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«Cantiere Teatro»: il progetto del Donizetti che avvicina i giovani al palcoscenico e alla riflessione culturale

Articolo. Fondazione Teatro Donizetti lancia «Cantiere Teatro», un progetto formativo per studenti delle scuole superiori legato alle stagioni «Prosa» e «Altri Percorsi» 2024-2025. Tra le proposte: «L’avaro» di Molière sul consumismo, «Anfitrione» di Plauto sull’identità e «La coscienza di Zeno» di Svevo sul senso critico.

Lettura 5 min.
L’avaro (Federico Pitto)

Fondazione Teatro Donizetti conferma il suo impegno verso le giovani generazioni attraverso «Cantiere Teatro», tre progetti formativi pensati per gli studenti delle scuole superiori legati alle stagioni «Prosa» e «Altri Percorsi» 2024-2025, ormai ai blocchi di partenza.

Un approccio formativo che accompagna gli studenti delle scuole superiori alla scoperta del teatro, non solo come spettatori, ma come protagonisti di una riflessione culturale e civile. L’idea alla base di «Cantiere Teatro» mette il Teatro Donizetti al servizio della formazione, fornendo strumenti per comprendere le opere, analizzarle e rileggerle in chiave contemporanea. Attraverso spettacoli in cartellone che spaziano dai grandi classici a lavori più attuali, il progetto invita i giovani a un confronto diretto con temi universali e questioni di forte rilevanza civile.

L’obiettivo è duplice: in primo luogo avvicinare gli studenti al teatro come linguaggio espressivo capace di parlare del presente, ma anche stimolare il loro senso critico, aiutandoli a trovare nello spettacolo una lente attraverso cui leggere il mondo. Così, i tre progetti formativi di «Cantiere Teatro» pensati per le scuole superiori sono sostanzialmente un laboratorio di pensiero, dove il dialogo tra tradizione e innovazione si traduce in una nuova consapevolezza culturale.

Arpagone: buono o cattivo maestro?

Il progetto di formazione incentrato sulla messinscena de «L’avaro» di Molière (al Teatro Donizetti dall’8 al 16 febbraio 2025) e curato da Sara Pagani, si propone di indagare la figura complessa di Arpagone. Interpretato da Ugo Dighero, il personaggio viene presentato in una chiave contemporanea che contrappone il suo spirito parsimonioso al consumismo sfrenato delle nuove generazioni. «Il tema centrale è il conflitto generazionale, non solo tra genitori e figli, ma anche tra diverse visioni del rapporto con il denaro. Arpagone, ne L’Avaro di Molière, è sempre stato il classico personaggio negativo, l’avaro per eccellenza. In questa versione, però, lo vediamo sotto una luce diversa, più positiva. Non è più il simbolo dell’avidità, ma si contrappone al consumismo dei giovani, che sono più inclini a sperperare il patrimonio del padre, a voler vivere alla moda e a cercare l’apparenza, l’estetica del momento», racconta Sara Pagani. Che prosegue: «Questa sua caratteristica, che inizialmente potrebbe sembrare anacronistica, è in realtà molto moderna. Oggi, per i giovani, temi come il riutilizzo, il riciclo e l’ecologia sono molto sentiti».

Sotto la regia di Luigi Saravo, il classico di Molière diventa un’occasione per interrogarsi sul rapporto tra accumulo e spreco rapporto tra accumulo e spreco, vecchio e nuovo, ecologia e consumismo. Arpagone, con i suoi presunti difetti, può davvero essere considerato un modello in un’epoca di crisi ambientale? Gli incontri preparatori guideranno i ragazzi a esplorare queste domande.

Fra ribellione e fuga: Anfitrione e il gioco del doppio

Il progetto formativo curato da Erica Nava, già allieva di Progetto Young, si concentra sullo spettacolo «Anfitrione» di Plauto, portato in scena dal Teatro Kismet (al Sociale il 27 marzo e nella replica mattutina del 28 marzo). Attraverso incontri tematici, gli studenti saranno invitati a riflettere sulla costruzione dell’identità in un mondo attraversato da contraddizioni sempre più estreme. «Il progetto parte da una riflessione interessante: la differenza tra ridere con qualcuno e ridere di qualcuno. Voglio esplorare con i ragazzi quando qualcosa diventa comico e quando invece è ridicolo. Anfitrione è una commedia, e Plauto, oltre a scrivere tragedie, lavorava proprio sul senso della risata, che non era solo intrattenimento per il pubblico, ma aveva una funzione più complessa», spiega Erica Nava.

L’opera classica si presta a interrogativi contemporanei: come si può costruire un’identità in una società frammentata? Come affrontare il paradosso di voler cambiare il mondo senza riuscire a superare i propri limiti? Plauto, con il suo gioco del doppio e le sue riflessioni sull’identità, offre una lente potente per esplorare questi temi, mentre l’approccio del Teatro Kismet stimola a costruire ponti tra le differenze, andando oltre le apparenze e i formalismi. «Quando andranno a teatro a vedere Anfitrione, vorrei che si rendessero conto di quanto quella storia, vecchia di 2000 anni, parli ancora a loro. Plauto costruisce una comicità che ha una svolta morale, persino etica», racconta Nava. L’obiettivo del percorso è accompagnare gli studenti all’immedesimazione, riconoscere che «Anfitrione» racconta di situazioni in cui tutti possono ritrovarsi.

Viaggio intorno a «La coscienza di Zeno»

Il romanzo di Italo Svevo, portato in scena da Alessandro Haber (al Teatro Donizetti dal 25 gennaio al 2 febbraio), è il cuore di un percorso educativo curato da Marco Pacati e Lucia Limonta, con la partecipazione del regista Paolo Valerio. Gli incontri proporranno agli studenti una riflessione interattiva sui grandi temi del testo: il caso nelle relazioni affettive, il ruolo dell’inetto, le dipendenze, la relazione padre-figlio e l’apocalisse come possibile rinascita. «Quello su cui andremo a lavorare con le ragazze e i ragazzi delle scuole è il concetto di responsabilità che ci viene richiesto oggi. Viviamo in un mondo frenetico e caotico, e riflettere sul senso delle scelte che facciamo – quelle che incidono sulla nostra vita e sul mondo che ci circonda – è importante. L’obiettivo è portare a sganciarsi dall’idea che le scelte possano essere sbagliate, perché è proprio dagli errori che impariamo, è grazie agli sbagli che tracciamo un percorso più consapevole», spiega Lucia Limonta.

L’obiettivo è stimolare un dialogo tra la drammaturgia sveviana e le esperienze personali degli studenti, utilizzando un linguaggio vicino alla loro cultura. «Il romanzo di Svevo insegna come la vita non possa essere giudicata come buona o cattiva, ma vada accolta per quello che è. Solo accettandola senza inganni è possibile davvero cambiarla, e per farlo, è necessario prenderne pienamente la responsabilità e fare scelte consapevoli», specifica Limonta. Gli interventi del regista Paolo Valerio, offriranno una prospettiva più tecnica e artistica, introducendo gli studenti all’interpretazione scenica del romanzo.

La stagione: «Prosa»

Dal 7 al 15 dicembre 2024, Massimo Popolizio inaugurerà la stagione nelle vesti di regista con «I Ragazzi irresistibili» di Neil Simon. Umberto Orsini e Franco Branciaroli interpretano due anziani attori di varietà, costretti a confrontarsi con incomprensioni mai risolte, in un racconto che mescola comicità brillante e profondità emotiva. «La coscienza di Zeno», tratto dal romanzo di Italo Svevo, sarà in scena dal 25 gennaio al 2 febbraio 2025 con la regia di Paolo Valerio e Alessandro Haber nel ruolo del protagonista. Seguirà, dall’8 al 16 febbraio, «L’avaro» di Molière, con Ugo Dighero in un’interpretazione che unisce ironia e rigore, e restituisce una lettura contemporanea del classico.

Dal 22 febbraio al 2 marzo, Silvio Orlando porterà a Bergamo «Ciarlatani», un’intensa storia scritta e diretta dallo spagnolo Pablo Rémon, in cui i personaggi si muovono tra cinema e teatro, attraversando emozioni universali. L’8 marzo sarà il turno di Fausto Russo Alesi con «L’arte della commedia», il testo più pirandelliano di Eduardo De Filippo, che esplora i confini tra realtà e finzione con una messa in scena corale. Lo sguardo internazionale si amplia con «Edificio 3» dell’argentino Claudio Tolcachir, in scena dal 5 al 13 aprile. La commedia, ambientata in un ufficio claustrofobico, intreccia le vite di cinque personaggi con una trama che alterna momenti di commozione e comicità grottesca.

La stagione si concluderà dal 10 al 18 maggio con «Titizè. A Venetian dream» della Compagnia Finzi Pasca, sotto la guida di Daniele Finzi Pasca, amato dal pubblico bergamasco per il suo teatro-circo. Le musiche di Maria Bonzanigo, le scenografie di Hugo Gargiulo e i costumi di Giovanna Buzzi promettono una serata di pura magia.

La stagione: «Altri percorsi»

La rassegna torna al Teatro Sociale di Città Alta con un programma che mette al centro la ricerca teatrale e i giovani interpreti, esplorando temi attuali e universali attraverso linguaggi espressivi innovativi. Ad aprire, giovedì 19 dicembre 2024, sarà «Re Lear è morto a Mosca», diretto dall’argentino César Brie. Otto giovani attori narrano la storia del Goset, il teatro ebraico moscovita distrutto dalla repressione stalinista, in un viaggio fra memoria e riflessione civile. A chiudere la stagione, giovedì 3 aprile 2025 (con matinée il 4), sarà «The Trials» di Dawn King, messo in scena da Veronica Cruciani. Dodici allievi della Scuola Filodrammatici portano sul palco un futuro prossimo in cui adolescenti giudicano gli adulti per crimini contro la sostenibilità, in un confronto intergenerazionale di grande attualità.

Giovedì 16 gennaio, «Nell’occhio del labirinto. Apologia di Enzo Tortora» di Chicco Dossinel esplora il tema della giustizia. L’intensa interpretazione di Simone Tudda porta in scena la controversa vicenda del celebre conduttore televisivo. La compagnia Menoventi debutta nella rassegna il 6 febbraio con «Odradek», una fiaba contemporanea che unisce Franz Kafka e Günther Anders, affrontando l’ossessione consumistica e il senso di alienazione.

Il 20 febbraio, il Teatro La Ribalta ritorna con «Lo specchio della regina», diretto da Antonio Viganò, lo spettacolo celebra la bellezza insita nella diversità di ciascuno. Il teatro classico trova spazio con «Anfitrione» di Plauto, diretto da Teresa Ludovico, in scena il 27 marzo (con matinée il 28). Ambientato in un contesto malavitoso, lo spettacolo esplora il tema del doppio con sei attori e un musicista, tra luci e ombre, umano e divino. Infine, il 6 marzo al Teatro Donizetti, Pippo Delbono propone «Amore», un viaggio tra danza, musica e visioni oniriche ispirate al fado, che invita il pubblico a lasciarsi trasportare dalla bellezza dei sentimenti.

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