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Vinicio Capossela. Con l’impegno, cercheremo il senno sulla luna

Articolo. Il cantautore torna al Teatro Donizetti sabato 4 maggio con il tour «Con i tasti che ci abbiamo – Tredici canzoni urgenti in teatro» per presentare il suo ultimo lavoro discografico

Lettura 4 min.
Vinicio Capossela a Carpi (Foto Michele Piazza)

Se un pianoforte sgarrupato è quel che abbiamo, faremo il meglio che possiamo. Ma lo faremo adesso, ce ne occuperemo. «Tentare di fare dei limiti una possibilità. Dare noi stessi un valore alle cose, anziché accettare soltanto il valore che gli viene dato», Vinicio Capossela spiega così il titolo del tour. Rispondere alle mancanze guidati dall’ascolto, e di fronte alle emergenze restare aggrappati al reale. Affidarsi alla certezza che la musica, urgente, come la voce, deve uscire, tenuta viva dal bisogno, dalla ragione, dalla capacità di comprensione.

Sabato 4 maggio alle 21 al Teatro Donizetti con il tour «Con i tasti che ci abbiamo – Tredici canzoni urgenti in teatro» Vinicio Capossela presenta il suo ultimo lavoro discografico, vincitore della prestigiosa «Targa Tenco 2023» nella categoria «Miglior Album in assoluto». «Tredici canzoni urgenti», produzione «La Cupa», è uscito lo scorso 21 aprile su etichetta «Parlophone» per «Warner Music Italy» ed è stato presentato al Conservatorio di Milano lo scorso aprile in un atto unico ricco di ospiti.

Bergamo è uno degli ultimi appuntamenti di un viaggio in musica che ha attraversato tutta la penisola. Capossela torna sul palco del Teatro Donizetti dopo dieci anni per presentare le nuove canzoni scritte fra febbraio e giugno del 2022 e registrate nei mesi seguenti. Oltre alle canzoni del nuovo album, verrà lasciato spazio anche per alcuni dei più conosciuti brani dell’ampio repertorio del compositore. Ad accompagnarlo sul palco ci saranno i musicisti Andrea Lamacchia al contrabbasso, Piero Perelli alla batteria, Alessandro “Asso” Stefana alla chitarra, Raffaele Tiseo al violino, Daniela Savoldi al violoncello e Michele Vignali al sassofono.

Urgenti e anche attente, sono le canzoni scritte per mezzo di uno sguardo che ha coinvolto i sensi, la ratio, le emozioni e la necessità di rivedere con pensiero critico gli eventi che ci circondano. Questo ultimo album di Capossela è un percorso empatico e politico, dove le due cose non si separano mai e, anzi, si fondono ad ogni parola. Un cammino a tappe nel veleno della bieca umana attualità, dove il compito di essere antidoto salvifico è affidato alla resistenza delle donne partigiane chiamate per nome, all’amore come rifugio, al senno di Ariosto e alla critica Brechtiana. Alle certezze. «La pratica di resistenza, la resistenza in sé, non è un fenomeno museale, è tutto ciò che si oppone a un pensiero, un’azione. È una forza viva per come opera nella società, in noi stessi. La nostra prima resistenza è a livello della nostra coscienza. E anche le canzoni possono contribuire a questo» spiega Capossela.

La violenza di genere, la cattiva educazione alle emozioni, l’abbandono scolastico, la delega da parte degli adulti all’intrattenimento digitale in cui versa l’infanzia, la cultura usata come mezzo di separazione sociale, il carcere inteso come reclusione senza rieducazione, il parossismo consumistico generato dal capitalismo predatorio. Sono solo alcuni dei temi dell’ultimo disco del compositore. Un concentrato dei mali moderni, che scorrono tra le note come pagine di un quotidiano. L’autore narra il decadentismo contemporaneo affidandosi all’importanza del “prendersene cura”: «La cultura, di cui anche le canzoni fanno parte, è soprattutto intrattenimento. Ma il compito è quello di intrattenere per distrarsi, oppure anche di coinvolgere? Ecco, queste canzoni nascono da un tentativo di coinvolgimento».

«Se la ragione è qui che si conserva / Vuol dir che sulla Terra / Non è rimasta che follia» sono i versi conclusivi di « Ariosto Governatore », uno dei due brani che il compositore ha dedicato al poeta dell’Orlando Furioso. «Il senno si è perduto inseguendo le vanità, che sono spesso dei simulacri. Qualcosa che non può realmente durare. E, come in una grande discarica, se ne stanno tutti in una valle della luna» spiega Capossela, traducendo la sconfitta dell’umano.

Le lettere scritte da Lodovico Ariosto risalenti al periodo in cui fu governatore in Garfagnana restituiscono la testimonianza dell’etica dell’uomo Ariosto a cui Vinicio Capossela si ispira. «Fu uomo di cultura, di teatro, di lettere, la cui penna ha spaziato nel fantastico, nel volo, nella fantasia, che si è trovato proprio nelle condizioni più astringenti, cioè amministrare la legge e la giustizia in una remota e selvaggia provincia: la Garfagnana. Leggendo le sue testimonianze si riconosce il tentativo di un uomo che prova a fare del suo meglio per amministrare con giustizia. Eppure, il poveretto, per quanto si impegni, finisce comunque nei guai. Tutto questo è anche il suo scoraggiamento: non avere altro da offrire che parole, ma non potere veramente incidere sulla realtà» racconta Capossela.

E prosegue: «Nell’inferno di Ariosto, a differenza di quello di Dante, si punisce un solo peccato che è l’ingratitudine in amore. Trovo bellissima questa cosa perché davvero l’ingratitudine è un peccato mortale, proprio perché è opposto alla gratitudine». Le parole del cantautore si riferiscono al dodicesimo brano «Il tempo dei regali». Un omaggio alla necessità di prestare attenzione alle cose preziose che ognuno incontra: «se pure il cammino produce continuamente il distacco, la separazione e la crepa, la Grazia è lì pronta a soccorrerci e a guarirci portando tutto a Unità» scrive nelle note della canzone. Così la gratitudine è forza in opposizione ad altre forze negative che spingono.

«Tredici canzoni urgenti» è un album dalle parole dirette e immediate e dalla musicalità sfaccettata, arricchito da una varietà di strumenti, esecutori e collaborazioni, che spazia attraverso una gamma di stili, dalla folìa cinquecentesca al reggae e dub degli anni ’90. Le tracce presentano una miscela di ballate, waltz, jive e cha cha cha, offrendo un panorama musicale diversificato. Le canzoni sono nate dall’impellente necessità di affrontare e dare voce ai problemi più pressanti del nostro tempo. Al fianco di numerosi ospiti reali il disco è popolato da ospiti ideali, tra i quali Bertolt Brecht. Il filosofo tedesco viene citato anche nel brano « La parte del torto », i cui i versi sono una riflessione critica e politica su come quella “parte”, da sempre appartenente a un’ideologia fondata sulla tutela dei diritti degli ultimi, sia stata strappata dall’opposizione, che ha trovato campo libero per ribaltare i confini e il significato stesso di torto.

Le «Tredici canzoni urgenti» sono così un modo per il cantautore di condividere, attraverso la musica e le parole, l’unica cosa che sente di avere da offrire, la propria urgenza di guardare insieme a un presente sempre più spaventoso e difficile da afferrare, di vincere la tentazione all’indifferenza e ritrovare lo spazio per l’impegno e il confronto, per non lasciare che la legge del più forte si imponga sulla Terra e il fatalismo ci travolga.

Gli ultimi biglietti disponibili sono in vendita alla biglietteria del Teatro Donizetti in piazza Cavour 15 (aperta dal martedì al sabato, dalle 13.30 alle 19.30) e online su Ticketone e Vivaticket.

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