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La voce e il corpo nelle “Di_(S)tanze” di Antonello Cassinotti e Giselda Ranieri

Articolo. È un incontro che disegna molteplici possibilità quello tra i due performer e sperimentatori: ciascuno accompagna l’altro nella sua dimensione espressiva, in un dialogo dove vocalità e movimento sono due facce della stessa creazione. Domenica 6 settembre al Chiostro del Carmine di Città Alta per Danza Estate

Lettura 3 min.
Lello Cassinotti, “Oh tu che mi suicidi” (Pierluigi Palazzi)

“Che cos’è la voce? È una domanda con cui mi piace iniziare i miei laboratori per riflettere poi sulle risposte con i partecipanti. La maggior parte delle persone non sa come funziona l’apparato fonatorio e – soprattutto chi non ha esperienze di danza o di movimento, in generale – non immagina quanto sia legato direttamente alla dinamica del corpo”.

Corpo voce” e “voce corpo”, infatti: così Giselda Ranieri e Antonello Cassinotti, i due performer di “Di_(S)tanze”, definiscono i propri ruoli all’interno dello spettacolo. Una semplice inversione di termini traduce l’incontro tra due diversi percorsi esperienziali e di ricerca: da una parte la Ranieri, coreografa e danzatrice, dall’altra Cassinotti, attore e performer, esploratore della dimensione vocale, accomunati da una forte spinta di sperimentazione.

Viene quasi da pensare che il corpo voce e la voce corpo possano con fluidità scambiarsi, mescolarsi; ed è proprio questa l’indagine in corso: ciò che accade mettendo insieme la sperimentazione vocale e l’improvvisazione corporea. Ma a dire il vero quello che può avvenire è in qualche modo tutto da scoprire. Domenica 6 settembre uno studio di “Di_(S)tanze” (co-prodotto da Festival Danza Estate e dall’Associazione ALDES) verrà presentato al Chiostro del Carmine a Bergamo (grazie a TTB Teatro Tascabile Bergamo), in due repliche (alle 18.00 e alle 21.00, l’altro spettacolo è “Elegia delle cose perdute” di Compagnia Zerogrammi), nella cornice della seconda parte di FDE, ma la performance è tuttora in fase di ricerca.

Il debutto previsto a giugno e poi rimandato, la prima parte del lavoro di esplorazione iniziata a febbraio e bruscamente interrotta dal lockdown dopo soli tre intensissimi giorni. Poi i mesi di confronti e riflessioni su Zoom e di lavoro individuale dei due performer, e finalmente, solo a tarda estate, la possibilità di riprendere la sperimentazione, tra Bergamo e la Toscana, nella sede di ALDES, di cui fa parte Giselda Ranieri.

È interessante attraversare questo percorso di ricerca con il bagaglio della distanza effettiva che ci portiamo dietro”, osserva Cassinotti. Il titolo infatti era stato pensato prima del lockdown. “È già un gioco sonoro: distanza, stanza, ‘Tanz’, danza in tedesco. Ma anche un caleidoscopio di immagini: la distanza può essere quella tra la voce e il corpo, la distanza vocale, le distanze spaziali. È in qualche modo misura, ma anche spessore, tenacia, forza. Ma soprattutto ci interessa la dimensione metaforica della stanza abitata da noi, ciascuno con il suo personale linguaggio performativo, il corpo e la voce”.

Qui sta il nodo di questa possibile contaminazione e dei mille modi in cui il corpo voce e la voce corpo possono passare uno nell’altra, entrare uno dentro l’altra. Un incontro che ha dei suoi ritmi, esitazioni, strategie: “La nostra stanza è il nostro luogo protetto, lo spazio dell’intimità espressiva. Inizialmente, pensando lo spettacolo in interno, in un teatro, avevamo immaginato anche un lavoro sulle luci, che delimitassero gli spazi. Un visitatore può sbirciare dalla finestra, ma chissà se l’altro permetterà di entrare… O magari si sfonda la porta. Sono altrettanti territori di indagine. Arricchiti dal fatto che, inevitabilmente, io e Chiara ci siamo ritrovati ad abitare la distanza, ognuno per conto suo”.

C’è una grande curiosità e attesa in questo affacciarsi nella stanza dell’altro. Per Lello Cassinotti, principalmente attore di formazione e professione, l’avvicinamento alla danza è stato un desiderio coltivato a lungo. “Sono sempre stato attirato dalle sue possibilità, l’ho anche sperimentata personalmente, con risultati più o meno ridicoli”, ride l’attore, “ma più che altro mi è sempre interessato avvicinarla al mio lavoro con la vocalità. La mia ricerca si basa sull’idea di dare una fisicità a questa cosa eterea e inconsistente che è considerata la voce… Infatti mi piace definire il mio lavoro una danza vocale e da qui la spinta ad avvicinarlo alla danza vera e propria”.

Un interesse che ha portato Cassinotti a vari incontri e momenti di ricerca con performer e danzatori, tra cui Giselda Ranieri. “Ci siamo conosciuti qualche anno fa ad un evento performativo di improvvisazione. L’idea era mettere insieme artisti di diverse discipline, principalmente danzatori e musicisti, che non avessero mai lavorato insieme prima: una sorta di dialogo dal vivo, una composizione istantanea, senza un percorso drammaturgico”, racconta. “Tra me e Giselda è scattata un’affinità e da quel giorno ci siamo ripromessi di lavorare ad un progetto insieme. Il tutto è rimasto nel cassetto, finché quest’anno non ho avuto questa opportunità con il Festival Danza Estate, a cui sono infinitamente grato”.

L’improvvisazione, peraltro, resta una cifra stilistica e uno strumento di ricerca essenziale per i due performer. Lo spettacolo prevede una partitura che lasci spazio ad ampie sequenze improvvisative, accompagnate dal musicista e drammaturgo Marcello Gori, che catturerà dei suoni dal vivo e li elaborerà in tempo reale. Un tipo di lavoro che si apre all’indagine sul confine tra casualità e intenzione dell’atto creativo, e in particolare del movimento.

È un ambito di studio che in questo momento mi interessa molto: i piccoli movimenti naturali che derivano dalla vocalità. Sto studiando parecchi performer vocali e il modo in cui organizzano il movimento. La maggior parte accompagna la sonorità con movimenti non didascalici, non quotidiani, con una gestualità delle estremità del corpo… Fino ad arrivare all’espressività facciale. Io mi ritrovo spesso a ‘fare le facce’. Saranno dei movimenti volontari o involontari? Sono la conseguenza del fare voce? Vanno assieme? Chissà. Già questo è danza! Giselda, invece, usa spesso i movimenti del viso come strumento, trattandolo come una microdanza all’interno di una danza più complessa”.

L’incontro tra tecniche, gesti ed esperienze resta comunque un atto di scelta e consapevolezza: “Per quanto mi riguarda, lavorare in improvvisazione significa che in ogni movimento ho il compito di ascoltare un impulso ingovernabile, nel momento in cui non è più un gesto qualunque ma diventa una scelta. L’attenzione e l’ascolto guidano la scelta successiva. Spesso si lavora in improvvisazione molto a lungo senza ottenere niente di interessante, ma poi qualcosa accade. L’importante è l’allenamento: è un esercizio di naturalezza”.

A questo link tutte le info sui biglietti.

Sito Festival Danza Estate

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