Situata in località Agro di Almenno San Bartolomeo, nelle cui vicinanze anticamente passava il tracciato della via militare della Rezia, la Rotonda di San Tomè è un luogo unico e particolarmente caro ai bergamaschi, un edificio ecclesiale a pianta circolare in stile romanico risalente alla prima metà del XII secolo, dedicato a san Tommaso. A voler essere precisi, non esiste una data storica in merito alla sua edificazione, ma si presume che la chiesa sia stata costruita sui resti di un antico tempio romano. Il territorio su cui sorge faceva, infatti, parte di un comprensorio abitato già in epoca precristiana, denominato Lemine (ne parlammo qui qualche tempo fa).
Partendo dalla Corte attinente alla chiesa, «Alberi in cammino» (spettacolo itinerante a ingresso gratuito), si snoderà attraverso diversi punti all’interno del bosco dell’Agro di Almenno. Una vera immersione nella natura, per cui al pubblico viaggiatore è consigliato un abbigliamento adatto. I camminatori saranno guidati dai suoni e dalle parole che faranno da eco alla voce del bosco, mentre le note del violoncello condurranno al cospetto degli alberi. Lo spettacolo di Gabriele Parrillo mette insieme una serie di testi suggestivi di grandi autori e autrici come Shakespeare, Tasso, Hesse, Gualtieri, Caproni, Keats. In un intreccio di parole, note e passi di danza che porteranno a un respiro comune, dove i partecipanti si troveranno protagonisti. Al termine dello spettacolo, alle 18.30 circa, la convivialità continuerà con la possibilità di partecipare all’«Aperitivo in Corte», con prenotazione obbligatoria entro venerdì 7 ottobre.
Gabriele Parrillo, attore e regista romano, è nato a Roma nel 1967, si è Diplomato all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio d’Amico nell’88 e durante la lunga carriera professionale ha collaborato con moltissimi maestri della scena teatrale italiana. Insegnante Linklater per liberare la voce naturale, trasferitosi in Appenino, ha dato vita ad un teatro che lui stesso definisce «in cammino e a cielo aperto». «Alberi in cammino» è il suo nuovo progetto, presentato al «Festival della Lentezza» nell’estate 2021.
CD: Da dove sei partito per arrivare alla realizzazione di questo lavoro?
GP: Il progetto, sviluppato durante il periodo pandemico, che chiamo «teatro in cammino e a cielo aperto», nasce in realtà molto tempo prima, dalla mia scelta di allontanarmi da Roma, luogo dove sono cresciuto e ho iniziato a lavorare, per arrivare sulle colline dell’Appennino. Mi sono interrogato su cosa avrei potuto fare qui, utilizzando soltanto la mia arte, così ho avuto l’idea di andare nei luoghi e coglierne il significato profondo, mettendomi in relazione con ciò che mi circonda.
CD: Un vero e proprio abbattimento della “quarta parete”, quel muro immaginario che divide gli artisti dal pubblico: era questo il tuo proposito iniziale?
GP: Portare il Teatro fuori dal suo edificio, luogo in cui lavoro appassionatamente da trentacinque anni, significa cercare e ritrovarne l’essenza di ciò che è per me: la relazione, la presenza, un’esperienza ogni volta irripetibile, che tocca chi vi partecipa e resta nella memoria come un atto realmente condiviso. La relazione crea un’estetica a seconda del territorio in cui il cammino si sviluppa. Essere sotto la stessa luce e nello stesso luogo obbliga l’attore alla presenza e al dialogo.
CD: E i testi, come li hai selezionati?
GP: Abbandonandomi alla lettura poetica, scientifica, letteraria, lasciando man mano che la collana dei testi prescelti trovasse il suo verde scenario ideale. Il mito di Orfeo e Euridice, nei bellissimi versi del Seicento di Giovambattista Marino, metafora di quell’ascolto necessario per avvicinarsi alla natura, e dell’ascolto che essa dà ai nostri tormenti; il mito di Filèmone e Bauci per celebrare la Natura solidale e il suo mistero, i versi della poetessa Mariangela Gualtieri che costituiscono delle vere e proprie indicazioni di regia su come vivere questo cammino dedicato agli alberi Madre.
CD: Gli alberi e la natura sono quindi i veri protagonisti?
GP: Camminare verso quelli che la botanica ecologista Suzanne Simard nel suo ultimo libro «Finding The Mother Tree» chiama alberi Madre – alberi secolari che, attraverso una fitta rete, sostengono la foresta e la aiutano a crescere – per rinverdire la consapevolezza che vogliamo cambiare, che siamo pronti a farci ispirare da questo ritratto della natura solidale. Incontrando e festeggiando gli alberi madre ci avviciniamo alla madre terra nei suoi luoghi preziosi, selvaggi e mozzafiato, con il desiderio di riscoprire il nostro femminile, danzare e cantare, guidati dalla poesia (il libro di Simard uscirà in italiano l’8 novembre, titolo «L’ albero madre. Alla scoperta del respiro e dell’intelligenza della foresta», ndr).
CD: In questo viaggio non sei solo, chi ti accompagna oggi e chi ti ha accompagnato nelle precedenti edizioni?
GP: Mauto Vizioli, l’artista dal cuore immenso e dall’arte finissima, che nella prima edizione ci aveva fatto entrare nello spirito del bosco con le maschere da lui stesso scolpite, oggi non è più fisicamente con noi. La sua improvvisa scomparsa ci ha lasciato sgomenti, poi abbiamo proseguito a tentoni e infine pian piano abbiamo iniziato a scoprire dove la sua assenza ci poteva condurre. Le due artiste straordinarie che mi accompagnano hanno entrambe origini native americane e portano con loro il tesoro prezioso di un legame ancestrale con la pachamama, la madre terra: Daniela Savoldi, compositrice e violoncellista bresciana con il cuore brasiliano, e Cora Steinsleger, coreografa e danzatrice trentina di origini messicane, allieva del pedagogo Cluadio Naranjo che ci coinvolgerà con la sua «danza sensibile».
CD: San Tomé è un luogo ricco di significato per gli abitanti di Bergamo, qual è la relazione con i territori in cui si svolge lo spettacolo?
GP: Il progetto è inizialmente nato con il sostegno della regione Emilia-Romagna, attorno ai suoi alberi monumentali si sono articolate le prime edizioni. Ho colto l’invito di Fondazione Lemine con grande piacere, mi ha affascinato l’area boschiva di Agro e il mio rapporto teatrale con la città di Bergamo dura da molti anni, con il Festival «deSidera» collaborai per la prima volta nel 2008. Per creare una connessione ancora più forte, all’inizio del viaggio consegniamo al pubblico una foglia, che tanto somiglia all’impronta digitale dell’albero, e con questa azione, accompagnata dai versi di Mariangela Gualtieri, li introduciamo nel bosco. Al termine del percorso invitiamo il pubblico a lasciare una libera restituzione scritta dell’esperienza vissuta, momento per noi fondamentale.
«Alberi in cammino» è un progetto promosso da Associazione Turbolenta e «Festival della Lentezza», in collaborazione con «deSidera Teatro» e con il sostegno del Comune di Almenno San Bartolomeo.