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Il vicino della porta accanto è un vichingo. Migrato dal passato

Articolo. “Beforeigners” è una serie tv avvincente e atipica che parla di migrazione senza facili moralismi, ma anzi divertendo con un fanta-poliziesco fra preistorici, norreni e uomini dell’800

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Lars Haaland e Alfhildr Enginnsdottir

Ci sono molti modi per parlare di immigrazione, magari in un modo fresco e coinvolgente, senza affidarsi alla commedia. Come ad esempio fa “Beforeigners”, serie norvegese di HBO Europe, ambientata nel presente di una Oslo che ha ricevuto un’“invasione” di migranti, non con provenienze geografiche come accade a noi bensì temporali: preistorici, vichinghi e uomini dell’Ottocento soprattutto. Giungono nel presente in tutto il mondo da vent’anni, emergendo – impauriti e spaesati dopo un bagliore di luce – dal mare dall’Indre Oslofjord che si trova di fronte all’Astrup Fearnly, il museo d’arte moderna della capitale norvegese. Parlano la lingua norrena (i vichinghi) e quella mesolitica (i preistorici), mentre gli ottocenteschi sono quelli che se la cavano meglio. Forti di una parlata simile all’attuale, riescono a integrarsi e trovano un lavoro – alcuni per dire fanno i giornalisti.

L’effetto è straniante, per strada si trovano homeless vichinghi e cartelli “la Norvegia alle persone del presente”. Uomini sugli alberi e cacciatori nelle foreste. Gente che gira in carrozza ma con le cuffiette. E nei locali trionfa l’idromele. Non mancano il politically correct (i vichinghi non vanno chiamati così, ma “antichi norvegesi”) e il razzismo. Ma “Beforeigners” (scritta da Anne Bjørnstad ed Eilif Skodvin, già autori di “Lilyhammer”) non è la classica serie sul razzismo, non si incarta in lunghe prediche sull’integrazione e la multiculturalità: bastano le immagini, quasi sempre ben fatte e verosimili, per rendere questa situazione l’ambiente ideale di una if story a carattere poliziesco, che ha qualcosa del mood un po’ surreale di certi romanzi di Arto Paasilinna.

I protagonisti di “Beforeigners” sono due investigatori della polizia di Oslo: Lars Haaland (l’attore Nicolai Cleve Broch) e Alfhildr Enginnsdottir (Krista Kosonen, già in “Blade Runner 2049). Lui, rimasto solo dopo la separazione della moglie che si è messa con Old Norse (un poeta vittoriano un po’ bacchettone e filosofico), è dipendente dal Temproxat, una droga da assumere come un collirio che aiuta i migranti ad inserirsi nella società. Lei invece è una che ce l’ha fatta, combattente vichinga a suo tempo, si è iscritta all’accademia ed è entrata in polizia, con tutte le difficoltà del caso (alcuni colleghi non l’hanno presa bene) ma anche con l’efficacia di metodi anomali, vedi l’utilizzo di uno sciamano per scovare in una foresta i reperti di un omicidio – vi immaginate se in tv invece dell’infotainment sui casi di cronaca ci fossero gli sciamani? La coppia funziona, non mancano i momenti divertenti e quelli più tragici, vedi la dipendenza di Haaland, ed è forse questo un caso credibile di (difficoltosa) integrazione.

“Beforeigners”, almeno nei sei episodi della prima stagione (ma è già stata annunciata una seconda), all’inizio gira intorno ad un caso di omicidio che scoperchia un giro di prostituzione di donne migranti. Ma via via la cosa si complica, dall’acqua emergono ancora migranti temporali e alcuni preannunciano scontri e battaglie. Se infatti Thorir Hund da qualche anno è tornato all’oggi e, complice un’amnesia, si è integrato come rider con il nome di Tommy, ha una famiglia e una figlia; fra gli ultimi arrivi c’è quello di Olaf II detto il Grasso. I due erano acerrimi nemici e combatterono la battaglia di Stiklestad nel 1030, e il recupero della memoria di Thorir è l’antipasto di un possibile scontro nella prossima stagione (se siete digiuni di storia ed epica norvegese potete partire da questo link Wikipedia per approfondire un po’). Tuttavia sono tante le storie irrisolte o parzialmente irrisolte ad attendere che nel seguito si dipanino.

A chi può piacere “Beforeigners”? Sicuramente ai fans di “Leftlovers” per quel suo giocare con il tempo raccontando il presente con un’avvincente storia poliziesca. Tuttavia Anne Bjørnstad in un’intervista ha citato fra i riferimenti anche “Brave New World”, “1984”, “District 9” e “True Love”. Noi evitiamo di rimpolpare questa ridda di citazioni e vi diciamo che se amate delle storie bizzarre ma credibili, la cultura nordeuropea, le buone regie (e quella di Jens Lien lo è), e i polizieschi con estetiche diverse dalla solita americana, allora “Beforeigners” fa per voi. In più la serie è disponibile gratuitamente su RayPlay.

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