarda il rispetto dell’uomo nei confronti dell’universo femminile, ancora da utilizzarsi come manuale. E non solo, si alternano anche storie contemporanee di ordinario, quotidiano sessismo. Un pubblico numeroso e attento ha applaudito queste dame che si sono messe in gioco, si sono divertite e hanno insegnato a tutti qualcosa.
(Alessio Brunialti, da La Provincia di Como, 5 maggio 2022)