«Dalla Sicilia al Trentino Alto Adige possiamo immaginare spazi immersi nella natura, fabbriche rigenerate, piccoli comuni e periferie di grandi città. Teatri tradizionali, spazi teatrali, foresterie, siti e paesaggi accomunati da un originale modello di accoglienza e cura degli artisti ospitati temporaneamente», così Laura Valli, cofondatrice della compagnia teatrale Qui e Ora insieme a Francesca Albanese e Silvia Baldini, ci introduce al policromo panorama delle residenze teatrali italiane. «Artisti nei Territori » e «Centri di Residenza» sono luoghi in cui, spiega Valli, «gli artisti non sono accolti solo dalle strutture ospitanti ma da un’intera comunità, perché ogni residenza, con le sue peculiarità, ha sentito la necessità di inventare dinamiche progettuali che valorizzassero e rendessero visibili le sperimentazioni degli artisti attraverso il coinvolgimento della collettività».
Le residenze si caratterizzano come luoghi di ricerca nati prevalentemente in territori periferici, urbani ed extraurbani. Come il nome fa intendere, sono spazi “casa” per artisti in cui approfondire la ricerca creativa. L’intesa di governo, fino ad oggi, ne definisce due distinte tipologie: «Artisti nei territori », ovvero spazi dove professionisti del teatro e dello spettacolo dal vivo integrano la propria attività svolta nella comunità territoriale con un’attività di residenza; e i «Centri di residenza» in cui un gruppo di professionisti collabora per realizzare progetti coinvolgendo artisti esterni allo spazio. In entrambi i casi, va da sé, l’attività principale è l’ospitalità in residenza.
Poli fondamentali di ricerca, creazione e sperimentazione coordinati da operatori culturali, le «Residenze artistiche italiane» non sono solo luoghi fisici, ma veri e propri incubatori di connessione tra artisti e comunità dove il processo creativo diventa un’esperienza collettiva. Questo scambio non avvicina solo le persone all’arte, ma costruisce anche un nuovo modello di partecipazione, in cui il pubblico non si limita a osservare, ma si riconosce un ruolo che è parte integrante della creazione scenica. Le «residenze teatrali italiane» sono centri culturali essenziali per il territorio in cui sono inserite, intrecciano relazioni e diventano punti di riferimento per il tessuto sociale e culturale circostante. Da un lato, aprono il mondo delle arti performative a comunità in aree meno servite dai circuiti culturali principali; dall’altro, forniscono supporto alla produzione indipendente, prestando particolare attenzione ad artisti emergenti.
Qui e Ora è una compagnia di produzione, nata nel 2007 con il progetto «Etre – Esperienze Teatrali di Residenza» promosso da Fondazione Cariplo, che opera in ambito nazionale e internazionale con produzione di spettacoli, organizzazione di rassegne e festival, curatela di laboratori e progetti. Nella provincia di Bergamo, in collaborazione con il Comune di Verdello, la compagnia cura da anni il proprio progetto di ospitalità in residenza sostenuto da Regione Lombardia, Fondazione Cariplo e Ministero della Cultura, portando il territorio e la cittadinanza al centro della sperimentazione e della creazione di prodotti culturali. Gli incontri tra compagnia, artisti ospiti, enti e pubblico si concretizzano attraverso laboratori teorico – pratici, azioni realizzate dagli artisti in residenza con le persone del territorio, sessioni di lavoro fra artisti, giovani e abitanti, prove aperte del progetto delle compagini ospitate e cene di accoglienza degli artisti con la comunità.
Negli anni precedenti sono state molte le compagnie di rilevanza nazionale che hanno trovato residenza negli spazi curati da Qui e Ora. Per l’anno 2024 il progetto «Artisti nei Territori» vede l’attraversamento di quattro formazioni: Interno 5 e Antonello Tudisco con il progetto «Morchie», Sanpapiè con il progetto «Kyriarock», Daniele Turconi con il progetto «Ghost track» e Cie Les 3 Plumes, Marco Augusto Chenevier e Alessia Pinto con il progetto «Sinfonie democratiche. the___i love».
«Quest’anno abbiamo dato ampio spazio a progetti che fanno riferimento al linguaggio fisico, proposta che riteniamo interessante portare sul territorio. Il tema del contemporaneo e la drammaturgia autografa sono centrali. Grande attenzione ancora è rivolta alla sperimentazione dei linguaggi, alla dimensione multidisciplinare e alla costruzione di processi di apertura e rapporto degli artisti in residenza con il territorio. Caratteristiche che possono produrre arricchimento e fermento culturale per gli artisti e per il territorio stesso e che rispondono alla poetica e al lavoro culturale di “Qui e Ora”», spiega la compagnia.
La funzione di incubatore e catalizzatore dei progetti in residenza permette di coinvolgere anche un pubblico lontano dalle produzioni convenzionali, proponendo nuove forme di incontro e di espressione che rivitalizzano il territorio e stimolano il rinnovamento culturale. «Noi di “Qui e Ora” abbiamo un pubblico affezionato, che non solo segue i nostri spettacoli nei vari luoghi della provincia, ma che ha sviluppato una dimestichezza al confronto con gli artisti ospiti», spiega Valli.
Le «Residenze artistiche italiane» sono nate grazie a un quadro normativo istituito dal Fondo Unico dello Spettacolo (FUS) nel 2014, oggi Fondo Nazionale dello Spettacolo dal Vivo (FNSV). Questo contesto normativo ha riconosciuto le residenze non solo come spazi per lo sviluppo di progetti artistici, ma anche come luoghi di dialogo e scambio tra artisti e curatori, promuovendo una sinergia tra differenze territoriali e linee guida unificate. «La funzione delle residenze è di sostenere la creazione artistica senza l’immediata pressione della produzione», precisa Laura Valli. «L’obiettivo è che gli artisti ospiti abbiano la liberta di lavorare in un ambiente che li tutela senza obblighi. Come realtà ospitante lasciamo loro decidere se mostrare al pubblico una parte del lavoro di creazione, o meno».
Questa apertura alla pluralità di espressioni e pratiche artistiche rende le Residenze un fenomeno unico anche in Europa, capace di proporre un nuovo paradigma di relazioni istituzionali tra centro e territori, valorizzando la creatività come risorsa dinamica per l’intero sistema dello spettacolo. Ponendosi come spazi di ricerca e sperimentazione dove la progettualità può maturare e contribuire al rinnovamento del settore, rappresentano un modello di innovazione, integrandosi con il tessuto sociale e culturale dei territori che le ospitano.
«Le Residenze sono spazi di opportunità: per gli artisti, per i territori, per i pubblici, per la comunità artistica, e potrebbero esserlo per lo spettacolo nazionale», racconta Valli, ponendo l’accento sul grande tema che riguarda il mondo teatrale, ovvero come costruire ponti tra una dimensione creativa emergente ma invisibile e le altre realtà dello spettacolo, connettendo di conseguenza anche la dimensione di distribuzione e circuitazione. «Non appiattire ma accogliere la complessità, pensare ogni percorso di collaborazione come unico, da accompagnare con cura verso il suo compimento. Ogni progetto artistico è unico e deve trovare il posto giusto e il suo giusto posto. Difficile ma possibile. Perlomeno vorremmo fosse l’attitudine per costruire i modi e le regole».
Le «Residenze artistiche italiane» sono una preziosa risorsa e un bene comune che tutela e arricchisce ogni parte coinvolta: per questo è necessario che vengano a loro volta tutelate e rese più funzionali e centrali nel meccanismo di relazione tra le realtà culturali e lo spettacolo nazionale.