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Rock, Heavy Metal e Progressive, ma soprattutto Italo Disco: la musica a Bergamo negli anni Ottanta

Racconto. Gli Hallowed, i Forest Hills, la Wizard Band, i Crying Steel, gli Orcinus Orca e poi P. Lion , Alberto Carrara, Manlio Cangelli e molti altri. Vitalità e mitologia della musica bergamasca qualche decennio fa

Lettura 6 min.
Hallowed

L’appuntamento era davanti al pub irlandese di via San Francesco D’Assisi.
Lorenzo si fermò qualche metro davanti alla porta, contemplando l’insegna. Era trascorsa un’eternità dall’ultima volta che ci era entrato e sicuramente era stato prima del matrimonio. Quindi erano passati almeno vent’anni. Deglutì, mandando giù il disappunto per avere vent’anni in più.
“Eccomi.”
Riccardo stava trotterellando verso di lui. Non l’aveva chiamato papà, come invece faceva sempre. Fuori dal pub bazzicavano i suoi coetanei o comunque ragazzi che non arrivavano ai venti e Lorenzo conosceva le regole dell’adolescenza: tenere le la distanze dai genitori era una delle principali, soprattutto nel linguaggio.
Si scusò per il ritardo ed entrarono, con Lorenzo che sfidò il rigido codice adolescenziale, dando un’affettuosa pacca sulla spalla al figlio.
Una volta varcata la soglia, gli mancarono le parole per qualche secondo: era tutto come l’ultima volta che ci era entrato. Almeno così sembrava. Il bancone con la sbarra orizzontale di ottone, i tavoli e le sedie in legno, il pavimento a scacchi. Fu assalito da immagini del passato, visi, parole, risate, sensazioni. Riccardo sedette per primo ad un tavolo lontano dal bancone.
“Mi ha sorpreso il tuo invito” disse Lorenzo, appena seduto. “E grazie per avermi lasciato scegliere il locale.”
Volevo che ti sentissi a tuo agio, rispose Riccardo.

“Vuoi parlami di qualcosa” chiese Lorenzo “o è semplice voglia di stare con tuo padre?”
Riccardo rise.
“Mi parli degli anni Ottanta?”
Me lo sentivo, sbottò ridendo il padre.
“Ma non ti già ho dato abbastanza materiale?”
Riccardo spiegò che i due compagni con i quali faceva la ricerca suonavano in un gruppo.
Roba tipo cover grunge e Depeche Mode .
“Vecchiume che piacerebbe anche a te.”
Lorenzo rise di gusto.
“Anche il secchione fa musica?” chiese, sorseggiando la birra.
Lui è il batterista.
Il padre fece una smorfia d’apprezzamento e Riccardo disse che erano tutti curiosi di sapere come era la musica a Bergamo in quegli anni. Lorenzo annuì con un’aria pensierosa.
“Ok!” esclamò. “Sappi che la musica di cui ti parlerò è su internet.”
Fece una pausa e si guardò intorno: l’età media arrivava al massimo a quaranta. Poi, però, in un angolo vide una coppia di cinquantenni – forse marito e moglie – che si gustavano una lager con aria serena e questo lo rincuorò.
Spiegò subito che era difficile far stare un argomento così vasto in una mezz’oretta scarsa – domani devi andare a scuola – ma avrebbe fatto del suo meglio.
“Non sono un critico musicale. Parto dalle mie esperienze personali, ovviamente”.
E anche dai racconti degli amici musicisti.

Prima di tutto Lorenzo ricordò al figlio che stavano parlando di una città piccola, per quanto bellissima e meno provinciale di quello che si crede comunemente. E con un vicino di casa molto più grande e con un’enorme disponibilità di fondi e di spazi.
“Oggi Bergamo ha sicuramente più appeal ed è più famosa, in Italia e nel mondo.”
Però anche negli anni Ottanta si poteva comunque ricordare qualche evento importante. Riccardo tirò fuori dallo zainetto un blocco e una penna. Lorenzo cominciò citando con tono solenne il Festivalbar a Sant’Agostino nel 1987. La faccia di Riccardo rimase senza espressione.
“Non sai cosa è, giusto?” disse il padre, schioccando le dita.
Chiarì che si trattava di un evento musicale, estivo ed itinerante, con cantanti e gruppi che presentavano i loro successi e vinceva chi otteneva più passaggi radiofonici e televisivi, sommati ai risultati alle vendite; serata e premiazione finale a all’Arena di Verona. Negli anni Settanta e Ottanta fu una manifestazione importante per la musica e il costume sociale.
“Sant’Agostino dove adesso fanno l’Estivo?”
Lorenzo annuì. Elencò poi dei concerti famosi: Edoardo Bennato, appena diventato famoso con la canzone “La Torre di Babele”, al Palazzetto dello Sport – quando era perfettamente agibile; ricordò di essere stato a uno dei vari concerti di Guccini, un one man show, seduto su una sedia impagliata e accanto un fiasco di vino; i Rocketsquelli vestiti da marziani e la faccia dipinta d’argento, chiarì subito e Riccardo fece di sì poco convinto ma sempre prendendo appunti – sempre al Palazzetto, nel 1979; i Pooh, naturalmente visto che uno di loro viveva e vive a Bergamo; la PFM, ancora in auge negli Ottanta; Mia Martini alla discoteca Tiffany; un concerto mattutino di Bruno Lauzi, per le scuole, al Cineteatro Nuovo – al suo posto adesso purtroppo c’è un supermercato, aggiunse con la faccina triste; un fantastico concerto di Vasco Rossi, oramai una star, alla Città Mercato di via Carducci – Auchan e ora Conad – che cantava il nuovo singolo “Vita Spericolata” davanti a un mare di sedicenni adoranti e ansiosi di avere la propria sregolatezza.
“Io ero uno di quelli” specificò con sguardo furbo facendo sorridere Riccardo.

Lorenzo raccontò dei gruppi e della realtà musicale bergamasca; come ovunque, la musica non era veicolata da Internet e Youtube e MTV sarebbe arrivata negli anni Novanta. Al massimo c’era Top of the Pops.
“MTV, nata negli USA, è stata la prima trasmissione televisiva planetaria a diffondere i video musicali” chiarì.
Ora so che fa solo Reality e Serie.
“E la seconda, che è ha cessato nei primi anni 2000, era britannica e invece ospitava i gruppi e i cantanti che suonavano live nel programma.”
Riccardo scriveva con grande impegno.
Insomma, per suonare bisognava fare concerti – nelle birrerie in primis, come la Birreria di Loreto o il Corte Sconta alle Cinque Vie, e poi alle feste del paese o gli oratori, talvolta nelle discoteche o nei cinema – e per sfondare i dischi – vinili, ovviamente – e venderli. Tra le band bergamasche più in vista Lorenzo parlò degli Hallowed, precedentemente conosciuti come Ourselves.
“Una band Heavy Metal tutta bergamasca e capitanata da Massimo Numa”.
Il loro primo LP con il nome della band come titolo – significava Long Playing, ossia il disco grande a 33 giri e contrapposto al piccolo 45 giri – è un gran disco del genere “duro” e fu addirittura ristampato nel 2018 ed ebbe una tiratura limitata nel 1986 per l’Unicef. Era conosciuta anche all’estero, un loro grande fan era il batterista del gruppo inglese Venom, molto famoso nel campo HM negli anni Ottanta. Negli anni Novanta Max Numa partì per Londra fondando là un’altra band HM di successo, i Savannah Nix.
“Attualmente vive e suona ancora a Bergamo, è sempre un super appassionato di musica ed è ancora sulla breccia; suona e canta in vari gruppi di diversi generi musicali.”
Tra questi il gruppo Due Mondi che porta in giro i successi di Lucio Battisti.
“So chi è!” si fece avanti Riccardo. Pollice alzato del padre.

Altri gruppi molto attivi e conosciuti erano i Forest Hills dove suonava un ottimo chitarrista di nome Angelo Serighelli – soprannominato India – che poi aveva fondato un’altra band di nome Wizard Band: facevano Rock ‘n Blues.
Oppure Blues Rock, insomma quel genere lì.
“Diciamo che in quanto a durezza arrivavano a Hendrix”.
Lorenzo tacque e fissò il figlio con uno sguardo di rimprovero.
“Tu sai chi è Jimi Hendrix, vero?”
“Papà, mi hai fatto la testa grande così quando ero piccolo”.
Lorenzo sorrise sollevato.
“Si chiama educazione musicale, caro figlio mio!”
La maggior parte dei gruppi si cimentava nel Rock ‘n Blues, gli anni Ottanta vivevano ancora lo stimolo forte degli anni Settanta e del Grande Classic Rock (Stones, Creedence, Led Zeppelin, Deep Purple, the Who e così via) e l’elettronica era appena nata.
Un altro gruppo molto apprezzato, anche fuori dai confini bergamaschi, erano i Crying Steel, forse trevigliesi. Heavy Metal ovviamente. E di buona fattura.
Un gruppo che faceva un rock più morbido ma con venature pop, reggae, funky, erano i Quartiere Latino. Altri che ricordava erano gli Orcinus Orca dove suonava un altro suo amico, Stefano Brignoli, che si fecero conoscere con il pezzo “Rabbia di città”, genere Progressive Rock, grazie a una compilation organizzata da Franco Mussita, un altro famoso musicista e attivo promotore di musica nella provincia di Bergamo.
La compilation si intitolava “New Berghem Rock Band” e includeva, tra i vari gruppi rock conosciuti in città e in provincia: i Flushing Meadow con “Sensazioni”, gli Storm con “The Law”, Wizard Band con “Bla bla bla”, i Raminghi – un altro gruppo progressive – dove suonava il basso e cantava il già citato Mussita con “Per un sorriso”.
“Ma di Stefano Brignoli ti parlerò anche dopo”.
“Potrei e dovrei andare avanti per ore, vista l’abbondanza di materiale: allora c’erano davvero tanti gruppi proprio perché per fare musica non esistevano le app che possono usare anche gli incapaci per creare canzoni”.
Allora si suonava veramente e bisognava cercare di farlo bene.

Lorenzo guardò l’orologio. Non potendo dilungarsi troppo, fu costretto a lasciare il Rock e si dedicò a un altro genere, per certi versi contrapposto. La Disco. Anzi, la Italo Disco.
“Un genere nato e famoso proprio negli anni Ottanta” continuò “musica all’insegna della spontaneità e del divertimento – e ovviamente del ballo – e che ora sta vivendo una seconda giovinezza grazie alle richieste dall’estero (soprattutto Svezia, Olanda, Messico, paesi dell’Est europeo).”
Un genere portato avanti dalle radio libere – nate proprio negli anni Settanta e Ottanta – e interpretato da musicisti come Gazebo, Ryan Paris, i Fratelli La Bionda, Albert One, Den Arrow e tanti altri; alcuni dei più famosi musicisti e produttori di Italo Disco sono proprio bergamaschi: per esempio P. Lion (alias Pietro Paolo Pelandi) con la sua immortale “Happy Children”, Alberto Carrara con “Disco King”, David Zambelli e Walter Verdi fondatori di un vero e proprio progetto musicale chiamato Scotch e la loro “Disco band” – quella che inizia con i colpi di tosse, cercala su internet Clay Pedrini e la sua “This is my life”, Manlio Cangelli e Massimo Berti creatori degli Wish Key con il successo di “Orient Express”.
Papà, non riesco a starti dietro, implorò Riccardo.
“Don’t worry” replicò Lorenzo, mandando giù l’ultima sorsata di birra “ho quasi finito.”
Ed ecco che tornava il sopra citato Stefano Brignoli, perché è tornato sulla cresta dell’onda e attualmente canta e fa tour proprio promuovendo questo genere, abbracciato dopo l’esperienza rock. Il buon Stefano fa concerti nelle discoteche e nei locali in Svezia, Olanda, Messico.
L’Italo Disco ha influenzato generi dance nati dopo, come la Techno e la House.
“Ascoltale, Ricky: sentirai gli originali delle canzoni che oggi vengono rifatte e rimixate secondo l’attuale gusto veloce e latineggiante.”
Oggi ci sono solo cover: musica clonata e riclonata.
“Quindi, come vedi” disse alzandosi “piccola città non significa piccole idee.”

Riccardo chiuse il blocco e se lo sistemò nel giubbotto. Doveva correre a casa e Lorenzo non voleva incidenti diplomatici con sua madre. Guardò il figlio uscire sorridente e terminò la sua birra. Prima di lasciare il locale si guardò ancora intorno e si congedò da tutti i suoi ricordi.

Con pseudonimo di Max Dahl, Massimo Daleffe ha pubblicato i romanzi “Beau Rivage” (Gonzo Editore) e “L’Arca” (0111 Edizioni)

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