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«sVALVoLATI», la mostra che racconta (e fa ascoltare) la chirurgia del cuore

Articolo. La XXI edizione di «BergamoScienza» è terminata, ma non l’esposizione allestita in Palazzo della Libertà che, anzi, si arricchisce di due nuove video testimonianze. Fonendoscopio alla mano, fino al 22 dicembre sarà possibile ripercorrere la storia della cardiochirurgia, compresa quella del futuro

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Durante l’installazione di alcuni transistor che avrebbero dovuto rilevare l’attività cardiaca, l’ingegnere e appassionato di elettronica Wilson Greatbatch inserisce accidentalmente una resistenza sbagliata. Si accorge così, senza volerlo, che le pulsazioni prodotte sono identiche al normale battito di un cuore. Il primo pacemaker nasce così, quasi per caso, nel 1960.

Sorrido, ascoltando questa storia. Una delle tante storie di conquista e innovazione raccontate dalla mostra «sVALVoLATI. La chirurgia del cuore, un viaggio del tempo», inaugurata nel Palazzo della Libertà lo scorso 29 settembre, giorno di apertura della XXI edizione di « BergamoScienza », e visitabile fino al 22 dicembre, ben oltre quindi la chiusura del festival.

Curato da Alessandro Bettonagli, direttore artistico e socio fondatore di «BergamoScienza», e da due cardiochirurghi – il professor Francesco Maisano, direttore dell’Heart Valve Center dell’IRCCS Ospedale San Raffaele, e il professor Ottavio Alfieri, presidente dell’Alfieri Heart Fundation, noto al mondo per l’invenzione della tecnica edge-to-edge precisa, un metodo originale di riparazione della valvola mitralica – il percorso espositivo ha l’obiettivo di accompagnare i visitatori nella storia della chirurgia del cuore. Dall’antico Egitto ai giorni nostri, da Ippocrate alla cardiochirurgia robotica, dalla sala operatoria del presente a quella del futuro.

Anche le guide sono declinate sul tema: a ciascun visitatore viene infatti fornito un fonendoscopio che, appoggiato su sessanta cuoricini segnalati sulle pareti, permette di ascoltare le narrazioni e i contenuti video, ma anche di distinguere, proprio come fa un medico, i battiti di un cuore regolare, quelli di un cuore affetto da insufficienza mitralica oppure da stenosi aortica.

«La mostra, che abbiamo aperto prima a Brescia e poi a Bergamo in occasione della Capitale della Cultura – racconta Alessandro Bettonagli – è nata dalla volontà di creare un evento che potesse connettere le due città, centri di eccellenza nell’evoluzione delle terapie del cuore non invasive. Siamo riusciti a coinvolgere diverse realtà. La prima è stata il San Raffaele di Milano, che ha messo a disposizione le sue competenze per creare contenuti scientifici di un certo livello. Al grande lavoro di ricerca è seguito un lavoro di sintesi, che ha portato alla stesura di una sceneggiatura di venti pagine per sessanta punti audio e video. Dando al visitatore un fonendoscopio, abbiamo voluto privilegiare l’ascolto alla vista, perché il dottore ascolta il cuore prima di visitare il paziente. L’idea era quella di creare un’interazione “giocosa”, ma formativa al tempo stesso. È divertente vedere come le persone prendano il loro fonendoscopio incuriositi e poi rimangano ad ascoltare».

Un viaggio nella storia della cardiochirurgia

Il leitmotiv di «sVALVoLATI» è un tavolo. Non tutti sanno che quello che conosciamo oggi come «tavolo operatorio» prende il nome dal tavolone in legno della cucina dei contadini su cui venivano operati i pazienti prima del 1800. Il cuore, all’epoca, non si toccava ancora: il chirurgo arrivava a casa del paziente e si occupava di amputazioni, evacuazioni, rimozione di corpi estranei, incisioni.

«Siamo partiti da qua, da questa cucina – spiega Bettonagli – per poi arrivare al tavolo operatorio degli anni Sessanta e Settanta». Anni che vedono la nostra città trasformarsi a poco a poco in un centro di eccellenza. A Bergamo, il professor Lucio Parenzan inventa la cardiochirurgia pediatrica italiana. Ha infatti l’intuizione che i bambini nati con una grave malformazione cardiaca, la tetralogia di Fallot, dovevano essere operati immediatamente, a pochi giorni di vita. Nella notte tra il 22 e il 23 novembre 1985, negli allora Ospedali Riuniti di Bergamo, l’équipe di Parenzan esegue il suo primo trapianto di cuore, terzo in Italia dopo due interventi a Padova e Pavia.

Camminando tra le sale della mostra ci si imbatte in una serie di strumenti, messi a disposizione da ASTUT , l’archivio scientifico e tecnologico dell’Università di Torino. Sono esposti la macchina cuore-polmoni, il bypass di Favaloro, le prime protesi di Starr Edwards, il primo pacemaker , quello nato “per caso”, come raccontavamo all’inizio.

Oggi, la tecnologia consente di operare a cuore battente. Attraverso la Realtà Aumentata e l’imaging cardiaco, è possibile identificare in maniera precisa il problema da risolvere e formare i chirurghi del futuro attraverso simulatori. Per rendersene conto, basta fare un salto nel laboratorio interattivo della mostra e indossare i visori di realtà virtuale, “entrando” letteralmente in un cuore tridimensionale, girandolo e manipolandolo.

E ancora, a conclusione del percorso è allestita la sala operatoria di un futuro prossimo. Una stanza vuota dove fare esperienza della Realtà Aumentata, un tavolo operatorio che da tavolone da cucina è diventato un «tavolo virtuale, che non esiste».

La tecnologia al servizio del paziente

Una delle fasi più importanti per la buona riuscita di un intervento chirurgico è la preparazione. È in questa fase, mi racconta Bettonagli, che la tecnologia viene oggi sempre di più in ausilio dei pazienti. «La nuova frontiera della Realtà Aumentata è quella di utilizzare questi visori, che mettiamo a disposizione anche dei visitatori della mostra, per fare pratica, per far sì che il chirurgo arrivi ad operare un paziente dopo essersi formato con i device, oppure dopo aver fatto pratica con la realtà aumentata, simulando un’operazione al cuore».

Lungo il percorso espositivo che dà vita a «sVALVoLATI» non c’è sangue. C’è l’idea di una tecnologia nuova, positiva, che non annulla il tradizionale rapporto umano tra medico e paziente, anzi, lo favorisce. «Credo che quello che vedremo nel futuro sarà una maggior attenzione al singolo. Non un caso per tutti, ma uno per uno». Bettonagli ne è certo: «Ottavio Alfieri è veramente un pioniere della cardiochirurgia, è innanzitutto una persona che ha curato persone. Così Francesco Maisano, con cui abbiamo lavorato nei mesi scorsi. È ancora l’essere umano, il cardiochirurgo, a fare la differenza. Poi c’è la tecnologia. I device, i cateterismi, tutto ciò che verrà inventato, possono aiutare a cercare le soluzioni più innovative per far sì che le persone stiano meglio».

In questi giorni, il percorso espositivo si è arricchito di due video testimonianze, dedicate proprio alla cardiochirurgia del presente che si affaccia sul futuro. Il primo racconto, che affronta il tema dei trapianti, dell’assistenza ventricolare, dei cuori artificiali, della prevenzione e degli ultimi traguardi della cardiologia, è affidato a Michele Senni, direttore del Dipartimento Cardiovascolare e dell’Unità di Cardiologia dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo e professore di malattie dell’apparato cardiovascolare all’Università Milano-Bicocca.

Nel secondo, invece, il responsabile di cardiochirurgia robotica all’Humanitas Gavazzeni di Bergamo Alfonso Agnino illustra le ultime frontiere della cardiochirurgia robotica adulta ed evidenzia l’impatto dell’intelligenza artificiale e della moderna tecnologia sulla formazione dei cardiochirurghi.

I prossimi appuntamenti in programma

Non è finita qua. Nei mesi di novembre e dicembre l’Associazione BergamoScienza organizzerà quattro incontri al BergamoScienceCenter per approfondire alcune tematiche della mostra. Gli incontri saranno rivolti alla figura del cardiochirurgo Lucio Parenzan, ai trapianti, alla cardiochirurgia robotica e alla prevenzione delle malattie cardiache, prima cura per la salute del cuore.

«sVALVoLATI», come abbiamo anticipato, resterà visitabile fino al 22 dicembre. Per le scuole, sarà aperta con prenotazione obbligatoria dal martedì al venerdì dalle ore 10 alle 13. Il pubblico invece potrà accedervi dalle ore 15 alle 18, mentre il sabato, domenica e festivi dalle ore 10 alle ore 18.

«Abbiamo già ricevuto richieste per portare l’esposizione fuori dai confini bergamaschi e bresciani. Stiamo definendo delle date – conclude Bettonagli – Questa è la prima mostra prodotta da “BergamoScienza” che vuole girare in tutta Italia per mostrare cos’era la cardiochirurgia italiana e cos’è oggi».

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