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Siamo al 3% Neanderthal. E a volte il nostro carattere dipende dai geni

Articolo. Evoluzione, genetica, comportamento: “Le impronte del signor Neanderthal” di Giuseppe Remuzzi ci guida in un percorso fra varie discipline estremamente curioso e comprensibile. Che ci porta dal passato più remoto al futuro più lontano

Lettura 4 min.
Maschio adulto di Homo di Neanderthal, basato su resti di 40000 anni fa trovati a Spy in Belgio. Museo di storia nazionale, Londra (foto IR Stone)

Considerato fra i maggiori ricercatori italiani, Giuseppe Remuzzi quando non si occupa di ricerca (oggi è Direttore dell’Istituto Mario Negri) scrive libri che sono come delle bussole chiare ed efficaci in un momento storico confuso e dal futuro incerto. Futuro su cui più di una persona s’interroga ben oltre gli anni di vita che l’aspettano, immaginando ad esempio Bergamo e la provincia bagnate dal mare o quasi. Ma dimenticando a volte che il futuro dell’umanità si gioca parecchio sul passato, nostro e del pianeta Terra.

Per questo “Le impronte del Signor Neanderthal” è un ottimo strumento sia per chi pecca di eccessivo ottimismo che per coloro che magari si accorgono di avere una “visione limitata delle cose”. Spaziando fra i più recenti progressi della scienza moderna (evoluzione, genetica, neurologia, etc.), Remuzzi parla di vita viva, di vita che muore e per fortuna anche di vita che nasce. Insomma, di vita. E della sua bellissima complessità.

La vita, che banalità

Del resto a volte neanche ci accorgiamo di essere vivi. Ce ne rendiamo conto dopo tre o quattro anni di presenza sul pianeta, quando un adulto ci comunica la dipartita di qualcuno. Allora il nostro cervello fa un clic, impara una nuova opposizione: vita e morte. Eppure, questa vita che a volte ci sembra così banale è frutto di incredibili interazioni avvenute grazie a una driving force, una spinta che ha orientato i primi sistemi biologici a replicarsi fino a raggiungere gradi di stabilità sempre migliori. E da qui la prima riflessione che il libro invita a fare, un pensiero apparentemente banale ma tutt’altro che scontato: la vita, prima di nascere, non esisteva. È nata da qualcosa di inanimato. E ha scelto proprio noi, per esprimersi. Coraggiosa.

Evoluzione e migrazione

Dal momento in cui la vita è nata, si è espressa in molteplici forme. E da queste primitive manifestazioni si è evoluta fino ad arrivare alle macchine assai complesse che siamo noi esseri umani. Quante volte parliamo di evoluzione: evolvono le situazioni, le relazioni, i pensieri. Remuzzi ci guida in un viaggio alla scoperta di questo importantissimo concetto, l’evoluzione, e lo fa con un garbo e con una chiarezza estremamente rari.

Partiamo ad esempio da un dato: europei e asiatici hanno dall’1 al 3% di DNA degli uomini di Neanderthal. Questa percentuale minima porta a meravigliose implicazioni, che spaziano dalla protezione verso certe malattie sino alla predisposizione ad alcune forme gravi di Covid-19 (altre le scoprirete pagina dopo pagina). Ciò su cui però da subito si deve ragionare è un altro fatto. Se abbiamo certi geni capaci di difenderci da certi batteri, e se questi derivano dai Neanderthal, allora significa che ci sono state migrazioni che hanno consentito mescolanze genetiche. Dunque, la questione si fa non solo scientifica, ma sociale, se non proprio politica: pensiamo all’evoluzione e all’importanza delle mescolanze quando parliamo di immigrazione? A ognuno la propria risposta, a Remuzzi il merito di aver indotto la domanda.

La vita che… muore

Un’altra direzione riguarda i molti aspetti della vita su cui spesso non riflettiamo, dandoli per scontati, che però hanno radici profonde e rami altrettanto lunghi. Per esempio: ci chiediamo mai perché gli animali siano sempre più piccoli? Non parliamo solo di dinosauri, ma anche del rischio di estinzione che stanno vivendo tantissime specie oggi, nel 2022.

Ancora una volta, è stata l’evoluzione a imporre questi cambiamenti. Si pensi che gli scienziati siano indotti a credere che l’impatto degli ominidi sull’estinzione degli animali di grossa taglia sia stato addirittura superiore a quello eventuale delle glaciazioni. Il fenomeno ovviamente continuerà, premiando lo sviluppo e l’avanzamento di specie sempre più piccole come roditori e piccoli animali. E probabilmente, per le nostre discendenze, l’animale più grosso al mondo sarà la mucca.

La vita che… nasce

Eppure, evoluzione significa vita, progresso e miglioramento. E la vita nasce proprio lì, in quelle pance tonde e pesanti che le future mamme sfoggiano sempre con fierezza. Anche qui, però, c’è lo zampino dell’evoluzione. Remuzzi – con una leggerezza che è tutt’altro che banalità – spiega le conseguenze dello stress sulla gravidanza. Pare, infatti, che le donne stressate tendano a dare alla luce meno spesso dei figli maschi. In uno studio di confronto tra donne in uno stato psico-fisico di normalità e donne stressate fisicamente e/o psicologicamente, nel secondo gruppo la probabilità di avere un figlio maschio era solo di 3 o 4 su 10. Se vi svelassi i motivi di questa tendenza sarebbe uno spoiler bello e buono. Vi basti sapere però che rifletterete molto sui concetti di vita e di morte, magari maturando a riguardo una concezione più ampia e meno egoistica.

La vita e… il carattere

Quante volte, parlando di una persona con un caratteraccio, diciamo: “Ma è possibile che non cambi proprio mai?”. Beh, se si tratta di luna storta forse una remota possibilità c’è. Se però parliamo di comportamenti antisociali, predisposizione alla violenza o poca onestà la causa potrebbe essere più profonda di una semplice questione caratteriale.

Remuzzi indaga le cause che possono determinare uno specifico atteggiamento, come la tendenza all’asocialità. I “colpevoli” sono sempre loro, i geni, e non basta di certo una “buona educazione” per controllare la cosa.

Dal passato al futuro

Fin qui abbiamo accennato alla prima parte del libro, incentrata su aspetti del presente fortemente influenzati dal nostro passato evolutivo. La seconda parte invece si occupa del futuro, di cosa sarà e di come saremo. Fra gli argomenti ovviamente il Covid-19, il rapporto intricato tra fede e scienza, le cellule staminali e addirittura l’immortalità. Tutto illustrato con una semplicità di linguaggio che rende il libro accessibile a chiunque.

Grazie alla scienza e alla ricerca scientifica abbiamo potuto capire la causa di molti fenomeni che oggi dominano le nostre esistenze, a cui non riuscivamo a dare una spiegazione. E sarà sempre grazie alla scienza che proveremo a disegnare ciò che ci aspetta, il futuro che lasceremo in mano ai nostri pronipoti.

I modelli matematici e i calcoli complessi lasciamoli a chi è del mestiere. Tutti gli altri si trovano di fronte la responsabilità di leggere, studiare e cercare di capire. In una parola: formarsi. Solo così possiamo comprendere i fattori che hanno portato il nostro mondo a essere oggi così com’è (errori inclusi). E forse riuscire anche a intuire qualcosa di quello che potrà accadere domani, sempre fidandosi della scienza e di chi la fa. D’altra parte, anche Papa Francesco nella prefazione all’Enciclica “Laudato si’” del 2015 ha invitato fedeli e non ad “assumere i migliori frutti della ricerca scientifica oggi disponibile e lasciarcene toccare in profondità”.

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