«Da Brescia a Milano si poteva andare per una strada più corta, ma io avevo voglia di vedere Bergamo, perciò presi la volta di questa città. Traversando il paese degli Arlecchini, guardavo per ogni dove se ravvisavo qualche idea di quel personaggio comico, che forma la delizia del teatro italiano». Così scriveva Goldoni nei suoi «Memoires», parlando della nostra città, ma anche della sua ricerca del legame fra il teatro e la vita stessa. Mettere in scena l’opera di Goldoni, con la sua carica innovativa, non significa infatti solo fare teatro, ma anche parlare del teatro stesso e del suo legame col mondo, come prova a raccontarci Virginio Zambelli, regista e attore dello spettacolo «Goldoni racconta, dai “Memoires” al “Teatro Comico”», che andrà in scena sabato 18 febbraio alle ore 16 al Teatro delle Grazie.
Con il progetto «Teatro R.A.S.E. Europa» («Ricerca Artistica Sull’Emotività»), da lui fondato nel 1979, Zambelli porta infatti in scena uno spettacolo che alterna la lettura drammatizzata di estratti goldoniani a una messa in scena sui generis di una pièce teatrale del grande autore, accompagnate dal liuto di Giacomo Parimbelli.
«Memoires»: Goldoni parla del teatro
La prima parte dello spettacolo vede un solo personaggio in scena, Goldoni appunto (interpretato dallo stesso Zambelli).
Attraverso la lettura espressiva di brani tratti dai suoi «Memoires», l’autore ci racconta come la sua vita stessa fosse impregnata del suo teatro, e viceversa: «parlerò della maschera, del carattere e dell’origine degli Arlecchini in un capitolo che deve essere destinato alla storia delle quattro maschere della Commedia Italiana».
«Teatro comico»: sbirciare le prove degli attori
La seconda parte ci porta invece in un teatro vuoto, dove una compagnia di comici “navigati” sta facendo le prove per portare in scena il «Teatro comico» di Goldoni. Riprendendo la tecnica del «Teatro nel teatro», sulla falsariga dei «Sei personaggi in cerca di autore» di Pirandello e della «Improvvisazione di Versailles» di Molière, la rappresentazione delle prove serve da spunto per far emergere la concezione dell’autore attraverso le parole dei personaggi, sottolineandone la carica innovativa e la precisa conoscenza dei gusti e desideri del pubblico italiano.
Il capocomico Orazio rappresenta infatti lo stesso Goldoni e lo capiamo bene quando in scena dice: «I nostri italiani vogliono molto di più dei francesi che amavano la commedia sorretta da un solo carattere. Vogliono che il carattere principale sia forte, originale e conosciuto, che quasi tutti i personaggi siano altrettanti caratteri. Vogliono la morale mescolata coi sali e colle facezie, vogliono il fine inaspettato, vogliono tante, infinite cose».
Orazio assegna infatti a ciascun attore un nome proprio, che si rifà alla commedia dell’arte italiana, portando così davanti noi sul palco Gianni l’Arlecchino, Anselmo il Brighella, Lelio il Poeta, Tonino il Pantalone e suo figlio Florindo, Rosaura che di Florindo è innamorata, Placida l’Amorosa, Vittoria l’attrice e Colombina la servetta. Gli attori parlano con il pubblico, che può fare delle domande. Lo spettatore assiste così a come si mette in scena uno spettacolo, con tutti i dubbi e le incertezze del caso.
Quando “tiri fuori” Goldoni dal cassetto
Abbiamo chiesto al regista Zambelli, che nella scuola di «Teatro R.A.S.E. Europa» insegna dizione e lettura espressiva, cosa ha guidato la scelta di portare in scena proprio questo lavoro su Goldoni. «Con i miei studenti, solitamente mettiamo in scena letture espressive basate su testi letterari e poetici, esibendoci nelle piazze in zona Bergamo e Brescia, in collaborazione con la Compagnia delle acque. Avevo pensato e scritto questo spettacolo ormai tanti anni fa, portandolo nelle piazze, ma da tanti anni giaceva quasi dimenticato. Sono stati proprio i miei allievi a spingermi a tirar fuori il copione dal cassetto e a metterci al lavoro per metterlo in scena. È stata un’occasione per divertirci tutti insieme e ritrovarci in un bel gruppo, mentre solitamente alle serate di lettura espressiva sono solo o al massimo siamo due o tre voci: in quest’occasione, abbiamo invece messo in cantiere una vera e propria compagnia teatrale. Sono davvero entusiasta del lavoro fatto e della spinta data proprio dagli allievi per la sua realizzazione!».
Una realizzazione sponsorizzata da TUaSCUOLA, ente di formazione bergamasco, che ospita nelle sue aule la scuola di teatro. La direttrice Barbara De Santis ha infatti accolto con grande entusiasmo la proposta dello spettacolo: «Come scuola facciamo da sponsor a questo spettacolo, e sono stata coinvolta anche nello spettacolo stesso perché sono una delle attrici, ovviamente con una piccola parte, e quindi sono felice di mettermi doppiamente in gioco: da una parte la sponsorizzazione e dall’altra il coinvolgimento personale». Come lei, anche il preside Marcello Zagaria ha risposto all’appello e si è unito agli allievi per recitare.
La collaborazione si è poi estesa al Centro Culturale delle Grazie, nella persona del direttore Mons. Valentino Ottolini, che ha voluto ospitare nel proprio teatro la messa in scena dell’opera. Il regista ci tiene anche a ringraziare l’amico industriale di Pelletterie 2F, che li segue da anni e che con la sua sponsorizzazione ha reso possibili questo e altri progetti.
L’invito è quindi per sabato pomeriggio, per riscoprire insieme il piacere del teatro e l’attualità di un autore classico che ha ancora tanto da dirci. Lo spettacolo, come tutti quelli della compagnia, è ad ingresso gratuito, prenotando via mail a [email protected].
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