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Musica da Bere è un concorso che ci vede lungo

Articolo. Alcuni dei vincitori delle scorse edizioni calcano oggi palchi importanti. Quest’anno le finali – con sei nomi fra solisti e band – saranno allo Spazio Polaresco di Bergamo. Ospiti Gio Evan, Eugenio Cesaro degli Eugenio in Via Di Gioia e I Camillas con Giacomo Laser per ricordare Mirko Bertuccioli

Lettura 5 min.
Gio Evan

Da qualche anno a questa parte Musica da Bere sta portando alla luce diverse realtà musicali che poi trovano spazio nel panorama del nostro Paese, dagli /handlogic vincitori l’anno scorso sino a Ettore Giuradei nella prima edizione del 2010, passando per Her Skin, Sarah Stride, Liede, I’m not a blonde, La Rappresentante di Lista e Iosonouncane.

Quest’anno le fasi finali dell’undicesima edizione si svolgeranno venerdì 11 e sabato 12 settembre allo Spazio Polaresco di Bergamo, dopo un’anteprima alla Latteria Molloy di Brescia giovedì 10 con Ruben Camillas e i Pau Amma in duo acustico. Ospiti venerdì 11 Gio Evan (Targa MdB 2020); sabato 12 Eugenio Cesaro, frontman degli Eugenio in Via Di Gioia (Targa MdB 2020), in un set acustico solitario e sempre sabato, ma anche i giorni prima, I Camillas (Targa MdB 2020 alla carriera).

Questa edizione del premio è dedicata a Mirko Bertuccioli, aka Zagor Camillas, fondatore e frontman del gruppo scomparso prematuramente lo scorso aprile, e a #LAMUSICADELFUTURO, hashtag di MdB derivato dal titolo dell’ultimo libro firmato dai Camillas, “La Storia della Musica del Futuro” (che verrà presentato sia alla Molloy che venerdì al Polaresco). Ci saranno quindi dei momenti in ogni serata per omaggiare la band e uno speciale showcase conclusivo ribattezzato I Camillas con Giacomo Laser.

Effenberg, Il Corpo Docenti, L’avvocato dei Santi, La Scala Shepard, Nervi e Underwoods saranno invece i finalisti. Li abbiamo intervistati, tre domande secche a ciascuno (e in fondo una piccola tracklist).

LB: Presentatevi con una citazione: letteraria, musicale, cinematografica o quel che volete.

Effenberg: “L’eroe di questi luoghi è chi fallisce la sua vita e si adopera con fervore per far fallire la vita degli altri. È il rancoroso a oltranza, il luminare dell’astio, il patito del malanimo, lo scoraggiatore militante... In questi anni gli scoraggiatori hanno avuto conferma delle loro teorie. Le fabbriche costruite dopo il terremoto sono quasi tutte chiuse. I centri storici sono vuoti o abitati solo da vecchi. La classe dirigente, unico caso in Occidente, è ancora in parte quella degli anni sessanta del secolo scorso. C’è De Mita con i suoi sindaci fedeli e c’è il paesaggio. Io sto con il paesaggio” – F. Arminio (La Cura Dello Sguardo).

Il Corpo Docenti: “C’è una certa tristezza in questo mondo, poiché ignoriamo molte cose. Sì, ignoriamo molte belle cose. Cose come la verità. Pertanto, la tristezza della nostra ignoranza è molto reale. Le lacrime sono vere. Che cosa sono le lacrime? Ci sono persino piccoli condotti, i condotti lacrimali, per produrre queste lacrime, in caso di tristezza. Poi, il giorno in cui la tristezza ci colpisce, ci chiediamo: ‘Chissà se questa tristezza, che mi fa piangere, chissà se questa tristezza che mi spezza il cuore avrà mai fine?’. La risposta, ovviamente, è sì. Un giorno, la tristezza avrà fine” – Twin Peaks, per bocca della Signora Ceppo.

L’avvocato dei Santi: “In girum imus nocte et consumimur igni” che tradotto in italiano è più o meno “giriamo in tondo nella notte e veniamo consumati dal fuoco” (un palindromo in lingua latina, ndr).

La Scala Shepard: Scomoderemo il Nanni Moretti di Caro Diario con una citazione tanto snob quanto sincera: “Sa cosa stavo pensando? Io stavo pensando una cosa molto triste, cioè che io, anche in una società più decente di questa, mi ritroverò sempre con una minoranza di persone. Ma non nel senso di quei film dove c’è un uomo e una donna che si odiano, si sbranano su un’isola deserta perché il regista non crede nelle persone. Io credo nelle persone. Però non credo nella maggioranza delle persone. Mi sa che mi troverò sempre d’accordo e a mio agio con una minoranza...”.

Nervi: Pensare fa male.

Underwoods: “La musica esprime ciò che non può essere espresso a parole e ciò che non può rimanere in silenzio.” – Victor Hugo.

LB: Perché fate musica?

Effenberg: Mi piace, ho cominciato e adesso mi dispiacerebbe smettere.

Il Corpo Docenti: Perché fare musica banalmente ci tiene vivi, sapere di stare lavorando per qualcuno che ci ascolta oltre che per personale soddisfazione ci riempie di motivazione. Possiamo dire anche che ci piacerebbe diventasse un lavoro, sarebbe l’obiettivo finale, ma ora come ora fare musica è come ritrovarsi in una seconda famiglia e crescere di giorno in giorno.

L’avvocato dei Santi: Credo sia qualcosa che mi completi, come se mi mancasse un pezzo per sentirmi intero, pezzo che trovo nella musica. Qualcosa che serve al mio animo per far quadrare i conti.

La Scala Shepard: Perché è importante non stare fermi e tenersi in forma. E per scrivere e promuovere la propria musica c’è un bel da fare.

Nervi: Creare mi distrae da tutto ciò che non mi fa stare bene. Mi è più facile creare musica che altro, quindi cerco di farla il più possibile.

Underwoods: La musica è il modo più puro e spontaneo con cui esprimiamo noi stessi. È una passione intensa che permette di provare le emozioni più disparate: è tutto quello che abbiamo e tutto quello per cui daremmo ogni parte di noi.

LB: Come vi mantenete nella vita? È difficile coniugare musica e studio/lavoro?

Effenberg: Mi occupo di musica e turismo. Per ora riesco a far collimare tutte e due le cose.

Il Corpo Docenti: Nella vita sopravviviamo! Individualmente, nelle nostre vite, abbiamo dato tutto per la musica studiandola e vivendola nella scuola fondata da Franco Mussida della PFM, chi per il conseguimento del diploma, chi per la laurea. Quindi diciamo che fino ad ora non abbiamo mai dovuto coniugare musica e studio/lavoro proprio perché coincidevano. Ormai abbiamo quasi tutti finito il ciclo di studi e quindi è arrivato il momento di iniziare a pensarci. Ci penseremo!

L’avvocato dei Santi: Purtroppo e per fortuna la mia unica fonte di mantenimento al momento è la musica. Ho dovuto faticare molto e devo costantemente farlo per riuscire a cavarne un ragno dal buco, ma posso dire che è una grandissima soddisfazione.

La Scala Shepard: Abbiamo tutti intenzione di lavorare nella musica e nell’arte. Siamo coscienti che non sia un obiettivo semplice da raggiungere con il nostro progetto e quindi (oltre a non rinunciare a farlo) proviamo a tirare fuori i tentacoli e a inventarci modi di resistere nella giungla. Curando produzioni altrui, o materiale audio/video per il web o per corti, ad esempio. Vivissima è l’aspirazione di arrivare a fare musica per cinema e TV.

Nervi: Sono laureato in filosofia, ma faccio un lavoro part time che non c’entra nulla con la mia laurea, la musica ha priorità assoluta, anche a costo di vivere peggio, e non voglio pensare ad alternative per almeno due anni.

Underwoods: Tutti noi abbiamo anche impegni fuori dall’ambito musicale, ma questo non è mai stato un ostacolo. Se hai una passione, non è mai un peso portarla avanti.

LB: Una cosa bella e una brutta che vi sono capitate fino ad oggi.

Effenberg: Il fatto che una mia canzone sia stata usata come colonna sonora di una manifestazione sull’ambiente è sicuramente una bella cosa. Di esperienze brutte in realtà non ce ne sono state. Mi ricordo qualche concerto particolarmente sfigato, qualche gomma bucata, qualche incomprensione sui cachet e molte mail senza risposta. Però anche queste sono tutte cose belle.

Il Corpo Docenti: Una cosa bella è stata sicuramente la prima data del tour invernale all’Alcatraz di Milano in apertura ai Punkreas. Riguardo la cosa brutta, è difficile, sicuramente i nostri primi concerti erano inguardabili, ma pensiamo positivo per una volta e vediamoli come del sano e innocuo trash.

L’avvocato dei Santi: La cosa bella è farlo di per sé. Sentirsi meglio ad ogni nota messa al posto giusto, ad ogni parola che ci fa sentire più vivi. La cosa brutta... beh, non credo ci sia. Abbiamo la possibilità di scegliere cosa fare, per fortuna, e se dovessi scegliere qualcosa di brutto, sarei uno sciocco.

La Scala Shepard: La cosa più bella come gruppo fatta fino ad ora è stato il mettersi in gioco totalmente, lo spogliarsi di preconcetti e affrontare ogni passo con nuova spinta e entusiasmo: passare dal suonare per strada in assetto totalmente acustico all’affrontare palchi in assetto elettrico con la voglia di dire sempre qualcosa che potesse essere al contempo fruibile e vero. Essere sinceri in quello che si fa è la base del nostro “fare musica”. Allo stesso tempo questo ti porta inevitabilmente ad essere più vulnerabile e alle volte è stato difficile combattere con i mostri del giudizio altrui senza subirne influenze negative e ripercussioni non solo sul sound del progetto ma anche nelle vite singole di ognuno dei membri.

Nervi: La cosa bella è che da quando è nato Nervi ho fatto solo ciò che volevo fare, la cosa brutta è che non è del tutto vero, perché ho fatto qualche live dalla cameretta in quarantena, e lo avrei evitato volentieri.

Underwoods: Ogni esperienza è sublime: bellissima e terrificante nello stesso momento. Può capitare di avere momenti di insicurezza e frustrazione, ma sicuramente la gioia e la spensieratezza che proviamo stando sul palco sono impagabili.

L’ingresso allo Spazio Polaresco è gratuito previa prenotazione (qui le info). Eppen è media partner dell’evento.

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