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«Fare teatro a scuola fa bene». Pandemonium Teatro lo racconta e lo dimostra

Articolo. Negli ultimi anni, la compagnia teatrale bergamasca sta sviluppando e incrementando il suo lavoro e il suo legame con il mondo delle scuole. Molte le rassegne di spettacoli rivolti alle scuole, altrettanti i progetti di formazione in corso e i laboratori. Ce li siamo fatti raccontare direttamente dai protagonisti di Pandemonium Teatro

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«La relazione tra mondo della Scuola e mondo del Teatro è alle radici della nascita stessa del Teatro Ragazzi». Le parole di Raffaella Basezzi, presidente di Pandemonium Teatro , ci riportano indietro nel tempo. A quegli anni Sessanta, un’epoca di grandi cambiamenti, in cui il Teatro Ragazzi comincia a strutturarsi come un vero e proprio movimento, individuando nella scuola e nella famiglia i suoi interlocutori principali.

Ma facciamo un passo alla volta, per capirne di più. Nella sua stessa definizione, il Teatro Ragazzi contiene il suo destinatario: i ragazzi, appunto. Si autodefinisce in base al suo pubblico e proprio in base al suo pubblico è chiamato ad adottare una specifica progettualità artistica e pedagogica, a sperimentare e a sperimentarsi continuamente. Proprio in virtù di questa premessa, è importante – anzi, è necessario – che si stringano «alleanze tra istituzioni educative e soggetti culturali che si occupano di nuove generazioni, atte a raccogliere istanze e bisogni di bambini e ragazzi, da tradurre poi, attraverso un lavoro di co-progettazione, in proposte mirate e complementari, finalizzate a una crescita armoniosa e allo sviluppo di un pensiero».

Qualche numero

Quelle che ha condiviso Raffaella Basezzi non sono riflessioni “teoriche”: contengono e traducono una mission che Pandemonium Teatro persegue ogni giorno, concretamente. La compagnia teatrale bergamasca, operante su tutto il territorio nazionale, si impegna da sempre nella costruzione di relazioni di scambio con il mondo della Scuola, attraverso l’organizzazione di rassegne, progetti di formazione e laboratori: dal teatro-gioco ai laboratori di pedagogia teatrale, fino a quelli ispirati a spettacoli di Pandemonium.

Diamo un occhio a qualche numero: nella stagione 2023/2024, la rassegna « Teatro da vivere insieme… con la classe! » ha registrato un incremento di presenze del 30%, incontrando quasi 6 mila spettatori, con un cartellone di 50 spettacoli confermati (+35%). Parliamo di un cartellone variegato, composto da produzioni di Pandemonium Teatro e ospiti, che porta in scena diversi linguaggi teatrali e tematiche attente alla contemporaneità, senza dimenticare i classici della letteratura, spesso rielaborati in chiave moderna.

In quanto a numeri, il lavoro svolto a scuola non è da meno, come racconta Paola Bettoni, responsabile Ufficio Scuole: «oltre 90 classi, dalla scuola dell’infanzia alla secondaria di secondo grado, hanno partecipato ad un totale di 36 progetti laboratoriali, in cui bambini e ragazzi diventano protagonisti indiscussi, liberi di sperimentarsi, esprimersi e relazionarsi attraverso lo strumento del teatro». Gli spettacoli e i laboratori sono spesso programmati nell’orario di frequenza scolastica, proprio perché il teatro possa diventare una parte fondamentale (non accessoria!) del percorso formativo di ogni studente.

Progetti speciali, dalle scuole ai CPS

Fare teatro a scuola è creatività, sperimentazione, scoperta della potenza comunicativa dei propri gesti. «C’è poco da girarci attorno – ammette Flavio Panteghin i, attore e conduttore dei laboratori proposti da Pandemonium e dei progetti speciali – fare teatro a scuola fa bene. Un laboratorio teatrale ben condotto (e ben accolto dai docenti con cui l’attore collabora) ha un profondo valore educativo, sociale e artistico. Attraverso il gioco teatrale, i ragazzi sviluppano competenze collaborative essenziali; sperimentano anche una dimensione extra-ordinaria che arricchisce la loro esperienza scolastica quotidiana; hanno la possibilità di esplorare e dare voce al proprio mondo interiore in modo autentico e creativo, arricchendo la propria consapevolezza emotiva e il benessere interiore».

Facciamo qualche esempio. Lo scorso ottobre, Pandemonium Teatro ha dato il via operativo a « Onda pazza », un progetto nazionale di Teatro dei Venti, di cui Pandemonium è partner, che prende il nome dalla trasmissione radio ideata da Peppino Impastato, vittima della mafia. In rete con 14 realtà teatrali di sette regioni, Pandemonium Teatro ha partecipato all’iniziativa con due scuole della nostra provincia: le scuole secondarie di Cisano Bergamasco e Sant’Omobono Terme. «Una proposta importante – spiega Tiziano Manzini, attore e conduttore di questo e di altri laboratori – che ha trovato l’adesione dei docenti e dei ragazzi, veri artefici, con le loro parole e le loro voci, di un podcast sulla vicenda del rapimento di Cristina Mazzotti (fra i primi rapiti della ‘ndrangheta nel Nord) che rimarrà a disposizione di coloro che vorranno ascoltarlo».

«Onda Pazza» è solo uno dei tanti tasselli del lavoro della compagnia teatrale votato all’impegno civile e ai temi sociali (dal bullismo all’immigrazione, fino alle ricorrenze storiche). Pandemonium Teatro dedica grande attenzione al tema della fragilità, anche al di fuori degli istituti scolastici: un esempio virtuoso in questo senso è il laboratorio permanente che si svolge all’interno del Centro Psico Sociale (CPS) di Trescore Balneario.

«Siamo riusciti a creare uno spazio artistico preciso, un gruppo solido che ha realizzato performance teatrali sempre più complesse e strutturate – racconta Walter Maconi, attore e conduttore dei laboratori e dei progetti speciali – Quest’anno ci siamo confrontati con l’Elisir d’Amore di Donizetti, opera che ci ha permesso di divertirci e giocare, oltre che con la recitazione, anche con gli aspetti più essenziali e artigianali del teatro come la creazione di costumi e scenografie. Fare teatro nei luoghi della fragilità per noi significa sperimentare un approccio sia umanistico, cioè che tenga al centro la singola persona, che teatrale con obiettivi artistici di valore. Significa creare un gruppo affiatato, che possa lavorare in un clima sereno, di fiducia, in modo che ciascuno si senta apprezzato e legittimato a essere sé stesso. Fondamentale è il costante coordinamento con gli operatori professionisti che seguono e partecipano attivamente al percorso teatrale».

Una giornata per i docenti

La stagione di Teatro Scuola si chiuderà lunedì 13 maggio alle 17 al Teatro di Loreto, con un incontro interamente dedicato ai docenti, per confrontarsi sull’anno passato e presentare alcune proposte per il futuro, tra cui lo spettacolo «PELI. Storia dell’orso che non lo era», a cura di Walter Maconi con Gregorio Maconi e Olga Mantegazza, adatto a un pubblico da 3 a 8 anni.

«È un appuntamento a cui teniamo molto e che esprime un forte desiderio di relazione e reciprocità – sottolinea Paola Bettoni un momento anche conviviale in cui condividere quanto vissuto insieme e ciò che si sta costruendo per la prossima stagione. L’intento è confermare e consolidare una reale partnership tra operatori della Scuola e del Teatro, a servizio delle nuove generazioni e del loro benessere».

Il pomeriggio è a ingresso gratuito, con conferma di partecipazione scrivendo a [email protected] oppure chiamando il numero 035 235039.

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