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Uno splendido quarantaquattrenne: torna «Bergamo Jazz»

Guida. Da giovedì 23 a domenica 26 marzo, di nuovo sotto la direzione artistica di Maria Pia De Vito, riparte l’immancabile appuntamento musicale di inizio primavera. Un evento tentacolare e diffuso in più luoghi della città, che celebra un genere che è il paradigma dell’incontro e della contaminazione reciproca

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Lakecia Benjamin (Foto Elizabeth Leitzell)

Quest’anno cade la 44esima edizione di uno dei festival più longevi d’Europa (dal 1969!) dedicati alla musica afroamericana e alle sue diramazioni: «Bergamo Jazz» schiuderà la città dal torpore invernale con un programma composito che ancora una volta proverà a raccontare il grande universo del jazz a un pubblico sempre più ampio e affezionato (sono quasi 700 gli abbonati).

Non solo a teatro, ma in molti altri luoghi della città, in una sinergia tra istituzioni culturali cittadine che nell’anno di Bergamo Brescia Capitale della Cultura sarà ancora più proficua: organizzato da Fondazione Teatro Donizetti con il Comune di Bergamo, dopo le giornate di marzo «Bergamo Jazz» incontrerà la prossima estate al Lazzaretto «Bergamo Scienza» e il festival «Contaminazioni Contemporanee», in occasione del concerto di Pat Metheny del 19 luglio. Al Lazzaretto, sempre sotto le insegne di «Bergamo Jazz», si potranno ascoltare anche gli Snarky Puppy (10 luglio) e il trio di Stefano Bollani (14 luglio).

Insomma, anche solo restando nello stretto giro di marzo, ci aspettano quattro giorni carichi di musica e incontri: un cartellone ricco, ospiti di rilievo internazionale a rappresentare uno spaccato delle molte anime che oggi coabitano nel mondo del jazz. Genere che, forse come nessun altro, rappresenta qualcosa di ancora più profondo della musica: un modo di intendere le relazioni, l’incontro e l’interazione con culture diverse, un modello di inclusività e partecipazione democratica che ha la capacità di rinnovarsi pur non tradendo la propria identità. Qualcosa che è davvero un paradigma di modernità: l’identità culturale – musicale in questo caso – non può mai essere un fossile, un recinto chiuso e autoreferenziale; è sempre qualcosa di vivo, pronto a rigenerarsi continuamente. Un modello utile per costruire il futuro, in ogni ambito.

«Il jazz è, a mio avviso, una forma d’arte profondamente spirituale, vicina alla meditazione, e d’altro canto laica e democratica, cerebrale o dionisiaca, in ogni caso disposta al rischio – ha detto Maria Pia De Vito, direttrice artistica – Il programma del festival “Bergamo Jazz” 2023 presenterà concerti in cui il testamento e l’agire spirituale di grandi maestri in alcuni progetti è esplicito. In altri, può essere sottotraccia, non dichiarato a parole, ma sempre e comunque presente nei suoni e nei gesti».

I luoghi (e i protagonisti) del festival

Il programma articola gli appuntamenti dislocandoli in diversi spazi della città, a conferma della vocazione “diffusa” del festival. Ci sono i teatri, innanzitutto. Il Teatro Donizetti, l’immancabile “casa” di «Bergamo Jazz», con le serate in abbonamento che hanno visto salire sul palco i più grandi interpreti del jazz internazionale contemporaneo. Rimandandovi al programma completo, citiamo giusto un paio di nomi protagonisti dell’edizione di quest’anno: il trombettista Paolo Fresu e la pianista Rita Marcotulli (venerdì 24), Cécile McLorin Salvant, nuova stella del canto jazz, premiatissima dalla critica americana, già vincitrice di tre Grammy Awards, capace di sintetizzare diversi stili e influenze.

Sabato 25 sarà il turno del gruppo della sassofonista Lakecia Benjamin, uno dei nomi nuovi del jazz di matrice afroamericana; a seguire, il progetto «Turiya: Honoring Alice Coltrane» dedicato da Hamid Drake a una delle figure simbolo dello spiritual jazz e delle musiche senza confini: un super gruppo che unisce musicisti dalla Scandinavia, Stati Uniti, Regno Unito, Italia. Infine, domenica 26 chiuderanno il festival il fisarmonicista francese Richard Galliano (con un repertorio proprio e brani del compositore argentino Astor Piazzolla) e il bassista e vocalist camerunense Richard Bona, con il jazz dalle sonorità africane e caraibiche.

Un bel movimento animerà anche il Teatro Sociale, a partire dalla sera di giovedì 23 marzo con un omaggio esplicito al grande Thelonious Monk. Parliamo del trio MiXMONK, costituito da Joey Baron (uno dei più versatili batteristi del jazz contemporaneo), il sassofonista belga Robin Verheyen e il pianista Bram De Looze. A seguire, il debutto della Panorchestra, un ensemble inserito nel progetto «La città del jazz» e nato da un’idea del sassofonista Tino Tracanna, che annovera alcuni dei migliori solisti di varia generazione sull’asse Milano-Bergamo-Brescia. Al Sociale si terrà anche uno degli eventi pomeridiani di domenica 26 marzo: il concerto del trio formato dal violoncellista olandese Ernst Reijseger, già componente del Clusone Trio e di altre significative formazioni europee, dal pianista Harmen Fraanje e dal vocalist e polistrumentista senegalese Mola Sylla: un trio che promette una musica dalle molteplici inflessioni linguistiche, anche cameristiche, condita con un pizzico di ironia.

Il Teatro Sant’Andrea, in via Porta Dipinta in Città Alta, accoglierà due pianisti: il brasiliano Amaro Freitas (giovedì 23 dalle 17) e l’elvetico Nik Bärtsch (sabato 25 alle ore 11).

Ci sono poi gli spazi cittadini a ospitare le rassegne «Scintille di jazz» e «Jazz in città». Auditorium di Piazza della Libertà, Balzer Globe (l’ex albergo diurno sotto la nuova Piazza Dante), il Centro Culturale Daste, la Sala Piatti, la Chiesa di San Salvatore e perfino il Circolino di Città Alta. In ordine sparso (vi consigliamo di consultare il programma per i dettagli) si esibiranno Django Bates al pianoforte, il sassofonista statunitense Dan Kinzelman , il cantante fiammingo David Linx e il pianista di origine sudamericana Leonardo Montana , il trio Oliphantre .

«Scintille di jazz» è una specie di piccolo festival dentro il grande festival, curato da Tino Tracanna, dedicato ai talenti emergenti. Alcuni protagonisti di quest’anno sono Dear Uncle Lennie , il trio Hack Out! , il quintetto Thinking Sketches del bergamasco Alberto Zanini, i The Gonghers del vibrafonista Michele Sannelli, la formazione inedita ONJGT Synthesis estrapolata dall’Orchestra Nazionale Jazz Giovani Talenti diretta dal bassista e compositore Paolo Damiani.

«Bergamo Jazz» prima di «Bergamo Jazz»: l’inaugurazione

Prima dell’inizio del festival vero e proprio, ecco il tradizionale passaggio di testimone con il «Bergamo Film Meeting». Domenica 19 marzo, musica e cinema si incontrano nella sonorizzazione dal vivo da parte del pianista Simone Graziano di «Inferno» (1911), adattamento della Prima Cantica della «Divina Commedia» a lungo disponibile solo in copie danneggiate, mutile o censurate. Il film, considerato uno dei capolavori del cinema muto, nel 2016 è stato restituito alla sua edizione originale grazie al restauro curato dalla Cineteca di Bologna.

A seguire, la proiezione di «Les Félins» («Crisantemi per un delitto», 1967) di René Clément, con le musiche di Lalo Schifrin: compositore, arrangiatore e pianista argentino che ha frequentato anche il mondo del jazz. Mercoledì 22 (ore 18.30) l’Accademia Carrara si aprirà alla performance del duo della vocalist Camilla Battaglia e della bassista Rosa Brunello: canzoni fuori da schemi preordinati con largo spazio per l’improvvisazione per l’elettronica.

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