«A lmost blue» è il titolo di un pezzo composto nel 1981 da Elvis Costello & The Attractions, che Costello scrisse con l’idea di fare un pezzo pop con atmosfere jazz, ispirato da un’esecuzione di «The thrill is gone» realizzata da Chet Baker. Tra le tante cover fatte negli anni successivi, fu proprio una reinterpretazione di Chet Baker a rendere celebre «Almost blue». Il trombettista lo eseguì durante una tournée a Tokio, in una versione da sette minuti, nel 1987, l’anno prima di morire. La sua performance è passata alla storia.
Chet Baker è anche uno dei personaggi la cui voce sarà portata in scena nello spettacolo che riprende il titolo «Almost Blue», ideato e scritto dall’insegnante e divulgatore teatrale e musicale Enrico Duranti. Accanto a Chet Baker, altri quattro personaggi le cui vite spaziano dal ‘600 al tardo ‘900, con luoghi, storie e vicende estremamente diversificate tra loro. Ad accomunarli, un legame tra vecchio e nuovo mondo e, in particolare, tra due città: Amsterdam e New York. Duranti ci racconta come un’ispirazione del 2016 è evoluta per sei anni in quello che è diventato uno spettacolo di teatro di narrazione, che ha debuttato il 1° giugno scorso e che sarà in scena alla Chiesa di San Bernardino a Caravaggio il 19 giugno prossimo, nell’ambito della rassegna «Il castello armonico». Il tutto è nato dall’esperienza di due viaggi, che, come spesso accade, possono accendere infinite ispirazioni.
«Tra il 2014 e il 2015 sono stato a New York e Amsterdam», racconta Duranti. «Ho iniziato così a indagare sul rapporto tra le due città, facendo ricerche e studi approfonditi. Mi è venuta l’idea di ideare uno spettacolo di narrazione che raccontasse la nascita e la crescita di New York dal punto di vista di cinque personaggi». Cinque personaggi celebri e meno celebri, che in qualche modo hanno percorso gli spazi di un Mondo nuovo, hanno attraversato e tracciato rotte tra Europa e America e i cui passi hanno creato dei collegamenti, a volte inaspettati.
Si parte da una figura decisamente emblematica, che ha lasciato un’impronta fondamentale in quella che sarebbe diventata secoli più tardi la Grande Mela: «La prima voce che viene evocata è quella di Harry Hudson, il primo colono a mettere piede a Manhattan, nel ‘600», spiega Duranti. «La seconda è una figura storica settecentesca, una schiava afro-americana di nome Pegg Morehouse: ho scelto lei perché ha voluto fuggire da New York, e per me rappresenta le persone e gli intenti di chi ha compiuto questo viaggio al contrario, alla ricerca di qualcosa che era consuetudine trovare nel Nuovo Mondo».
Immaginando un percorso di ampio respiro a livello cronologico, Duranti ha poi individuato un personaggio vissuto nell’800: «Lorenzo da Ponte, il librettista di Mozart, arrivò dall’Europa e a New York fondò una scuola di opera italiana. Le ultime due voci in scena, poi, rappresentano il ‘900: Federico García Lorca, vissuto a New York negli anni della crisi del ’29, e Chet Baker, per la seconda parte del secolo, il personaggio che chiude il cerchio: morto ad Amsterdam nel 1988, ha simbolicamente riportato il jazz in Europa». Cinque figure di estrazione, origine e storie eterogenee, a garantire una vivacità e una varietà estrema di punti di vista della narrazione, affidata alla voce dell’attore Tiziano Ferrari.
«Nel mettere insieme queste cinque persone, l’idea fondamentale per me era raccontare New York attraverso i loro occhi: ciò che è diventata la città col passare del tempo», aggiunge Duranti. «A farmi accostare New York ad Amsterdam, poi, è stato il fatto che, nonostante siano molto diverse, abbiano varie affinità. Questo mi ha colpito molto. Per me questo rapporto è diventato un simbolo del legame tra il vecchio e il nuovo mondo».
Sin dall’inizio l’autore ha avuto le idee ben chiare su quello che sarebbe diventato «Almost Blue»: un viaggio tra due continenti, narrato dalla voce di un attore e accompagnato da musica dal vivo. A poco a poco si sono aggiunti gli artisti e collaboratori coinvolti nel progetto: «Ho pensato di chiedere a Riccardo Mallus, che avevo visto all’opera a Milano, di curarne la regia. Per quanto riguarda i musicisti, inizialmente avevo in mente altri nomi, ma alla fine abbiamo coinvolto una sassofonista e cantante, Chiara Lucchini, e un pianista, Matteo Corio, con cui collaboro da tempo». Duranti, infatti, è l’ideatore di «Educational», un progetto di spettacoli musicali con finalità educative, con cui porta nelle scuole e tra i ragazzi la cultura musicale, principalmente nelle scuole primarie. «Quella di “Almost Blue” è una squadra che lavora con grande affinità, si è creata da subito un’ottima sinergia. A completare “l’equipaggio” sono stati coinvolti Marco Cortinovis, per l’adattamento musicale, Barbara Ciriello alla scenografia e Simone Moretti, che ha curato l’aspetto tecnico», commenta ancora.
«Almost Blue» ha avuto finora un lungo percorso: dopo le prime idee del 2016, il suo autore ha seguito corsi di drammaturgia alla Paolo Grassi e al «Borgo Teatrale» di Milano e il testo è cresciuto con lui, fino alla sua realizzazione. Un percorso che è destinato a proseguire: Duranti conta di portarlo nelle biblioteche ma soprattutto nelle scuole superiori, per far scoprire ai ragazzi queste storie straordinarie. Il suo stesso autore, dopo un viaggio così approfondito e variegato nella storia della creazione del nuovo mondo attraverso lo sguardo di chi è partito e tornato, vede New York con occhi diversi.
«In qualche modo ho rielaborato quello che nel 2014 di New York mi aveva affascinato e spaventato al tempo stesso», racconta. «In una città così si è un numero nella moltitudine, c’è una tale vastità di proposte che ci si può perdere. In un certo senso, se sai quello che cerchi è un luogo magnifico che ti apre molte porte; ma altrimenti il rischio è di essere inghiottito».
Senza dubbio, imparare a conoscere un luogo segnato da speranze, disillusioni, successi e fallimenti di figure che lo hanno attraversato nel corso della sua storia permette di leggerlo e viverlo con una profonda complessità. Ma anche di scoprire vissuti strabilianti: «Tra i personaggi che ho fatto parlare, quello che sicuramente mi ha affascinato di più è stato Lorenzo da Ponte, che oggi potrebbe essere il protagonista di una serie televisiva», commenta ancora Duranti. «Mi hanno colpito molto le peripezie della sua vita: arrivò da Vittorio Veneto come sacerdote, si ritrovò a Vienna nei panni di poeta imperiale, fuggì prima a Londra, poi a New York, dove diventò commerciante, poi libraio, poi docente universitario. Infine, a 76 anni, fondò un’opera italiana a New York».
Una voce che diventa un filo intrecciato ad altri fili, alcuni intessuti di malinconia e sofferenza – García Lorca, Chet Baker – altri di determinazione e coraggio, come possono essere i racconti di Hudson o della schiava Pegg. Quello che si legge e ascolta è un coro di voci che rappresentano molteplici storie, quelle di altrettante persone che hanno vissuto e sognato in bilico tra due continenti.