Al debutto il prossimo fine settimana la nuova produzione della compagnia «La Gilda delle Arti». Venerdì 5 e Sabato 6 maggio presso il Teatro Filodrammatici di Treviglio, alle ore 21, verrà presentato «Il mercante di Venezia». Un nuovo spettacolo per la longeva realtà bergamasca fondata da Miriam Ghezzi e Nicola Armanni, nata formalmente nel 2011 come prosecuzione ed evoluzione della compagnia di musical «ShArt» e consolidandosi come gruppo professionale.
La compagnia
L’idea della «Gilda», quella della corporazione delle arti, si rifà ad un ensemble di abilità messe in campo da ognuno dei vari componenti, nel rispetto e valorizzazione delle peculiarità artistiche personali. Creando spettacoli che prevedessero una presenza musicale dal vivo, il gruppo si è via via composto anche di diversi musicisti, oltre al fondatore e sassofonista Nicola Armanni. Le “Arti” della «Gilda», riguardano naturalmente soprattutto il palco, la recitazione, la scena, pur aprendosi ai contributi delle altre professioni. Per questo i componenti della compagnia non sono solo attori, ma si occupano anche di arte, artigianato, sartoria, illuminotecnica, insegnamento, letteratura, scenografia, musica e tutto quanto possa apportare arricchimento all’esperienza.
Se i primi lavori della compagnia erano indirizzati al teatro per ragazzi, negli anni la cifra stilistica del gruppo si è avvicinata sempre più a una scelta drammaturgica affine al teatro classico, portando in scena numerosi adattamenti delle opere di Molière, Ibsen, Goldoni e Shakespeare e permettendo anche ad un pubblico meno avvezzo l’accesso a classici teatrali. Ma «La Gilda delle Arti» non si muove solo sul tradizionale palco: da anni organizza infatti anche visite guidate teatralizzate nei luoghi simbolo della provincia di Bergamo.
Lo spettacolo
«Il mercante di Venezia» (The Merchant of Venice) è un’opera teatrale di William Shakespeare, un’intensa tragicommedia sull’odio e sull’amore scritta probabilmente tra il 1596 e il 1598. Tratto dall’omonimo testo dell’autore, poeta e drammaturgo inglese, la versione della compagnia bergamasca è stata tradotta in forma integrale da Miriam Ghezzi, regista della produzione. «Leggendo spettacoli in traduzione si perde spesso il piglio della lingua originale. Avendo già lavorato su testi di Shakespeare e non essendo sempre stati soddisfatti dalle versioni, abbiamo scelto di occuparcene noi stessi, prestando particolare attenzione all’equilibrio tra fedeltà al testo e musicalità della lingua», spiega Ghezzi riguardo alla scelta di occuparsi lei stessa del lavoro di riadattamento all’italiano.
«Il mercante di Venezia» si sviluppa su cinque atti, della durata complessiva di due ore. Le linee narrative che si intrecciano sono almeno tre e compongono una vicenda che salta da un tema e da un luogo all’altro con grande disinvoltura, culminando e dipanandosi nel quarto e quinto atto. L’opera di Shakespeare è immortale perché con semplicità porta in scena la complessità dell’animo umano. In Shakespeare, infatti, la tragedia sfiora la commedia e la commedia non si risolve senza prima aver raggiunto il culmine della drammaticità: questa la cifra più ricorrente della sua poetica, unita alla capacità di trovare analogie tra gli opposti, alla ricercatezza delle scelte linguistiche e alla profonda consapevolezza dei meccanismi che accendono l’interesse del pubblico a teatro.
«Ogni opera dell’autore inglese rappresenta una sfida per i professionisti del palco: allettante, perché significa confrontarsi con un gigante della letteratura, e ardua, perché ci si deve barcamenare tra registri alti e bassi, risate e lacrime, e numerosi personaggi», raccontano i membri del gruppo. Ed è su quest’ultima caratteristica che «La Gilda delle Arti» si sofferma più marcatamente: «Il mercante di Venezia» è uno spettacolo di compagnia.
Shakespeare scriveva per i «Lord Chamberlain Men», attori abituati a lavorare insieme, chiamati puntualmente a interpretare personaggi di qualità, età e sesso diversissime dalle loro. Per Otello non si cercava una persona di origini africane né per Giulietta si faceva il casting per una ragazza; piuttosto si attingeva tra i membri della compagnia, ossia ragazzini e uomini (le donne non recitavano), alcuni alle prime armi del mestiere, altri con lunga esperienza di palco. In un ambiente di lavoro simile, si capisce che il perno, il segreto della riuscita dello spettacolo non stava nella verisimiglianza, ma nell’affiatamento tra attori, nella loro necessità di arrivare al cuore degli spettatori e nella qualità della vicenda narrata.
La direzione artistica e gli attori
«Da anni nutrivamo il desiderio di realizzare un’opera di Shakespeare, ma abbiamo sempre saputo che per farlo sarebbe stata necessaria una certa esperienza, oltre che un cospicuo numero di attori. Siamo interessati alla prosa classica, cercando sempre di trovare un punto di incontro anche con il gusto moderno, talvolta riadattando, pur mantenendoci fedeli al testo», chiarisce la regista Miriam Ghezzi. La direzione artistica dello spettacolo è curata da Nicola Armanni, in scena gli attori Martina Algeri, Giovanni Aresi, Sara Arnoldi, Marzia Corti, Tiziana Cortinovis, Laura Crotti, Lara D’Alessandro, Michele Fiorina, Giovanni Fiorinelli, Valeria Padilla, Daniele Tirloni, Stefano Tirloni e Andrea Valietti.
«La Gilda delle Arti» ha scelto di restituire l’autore inglese nella sua interezza, nella sua complessa semplicità e nella sua immortalità, giocando la sua carta: tredici attori e attrici si cimentano nel testo appositamente tradotto e puntano tutto sull’immediatezza del play, del godimento di un’opera il cui ritmo si può solo assecondare con il movimento della scenografia e la semplicità evocativa dei costumi. «Due sono le particolarità di questa produzione. La prima è proprio il registro, che passa dal comico all’aulico continuamente, una vera e propria sfida per gli attori in scena. La seconda è l’originale scenografia mobile creata ah hoc per risolvere la non unità di spazio», conclude Ghezzi, invitando tutti a partecipare prenotando al numero 346.0911169.