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Perché ho scelto Simone Cristicchi come capitano al FantaSanremo

Articolo. Martedì scorso ho partecipato alla conferenza stampa di Simone Cristicchi che ci ha presentato il brano col quale partecipa all’edizione di Sanremo di quest’anno «Quando sarai piccola» e ho deciso di eleggerlo come capitano della mia squadra al Fantasanremo. Vi spiego perché.

Lettura 6 min.
Simone Cristicchi (Ph Giorgio Amendola)

Simone è salito sul palco in un elegante completo grigio quasi come i suoi riccissimi capelli e ha esordito leggendo il testo di una canzone dal forte impatto narrativo, più simile a una prosa che a una melodia tradizionale: «Credo». Il brano, tratto dal suo ultimo album «Dalle tenebre alla luce», anticipa l’uscita della versione deluxe prevista per il 14 febbraio.

La performance ha sorpreso molti dei giornalisti presenti in sala, mentre altri hanno chiesto a Cristicchi il motivo di questa scelta e il senso del brano, dedicato alla fragilità di chi affronta l’invecchiamento, il cambiamento del corpo dopo una malattia e le cicatrici di un evento traumatico.
Con la sua consueta sensibilità, Simone ha spiegato che non è la prima volta che affronta questo tema: lo aveva già fatto in passato con «L’ultimo valzer».

Mi si è scaldato il cuore perché io quella canzone la conosco bene. Racconta l’amore tra due vecchietti che si innamorano in una casa di riposo e fantasticano sull’idea di sposarsi facendo la lista di nozze in una farmacia. È un testo struggente, romantico che sa di nostalgia e di speranza che trasforma un luogo spersonalizzato, in un teatro di sentimenti e promesse nel quale anche a ottant’anni può germogliare qualcosa. Non a caso nel 2010 si è aggiudicato il Premio Mogol con quel brano.

Cristicchi è uno che ironizza con canzoni come «Vorrei cantare come Biagio Antonacci» ma poi scrive testi come «Angelo custode» che già nel titolo contiene un gioco di parole geniale. Il brano racconta di Angelo, custode di un museo di arte antica, che si innamora di una statua, parla di filosofia con il busto di Platone, mentre aspetta che i professori centenari e le studentesse infreddolite lascino il museo, per poter parlare a questa Venere trovata in fondo al mare e sperare che diventi umana e ricambi il suo amore.

Cantautore, attore teatrale e scrittore, Cristicchi ha lasciato un segno indelebile nella musica italiana con canzoni che raccontano storie di vita vera, spesso con una delicatezza disarmante. Ricordo che Cristicchi ha partecipato a Sanremo anche nel 2013 e nel 2019 con il brano «Abbi cura di me» col quale si è aggiudicato il Premio Sergio Endrigo per la migliore interpretazione e il Premio Giancarlo Bigazzi per la migliore composizione musicale.

Dopo la vittoria a Sanremo 2007 con «Ti regalerò una rosa», un brano che parlava di malattia mentale, quest’anno torna sul palco dell’Ariston con «Quando sarai piccola». La canzone è un omaggio alla madre, che dopo un’emorragia cerebrale ha visto la sua vita cambiare radicalmente. Nel testo, Cristicchi affronta con toccante sincerità l’inversione dei ruoli tra genitori e figli, restituendo alla musica italiana un racconto denso di amore e memoria.

Nato a Roma nel 1977, Cristicchi oltre alla carriera musicale, ha intrapreso un percorso teatrale con spettacoli come «Mio nonno è morto in guerra» col quale racconta le storie dei soldati dell’esercito e «Magazzino 18», dove ha affrontato il tema dell’esodo degli italiani d’Istria, Fiume e Dalmazia.

La sua musica è sempre stata un mezzo per dare voce a chi non ce l’ha, e questa volta lo fa attraverso una storia personale e universale al tempo stesso. «È vita vera, vissuta ogni giorno. Ed è per questo che io mi sento nudo su quel palco, perché racconto di qualcosa che mi succede quotidianamente». Un brano così profondo merita un posto d’onore anche al FantaSanremo, e chi meglio di lui potrebbe essere il mio capitano?

Il FantaSanremo: storia di un fenomeno pop

Per chi ancora non lo conoscesse, il FantaSanremo è un fenomeno che ha travolto gli appassionati del Festival con un mix di ironia e sana competizione. Nato quasi per gioco nel 2020 da un gruppo di amici di Porto Sant’Elpidio, in piena pandemia, è diventato in pochi anni un vero e proprio rito collettivo.

Il meccanismo è semplice: ogni partecipante costruisce la propria squadra di artisti in gara, guadagnando punti in base a determinate azioni compiute sul palco. Dire «papalina», fare l’occhiolino alla telecamera, scendere in platea o sfoggiare look eccentrici possono valere bonus inaspettati. Il tutto con un obiettivo chiaro: rendere Sanremo ancora più divertente e imprevedibile, ma soprattutto avvicinare il pubblico più giovane che crea delle vere e proprie community sui social.

Per iscriversi al FantaSanremo, basta andare sul sito ufficiale del gioco e creare un account. Una volta registrati, si riceve un budget virtuale di 100 Baudi (la moneta ufficiale del gioco, in omaggio a Pippo Baudo) da usare per selezionare una squadra di artisti in gara al Festival.

La vera novità di quest’anno riguarda la composizione della squadra nel FantaSanremo. Non sarà più limitata a cinque artisti, di cui uno con il ruolo di capitano, ma seguirà una struttura più simile a quella del Fantacalcio. Ogni giocatore può infatti selezionare un totale di sette artisti: cinque saranno titolari, mentre gli altri due formeranno una panchina ridotta, pronti a subentrare se necessario.

Ogni cantante ha un valore differente in base alla sua popolarità e alle aspettative sui punti che potrà ottenere. Dopo aver scelto il proprio capitano, che avrà un bonus speciale, la squadra è pronta per competere.

A questo punto, si può scegliere se partecipare alla classifica generale o entrare in una lega privata con amici, colleghi o altri appassionati. Ogni lega può avere regole personalizzate e premi interni, rendendo l’esperienza ancora più divertente. Le leghe del FantaSanremo funzionano come mini-competizioni tra gruppi di amici, colleghi o comunità online che vogliono sfidarsi tra loro. Anche i brand sfruttano il fantasanremo per avvicinare gli utenti.

Ad esempio, Spotify ha lanciato la sua lega ufficiale, invitando gli utenti a creare le proprie squadre con playlist dedicate agli artisti in gara. Anche brand del settore food & beverage come Estathé e Birra Moretti hanno sfruttato l’evento per creare engagement, proponendo premi speciali per chi si iscriveva alla loro lega.

Un caso particolarmente interessante è stato quello di WindTre, che ha utilizzato la propria lega per promuovere il concetto di connessione e condivisione, offrendo bonus speciali agli utenti che coinvolgevano amici nel gioco. Persino case di moda come Gucci e Valentino hanno sfruttato il FantaSanremo, giocando sul look dei cantanti e premiando outfit stravaganti o accessori.

Durante il Festival, i punti vengono assegnati in base alle azioni compiute dagli artisti sul palco, e i giocatori devono seguire ogni serata con attenzione per scoprire se la loro squadra sta accumulando bonus o malus.

I bonus sono punti extra assegnati quando un cantante compie determinate azioni, come dire la parola «papalina» in diretta, scendere in platea, ballare sul palco o interagire in modo particolare con il conduttore. Alcuni bonus sono più elaborati, come quello assegnato a chi suona uno strumento dal vivo o a chi dedica la canzone a qualcuno.

I malus, invece, fanno perdere punti e penalizzano la squadra. Ad esempio, un cantante può incorrere in un malus se dimentica il testo, cade sul palco, si presenta con un outfit troppo sobrio o viene eliminato dalla competizione. Alcuni malus possono persino derivare da comportamenti fuori dal palco, come non presentarsi alla conferenza stampa.

Quest’anno ad esempio aderendo alla lega Chanteclair guadagna 10 punti l’artista che ha un outfit piumato, altri 10 l’artista che si esibisce per primo e altri 10 chi ha un battibecco nel backstage. Mentre saranno premiati i riferimenti al trio comico Aldo Giovanni e Giacomo.

Aneddoti divertenti sul Fantasanremo

Negli anni il FantaSanremo ci ha regalato momenti esilaranti e inaspettati che hanno reso il Festival ancora più imprevedibile.

Nel 2022, Achille Lauro si autoproclamò «capitano» per accumulare punti extra, portando il pubblico a chiedersi quali altre mosse geniali avrebbero potuto seguire gli artisti. Nel frattempo, Dargen D’Amico trasformò la platea dell’Ariston in una pista da ballo, scendendo tra il pubblico per improvvisare un’esibizione danzante. Perfino Amadeus e Fiorello entrarono nel gioco, pronunciando più volte la parola «papalina» e facendo volutamente azioni che garantivano punti ai concorrenti del FantaSanremo.

L’interazione tra artisti e pubblico si è trasformata in un elemento essenziale del Festival, rendendolo non solo una competizione musicale, ma anche un vero e proprio spettacolo interattivo, alimentato dai social network, dagli hashtag, ecc.

Cristicchi mi porterà alla vittoria?

Scegliere Simone Cristicchi come capitano della mia squadra di FantaSanremo non è solo una scelta strategica, ma anche simbolica. Simone ha sempre raccontato i fragili perché è stato ed è innanzitutto un fragile. «La mia attitudine verso i fragili la avevo sin da bambino. Se non avessi trovato lo sfogo dell’arte sarei stato un uomo molto violento e chiuso in me stesso», rivela alla platea di giornalisti. Poi aggiunge anche: «Ho passato due anni della mia vita in camera, chiuso a disegnare – ha spiegato –. Rifiutavo qualsiasi forma di aiuto e gli unici amici erano questi personaggi colorati e divertenti che inventavo per farmi compagnia. Se non avessi trovato questa valvola sarei ancora chiuso in una stanza. La mia cura sono state la musica e l’arte, che hanno curato questa mia ferita profonda».

Lo scelgo perché la copertina del suo album raffigura «L’Occhio di Dio» una nebulosa planetaria creata da una stella morente. Come a dire che il nostro compito è di intercettare tutto ciò che fa luce nell’oscurità, di trovare quella scintilla che ci permette di andare oltre la materia, oltre il visibile.

Lo scelgo perché mi piace chi, come lui, non ha paura di mostrarsi esitante, chi tra una parola e l’altra lascia spazio al silenzio. Perché mi piace chi vede nella fragilità un’origine, non un limite, e nella normalità una variabile da ridiscutere ogni giorno. Chi non si spaventa della propria vulnerabilità, ma la accoglie come parte del viaggio. Mi piace chi, nel buio più profondo, non si lascia schiacciare dalla paura, ma neanche si ostina a lottare contro l’inevitabile. Chi sa distinguere tra resistenza e ostinazione, e trova la forza anche nell’atto di arrendersi, quando è necessario.

Mi piace chi sceglie la gentilezza come forma di vittoria, chi combatte le sue guerre senza lasciare ferite negli altri. Mi piace chi come Cristicchi crede che il dolore ci può rendere migliori perché una ferita può diventare feritoia, come le matite spezzate che però disegnano ancora.

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