Potremmo immaginare l’esistenza di ciascuno di noi come un grande libro in cui la prima pagina corrisponde alla nascita e l’ultima alla morte. Non ci concentreremo su quest’ultima parte, perché uno dei segreti della serialità moderna è che tutte le serie tv di successo sono pensate per non finire. Ciò che conta, però, nella vita, è che il racconto che ci facciamo di noi, di chi siamo, ci permette di sopravvivere e buona parte di esso esiste ancora prima di noi.
Questo perché la saga della nostra vita comincia con la storia dei nostri genitori e la maggior parte delle nostre sicurezze si fonda sulla certezza di sapere che non ci tradiranno mai o perlomeno che non mentirebbero mai sulla loro identità e sul loro passato. Le protagoniste di «Frammenti di lei» sono Laura (Tony Collette) e sua figlia Andy (Bella Heathcote). Il loro universo narrativo è stato per tre decadi una piccola città sulla spiaggia, Belle Island, nella quale Laura lavora come logopedista in un centro per reduci di guerra. Mentre Andy fa la centralinista per il 911, in attesa di capire cosa fare della propria vita.
Il presente della storia coincide proprio con il giorno del trentesimo compleanno di Andy. Così Laura, come ogni genitore che si rispetti, decide che quella ricorrenza sia l’occasione adatta per recitare la parte della madre moralista, per ricordare a sua figlia di non buttare via la sua vita, incentivandola a riprendere gli studi, a ricominciare ad avere delle aspirazioni. Andy era tornata a vivere a Belle Island qualche anno prima, per stare vicina alla madre che si era ammalata di cancro. Non sa ancora chi è e cosa vuole diventare. Ma sa benissimo chi è sua madre: una che ha sempre saputo cosa vuole, che si prodiga per il prossimo e la cui vita è decisamente piatta, quasi quanto l’oceano di fronte a loro. Insomma, cosa può saperne lei di cosa significa non avere una via d’uscita?
Il siparietto e la monotonia della provincia vengono bruscamente interrotti da un classico evento catalizzatore che di fatto segna una brusca interruzione nel libro delle certezze di Andy: un fidanzato geloso entra nel ristorante e spara alla sua ragazza uccidendo lei e altre due persone. Insolente, quasi quanto quella vita che pretende una svolta, lo scellerato si rivolge ad Andy per via dell’uniforme da poliziotto che indossa e le chiede di fare qualcosa, di intervenire, di fare la sua parte. Ma lei sotto allo scudo protettivo di sua madre, ancora una volta non sa cosa fare, è paralizzata dalla paura. A risolvere il tutto ci penserà Laura che, con la freddezza di un agente della CIA, farà fuori lo squilibrato ed evitando una strage.
Un nome può contenerci?
La brutale aggressione e l’eroico gesto di Laura scuotono la città e rimbalzano su tutti i media, con una ritrosia della madre che diventa sempre più sospettosa per Andy che comincia a interrogarsi sul loro passato. Perché dopo l’accaduto un uomo si è intrufolato in casa loro tentando ucciderla? Andy decide di partire per mettersi al sicuro, abbandonando finalmente la sua coperta di Linus e trovando il coraggio che le era mancato durante la sparatoria per rimettere insieme i frammenti della vita di una persona che ha tutta l’aria di non essere chi dice di essere.
Inizia così un viaggio alla disperata scoperta della verità, in cui il punto di vista dello spettatore coincide con quello di Andy. Coerentemente col genere a cui appartiene, “Frammenti di lei” ci proietta, almeno nelle prime cinque puntate, in uno stato di perenne allerta, a chiederci insieme alla co-protagnista di chi possiamo fidarci, di chi è la macchina che ci insegue e soprattutto qual è il pesante segreto che nasconde Laura Oliver.
Nel corso della narrazione scopriamo attraverso un continuo alternarsi di flashback che Laura era la figlia di un ricco e spietato magnate, Martin Queller interpretato da Terry O’ Quinn (in molti ricorderanno come mitico John Locke di «Lost»). Comincia a prendere forma la gabbia d’oro in cui Jane Queller, la minore di tre fratelli, era prigioniera. Sempre obbligata a recitare la parte della figlia modello, servile, accondiscendente, assertiva, il cui compito era uno solo: suonare il piano per deliziare gli ospiti e diventare una grande pianista («Mi hanno cresciuta da brava ragazza, addestrata a compiacere a fare da paciere e ho visto una via di uscita»).
La vediamo piccola, fragile, indifesa, ma anche rancorosa e disperata. La situazione ideale per innamorarsi di un anarchico sovversivo deciso a fare fuori quel padre-padrone che si arricchiva commerciando farmaci non testati che causavano la morte delle persone. La vediamo perdere un fratello in nome dell’odio a quel padre spietato. La vediamo fare da complice all’uccisione di quello stesso uomo che per perseguire i suoi scopi sarebbe stato disposto a distruggere tutto, perfino a porre fine alla vita della bambina che portava in grembo.
«L’uomo che amavo mi ha quasi uccisa, così me ne sono andata, sono diventata un’altra persona gettando via me stessa. Mi sono detta che era una scelta, il solo modo per sopravvivere e rimanere al sicuro. Ma nascondersi per trent’anni non è una scelta, è una reclusione e quando tutto sembrava crollare mi chiedevo che farebbe Laura?». Ma allora chi è davvero Laura? Un’identità fittizia creata dal programma di protezione testimoni dell’FBI.
La memoria è solo una rivisitazione attuale del passato
Il nostro punto di vista si alterna tra i ricordi di una donna che, pur di fuggire dal suo passato e dai traumi della sua infanzia, si è cucita addosso la storia di Laura fino a farla diventare sua, senza un attimo di esitazione. Né nei confronti dell’unico fratello rimasto – un politico rampante che era solo interessato a fare sua la posizione del padre. Né nei confronti del marito che l’ha sempre sostenuta, pur guardando al passato di Laura dietro ad un velo di impenetrabilità.
Scoperta (parte della) verità, Andy deve rimettere in discussione tutti i suoi punti di riferimento, le persone a lei vicine, l’esistenza di un padre che ha sempre creduto morto. Per tutta la vita ha osservato la foto di una persona che probabilmente non esisteva, mentre il suo vero padre si nascondeva chissà dove, covando vendetta. L’aspetto interessante dei personaggi delle serie tv è che essi non cambiano. A mutare è la comprensione che abbiamo di loro, attraverso la rivelazione graduale di aspetti del loro passato che al pubblico appaiono come delle novità.
Questo meccanismo noto come “elaborazione dei personaggi” nelle serie televisive può essere paragonato a quello che succede ai ricordi nella nostra mente. Quante volte vi è capitato di pensare allo stesso ricordo in momenti della vostra vita, dandogli un significato diverso? Allo stesso modo i pezzi del puzzle rimettono progressivamente insieme il romanzo autobiografico di Andy costringendola a rivalutare per intero la sua infanzia, le sue certezze, perfino la data del suo compleanno.
I dettagli che progressivamente si aggiungono ci pongono di fronte a nuovi interrogativi: siamo il nome riportato su un documento? È la nostra eredità familiare che segna irrimediabilmente la strada a ciò che siamo e che saremo o ci definisce ciò che facciamo nel presente? Conta ciò che siamo disposti a fare per le persone che amiamo o gli ideali per i quali ci battiamo?
«Hai perso i tuoi genitori in un incendio quando avevi 18 anni. Ti sei sposata presto con Jerry Randal, morto in un incidente stradale quando vostra figlia aveva due anni. Tu e tua figlia vi siete trasferite in Georgia per ricominciare. I tuoi abiti, il tuo linguaggio, i tuoi piatti preferiti, niente dovrà più ricondurre a Jane Queller».
La narrazione comincia a perdere la sua forza quando dalla quinta puntata in poi la serie si colloca al di fuori del genere thriller e assume i contorni del drama familiare. Un passaggio inevitabile dettato dalla necessità di portare i nodi al pettine per ricostruire il fantomatico puzzle, che però, ad un certo punto risulta stucchevole. Perché continuare a insistere sul nascondere la verità mettendo in pericolo Andy? Perché non fermare il suo viaggio? Perché non spiegare almeno a sua figlia come è arrivata dall’essere vittima a diventare carnefice?
Tra tutti questi interrogativi ancora senza risposta, la prospettiva più interessante sulla quale “Pezzi di lei” ci mette di fronte è: quando hai passato l’esistenza a fingere di essere qualcun altro qual è la vita di cui ti devi riappropriare? Oscar Wilde diceva che la verità è raramente pura e mai semplice. La verità ha regalato a Jane Queller la tanto agognata libertà di scoprire chi è davvero. Almeno fino alla prossima bugia.