Affrontare le tematiche legate al cambiamento climatico genera, in alcuni adulti, quel sentimento definito «eco-ansia», ovvero una paura cronica del destino ambientale legata ad una sensazione che le basi ecologiche dell’esistenza siano prossime al disfacimento. L’ansia ecologica non è una diagnosi clinica, ma una definizione largamente utilizzata per descrivere le emozioni negative associate alla percezione dei cambiamenti climatici. Nel 2017, l’American Psychological Association (APA) ha aperto le riflessioni su questo neo-fenomeno diffuso.
A soffrirne, oltre a chi risiede nei territori geograficamente più sottoposti all’impatto, sono principalmente le persone più giovani. È perciò necessario trovare nuovi linguaggi che siano capaci di approcciarsi alle nuovissime generazioni sugli effetti del cambiamento climatico in modo educativo e responsabile, aiutandoli a trovare informazioni accurate, per indurre più chiarezza e meno paura.
La compagnia Zelda Teatro, diretta da Filippo Tognazzo, nasce dalla collaborazione di un gruppo di professionisti che hanno voluto condividere la propria esperienza per la realizzazione di proposte culturali dinamiche, improntate su temi che vanno dal sociale e all’impegno civile. Dello spettacolo «Nina delle Stelle – Puoi salvare il mio pianeta?» con Anna Valerio, ce ne parla il regista Tognazzo: «L’idea mi è arrivata da un documento ufficiale delle Nazioni Unite, Agenda 2030, tuttavia non volevamo creare uno spettacolo basato sulla paura, ma sulla speranza».
L’ Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile è un programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità sottoscritto nel settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’ONU. «Il programma ha un approccio estremamente integrato nel quale l’aspetto ambientale va di pari passo con quello dei diritti verso le minoranze. Mi sono chiesto come raccontare questa agenda alle mie figlie attraverso una storia. Da lì è nato lo spettacolo, in maniera anche grammaticale, con una scenografia composta esclusivamente da oggetti casalinghi», racconta Tognazzo. L’Agenda 2030 ingloba 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile – Sustainable Development Goals, SDGs – in un grande programma d’azione per un totale di 169 target o traguardi. L’avvio ufficiale degli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile ha coinciso con l’inizio del 2016, guidando il mondo sulla strada da percorrere nell’arco dei prossimi 15 anni: i Paesi si sono impegnati a raggiungerli entro il 2030.
«Nina delle Stelle – Puoi salvare il mio pianeta?» è una delicata favola moderna sul legame indissolubile fra uomo, natura, istruzione e diritti: «Nina e Bibi sono due migranti che vivono su un pianeta simile al nostro, distrutto da personaggi cattivi. L’incontro dell’attrice con queste due aliene è la realizzazione di un punto di vista: da qualsiasi prospettiva si guardi, le une sono aliene per le altre», spiega il regista.
Il pianeta di Nina e Bibi, un tempo verde, lussureggiante e pieno di vita, è ormai ridotto a poco più di un desolato deserto. La vorace Ponzia Panza, il folle inventore Tullio Sballio e l’ignorante Savio Sola hanno sterminato gli animali e le piante, distruggendo perfino le scuole. Per questo Nina si è messa in viaggio, alla ricerca di un pianeta bello quanto il suo, dove raccogliere, piante, animali e altre meraviglie per provare a ricostruirlo e ripopolarlo. Ai bambini presenti il compito di aiutare Nina nel suo intento.
Nello specifico, Nina e Bibi sono due migranti ambientali. Secondo il report Global Trends dell’UNHCR , nel 2020, 82,4 milioni di persone (di cui il 42% sono minori) sono state costrette a migrare e di questi 30 milioni a causa di danni ambientali. Nina e Bibi hanno visto divorare tutti gli animali e tutte le piante da Ponzia Panza, il loro ambiente inquinato e distrutto dalle fabbriche e dagli esperimenti di Tullio Sballio e infine hanno dovuto subire la violenza di Savio Sola che odia le donne.
Gli Obiettivi per lo Sviluppo presenti nell’agenda, danno seguito ai risultati degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio (Millennium Development Goals) che li hanno preceduti, e rappresentano obiettivi comuni su un insieme di questioni trasversali: la lotta alla povertà, l’eliminazione della fame e il contrasto al cambiamento climatico, per citarne solo alcuni.
Così Zelda Teatro ci racconta di Nina e Bibi che amano andare a scuola, per ricordare ai bambini le persone che non hanno accesso a un’istruzione adeguata e perciò non possono migliorare le loro condizioni di vita. E l’importanza di un’istruzione inclusiva, fruibile per tutti indipendentemente dal genere e dalla disponibilità economica con una attenzione particolare ai più vulnerabili.
Il personaggio di Savio Sola, il quale dice che le ragazze non devono andare a scuola, serve a rappresentare i numerosi contesti in cui bambine, ragazze e donne sono ancora discriminate, con meno diritti degli uomini, trasmettendo ai più piccoli l’importanza del difendere le stesse opportunità. Lo spettacolo di Zelda Teatro parla ai bambini anche del diritto alla casa e della garanzia dei servizi di base (acqua potabile, riscaldamento e sistema fognario), senza dimenticare l’impegno necessario alla creazione di città sostenibili e a inquinamento ridotto. Anche Nina e Bibi avevano una bella casa, ma Tullio Sballio gliel’ha distrutta.
Ponzia Panza, che invece ha divorato tutto, piante e animali, aiuta i piccoli nel pubblico a comprendere l’earth overshoot day (giorno del superamento terrestre) nato dallo studio della misura del gap tra domanda di risorse ecologiche e servizi, rispetto a quanto il pianeta possa mettere a disposizione e che la stessa Terra potrebbe rigenerare nell’arco di 365 giorni.
Il messaggio che la compagnia vuole condividere con i bambini è di speranza, un invito a proteggere, ripristinare e promuovere l’uso sostenibile degli ecosistemi terrestri, gestire in modo sostenibile le foreste, contrastare la desertificazione, arrestare e invertire il degrado dei suoli e fermare la perdita di biodiversità.
«Ci teniamo a parlare con il pubblico, con i bambini. L’interazione permette di rompere le barriere del dialogo. Anche l’animazione viene fatta a vista, la persona che manipola gli oggetti si dichiara apertamente, così i bambini non vedranno un tentativo mimetico di nascondere, stabilendo un rapporto chiaro tra le due parti. Questo porta il bambino a sganciarsi da un meccanismo di finzione e obbligarlo a fare uno sforzo cognitivo di completamento della frase. Tutti giochiamo allo stesso gioco, in una sorta di compartecipazione teatrale», specifica il regista filippo Tognazzo in merito al lavoro. E conclude: «Questo spettacolo non è divulgativo, ma emotivo e evocativo».
In definitiva, Nina e Bibi amavano la pace, ma Savio, Tullio e Ponza hanno scatenato l’ennesima guerra. Difendere la pace significa difendere anche il pianeta.