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Faketropia: il vero, il falso, il digitale

Intervista. Due performance sul rapporto fra identità e alter-ego (social o robotico) organizzate da MiDi Motori Digitali. Venerdì 13 settembre a Colognola

Lettura 4 min.

Onlife è il termine che il filosofo dell’Università di Oxford Luciano Floridi ha coniato nel suo libro “La quarta rivoluzione” per definire la condizione contemporanea di una sola vita vissuta in due spazi differenti, quello reale e quello digitale, non sovrapposti ma coincidenti e capaci di influenzarsi in modo reciproco.
È in questo ambito che si sviluppa un tema complesso come il rapporto fra identità e tecnologia, in senso digitale (la nostra immagine sui social, ad esempio) e per quanto riguarda la robotica (l’intelligenza artificiale in grado di compiere un numero sempre maggiore di azioni umane).

Come parlare di tutto questo in modo semplice e a chiunque? Lo si può fare ad esempio attraverso Zone Digitali 2019 – Faketropia, venerdì 13 settembre al Teatro San Sisto di Colognola.
Due performance (“Coreobot #2” di Ariella Vidach AIEP / DID Studio e “Altered Ego” di APOTROPIA) organizzate da MiDi Motori Digitali, “una realtà che si occupa di arte e nuove tecnologie, che progetta, produce e organizza eventi, opere e percorsi formativi che legano l’arte alla tecnologia. Ma soprattutto, dopo quasi due anni di lavoro, un gruppo di persone nato da un percorso formativo che ha fatto sì che professionisti bergamaschi di diversi ambiti si conoscessero e confrontassero sullo stesso tema, la progettazione culturale”.
Al centro di tutto le nuove tecno-prospettive: “Condividiamo l’idea che il lavoro in ambito culturale debba anche passare per i nuovi linguaggi. In pochi mesi di attività altri professionisti si sono uniti a noi condividendo il nostro progetto”.

Così ci ha spiegato Maria Teresa Galati, rappresentante del collettivo a cui abbiamo fatto qualche domanda per capirne di più.

Faketropia
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LB - Che cosa vedremo venerdì al San Sisto di Colognola?

MTG - La serata di Zone Digitali prevede due momenti: “Coreobot #2”, “un’interazione danzata tra uomo e cobot (robot collaborativi di nuova generazione)” e “Altered Ego”, performance audiovisiva sul complicato processo della costruzione di un’identità del sé nella contemporaneità.

LB - Partiamo da “Coreobot #2”.

MTG - un’opera di Ariella Vidach, coreografa conosciuta a livello internazionale per la sua ricerca in merito alla danza. Inizia la sua attività a partire dagli anni ‘80 realizzando spettacoli che vengono presentati in tutto il mondo e producendo performance multimediali nelle quali sviluppa il rapporto tra danza e tecnologie interattive. “Altered Ego” è invece prodotta da APOTROPIA: una performance audiovisiva in cui Antonella Mignone e Cristiano Panepuccia, duo artistico romano, riflettono sul complicato processo della costruzione di un’identità del sé nella contemporaneità. Il loro interesse è rivolto ai linguaggi della danza, delle arti dello spettacolo e della produzione audiovisiva digitale. Ancora una volta scegliamo come location uno spazio rigenerato, come nel caso della passata edizione di Zone Digitali nella ex-centrale di Daste e Spalenga: riscopriamo luoghi e li riaccendiamo con la tecnologia.

LB - Performance artistiche anziché esperti del settore per riflettere sul nostro rapporto con la tecnologia. Come mai?

MTG - Semplicemente perché quello che facciamo non vuole essere per esperti del settore, o almeno non solo. Sappiamo che le parole che utilizziamo possono sembrare complicate e scoraggiare chi a malapena sa utilizzare WhatsApp, ma il nostro approccio è tutt’altro che per specialisti. Scegliamo opere e lavori che possono essere visti, compresi e apprezzati anche da chi non conosce approfonditamente la tecnologia (non a caso il nostro organico non è solo composto da menti tecnologiche). Vediamo la tecnologia come un mezzo, uno strumento: il pittore usa i colori a olio, i nostri artisti usano la luce, i suoni, il codice. È semplicemente una ricerca di bellezza, che può rispondere o meno ai gusti personali.

LB - Tutto questo a Bergamo.

MTG - Abbiamo deciso di organizzare serate come questa perché ci capita spesso di doverci spostare dalla nostra città per seguirle. Bergamo in questo senso non ha ancora un’offerta paragonabile ad altre grandi città italiane e soprattutto europee. Non abbiamo la presunzione di portare una grande innovazione, ma vogliamo provare ad attivare sul nostro territorio una proposta a cui il panorama culturale è destinato, per la naturale evoluzione dei linguaggi.

LB - Faketropia riflette su diversi confini. Il più evidente è quello fra vero falso. Nella presentazione dite che “il falso è solo un’altra sfaccettatura del vero”.

MTG - Siamo tutti dei bravi mentitori, falsando la realtà agli occhi degli altri e soprattutto ai nostri. Anche in questo caso la tecnologia fa solo da facilitatore: agevola la menzogna e la rende più semplice da diffondere. Spesso è una bugia dichiarata e accettata, al punto da diventare un altro lato della realtà e della nostra identità. Non abbiamo la pretesa di dire cosa è falso e cosa è vero, ma ci diverte la possibilità di giocarci.

LB - “coreobot #2” si focalizza invece sul confine fra uomo e robot, fra naturale e artificiale.

MTG - Succede che la modernità schiacci l’istinto naturale, sacrificandolo a favore dell’evoluzione, ma in alcuni casi è capace di esaltarlo e amplificarne la bellezza; questo è ciò che ai nostri occhi è più interessante ed è ciò che cerchiamo di portare al pubblico. La performance “coreobot #2” parte da un linguaggio universale come la danza e vuole riflettere sulla relazione contesa tra natura umana e vita artificiale, tra biologia e robotica. Vuole esplorare e sperimentare un luogo abitato da corpi con caratteristiche molto diverse e in grado di coesistere e di attivare stimoli e percezioni non comuni.

LB - Non da ultimo c’è il confine fra l’identità reale e digitale, come in “Altered Ego”.

MTG - Eviterei di citare Pirandello, perché potremmo non essere all’altezza del riferimento, ma è tutto un gioco di identità. Oggi, ognuno di noi è anche il proprio profilo social, al punto da arrivare a non scinderlo dalla propria persona reale. Chi più, chi meno. Non siamo noi a dover stabilire cosa c’è di reale nelle nostre identità digitali e viceversa, ma sicuramente non è un confine netto: a noi piace comunque l’idea di mantenerlo e non annientarlo, lavoriamo con la tecnologia ma non per questo vogliamo che la tecnologia diventi la nostra realtà o si appropri delle nostre identità, spesso è solo un lavoro sull’estetica. Ci incuriosisce non tanto indagare quanto di reale c’è in ognuno di noi o nel proprio alter-ego digitale, quanto utilizzare l’arte e la tecnologia per parlarne e lanciare un “amo” al pubblico, nella speranza di suscitare una riflessione o l’attivazione di un processo.

LB - A proposito di pubblico. Secondo lei come deve comportarti una persona comune dinanzi all’enorme rivoluzione tecnologica in atto?

MTG - Come debba comportarsi la persona comune non lo sappiamo, ci limitiamo a osservare con una grande curiosità l’evoluzione, almeno dal punto di vista che interessa a noi: la tecnologia è sempre più capace di abbattere confini e questo aspetto, in ambito artistico e non, è solo un vantaggio; ne prendiamo atto in tutto ciò che facciamo e organizziamo.

LB - Infine, com’è la situazione educativa e formativa sui temi tecnologici nel nostro Paese?

MTG - Se con temi tecnologici ci limitiamo a riflettere su quelli legati alla nostra attività, quindi arte e tecnologia, il nostro paese è sicuramente in ritardo rispetto alla cultura digitale di altri stati. Basta prendere ad esempio paesi del nord Europa, dove il consolidamento della sperimentazione tecnologica applicata o prestata alla creatività dà vita a processi unici che intercettano non solo l’arte, ma anche la comunità e il tessuto culturale del territorio. Le scuole, le università e le accademia giocano un ruolo fondamentale in questo processo. Sicuramente in Italia si formano molti ingegneri, informatici, artisti e creativi, la cui attività resta però isolata rispetto al mondo reale. Ci piace pensare un futuro in cui questi mondi possano entrare in dialogo sempre più stretto e generare qualcosa di nuovo, come già accade in altri Stati.

L’ingresso a Faketropia è gratuito. Per partecipare è necessario prenotarsi su Eventbrite http://bit.ly/2ZhNvm2

http://motoridigitali.org