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László Fassang, «suonare è curiosità: è giocare con i suoni per scoprire nuovi mondi»

Intervista. Dal 20 settembre al 25 ottobre torna la nuova edizione del «Festival Organistico Internazionale Città di Bergamo». Le consolle degli organi della città, dalla Cattedrale in Città Alta fino alla Chiesa delle Grazie, ospiteranno numerosi musicisti di caratura internazionale. Ad inaugurare la rassegna sarà l’improvvisatore ungherese László Fassang, in un viaggio tra improvvisazione e scoperta

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L’incanto e il fascino dell’organo: uno strumento complesso, dalle mille anime e dotato di mille sfumature, capace di incantare e sedurre gli animi, di ammaliare anche gli spiriti più scettici. Questo rappresenta il cuore pulsante di uno dei festival più importanti della città, il «Festival Organistico Internazionale Città di Bergamo» che anche quest’anno si propone al pubblico nella sua 32esima edizione, coltivando una tradizione importante che ha saputo – nel tempo – accrescere le proprie forze e proporre ogni volta al vasto pubblico un programma di caratura internazionale di altissimo profilo qualitativo.

«Il migliorare o eguagliare la qualità dell’edizione precedente – commenta Fabio Galessi, direttore artistico del Festival – è un meccanismo che crediamo indispensabile se si desidera mantenere vivo quell’incredibile interesse internazionale guadagnato in questi decenni». Nell’edizione di quest’anno le parole chiave sono innovazione e sperimentazione, in perfetto dialogo con una tradizione musicale e strumentale secolare, che ha ribattezzato la nostra città insieme a Brescia, nel 2023, «Città degli Organi». Il legame con Brescia non si è concluso: anche quest’anno il Festival continua la sua collaborazione con l’Associazione «Amici della Chiesa del Carmine», con due eventi organizzati in comune tra le manifestazioni.

L’attenzione alla qualità rimane assolutamente centrale, trasmessa e promulgata soprattutto dal livello degli ospiti di ogni edizione, che anche quest’anno rappresentano un punto di riferimento assoluto in ambito internazionale. Ad inaugurare la 32esima edizione del Festival bergamasco – venerdì 20 settembre alle 21 in Cattedrale, alla consolle dell’organo Corna 2010 – sarà l’organista ungherese László Fassang, professore d’improvvisazione al Conservatorio di Parigi nonché organista residente al Müpa-Budapest (Palazzo delle Arti), già ospite a Bergamo in passato come concertista e recentemente come docente all’interno di una masterclass tenuta per i giovani studenti della classe di organo del Politecnico delle Arti, sempre in collaborazione con il Festival.

Nel concerto del prossimo 20 settembre proporrà, per quanto riguarda la prima parte, un inedito e sorprendente viaggio attraverso un programma segreto – intitolato «Le musiche che regalerei ad un amico se decidesse di trasferirsi su un’isola deserta», composto da dodici brani, da Johann Sebastian Bach a Louis Vierne, suonati senza soluzione di continuità, il cui dettaglio verrà rivelato al pubblico in chiesa solo all’ultimo momento – , mentre la seconda parte sarà interamente dedicata all’improvvisazione in ricordo della figura dell’organista finlandese Kalevi Kiviniemi (1958 - 2024), venuto a mancare recentemente, il quale sarebbe dovuto essere il protagonista di questa prima serata.

A László Fassang abbiamo posto alcune domande, per poterlo conoscere meglio e per presentare il suo programma all’interno del Festival.

WL: Qual è il legame che intercorre tra lei e la nostra città?

LF: Ho avuto modo di suonare a Bergamo più volte in passato, la prima volta più di vent’anni fa. È sempre un grande piacere visitare questa meravigliosa città ed essere ospite in questo Festival: ringrazio Fabio Galessi per l’organizzazione estremamente professionale e di alta qualità. Un luogo in cui mi piace particolarmente suonare è la Cattedrale perchè – oltre a possedere una acustica e un’architettura sorprendenti – dalla consolle situata davanti mi sento maggiormente vicino al pubblico.

WL: Attualmente lei è Professore di improvvisazione al Conservatorio di Parigi, il primo professore straniero a ricoprire questo incarico. Secondo lei quali sono le qualità che deve avere un buon improvvisatore?

LF: Penso che le qualità più importanti per un improvvisatore debbano essere la curiosità, l’apertura alla scoperta di cose nuove e la gioia di giocare con i suoni, quasi come un quando un bambino gioca con i Lego®. Un buon improvvisatore deve reagire molto velocemente alla realtà dei suoni, sia quando essi sono pensati, sia quando provengono semplicemente dal dito in modo casuale, quasi “per errore”.

WL: Nella primavera di quest’anno è venuto a Bergamo per una masterclass con gli studenti del Politecnico delle Arti. Cosa consiglia alle nuove generazioni di musicisti?

LF: I ragazzi erano tutti aperti ad imparare. Ho provato a condividere con loro alcune delle mie esperienze personali, facendo riferimento al consiglio di Franz Liszt: «dovresti collegare dita, orecchie e intelligenza e allenarle contemporaneamente ogni volta che suoni il tuo strumento». È un processo lungo e ogni musicista deve trovare un modo molto personale di apprendere: l’insegnante può solo dare consigli, esempi e soprattutto energia e motivazione.

WL: Lei ha collaborato anche con la musicista Zuzana Ferjencikova - ospite nella nostra Cattedrale di Bergamo - per la realizzazione del film «Sfida d’improvvisazione».

LF: È stata una situazione davvero unica da registrare non solo per il concerto in sé, ma anche per la preparazione, per avvicinare i musicisti al pubblico anche dal punto di vista umano. Per me è stata un’opportunità davvero unica per condividere i miei pensieri e sentimenti personali; inoltre Zuzana è stata un’ottima partner per questo progetto.

WL: Veniamo ora al programma ideato per il Festival. Com’è nata l’idea de «La musica che regalerei ad un amico se decidesse di trasferirsi su un’isola deserta», proposto nella prima parte del concerto?

LF: Come organista residente al Müpa Budapest, ho avviato una nuova serie di recital d’organo nei quali il pubblico può sedersi esclusivamente davanti alle canne dell’organo. Da questo luogo il suono risulta più presente e maggiormente energico. Questi concerti durano solo 50 minuti senza interruzione e mirano a raggiungere un nuovo pubblico. La scelta del programma è stata assolutamente libera, senza nessuna tematica, stile o compositore particolare. Ho fornito solo il motto, ovvero «l’idea di un programma di 50 minuti di musica da regalare ad un amico se decidesse di trasferirsi su un’isola deserta». Qui a Bergamo proporrò lo stesso format, con brani originali e alcune mie trascrizioni.

WL: Il concerto è dedicato alla memoria del grande organista Kalevi Kiviniemi, recentemente scomparso, al quale dedicherà alcune improvvisazioni nella seconda parte. Qual è stato il suo legame con il musicista? Ha qualche ricordo con lui?

LF: Ho incontrato Kalevi due volte: una prima volta in Giappone, dove abbiamo trascorso un po’ di tempo insieme e abbiamo avuto uno scambio interessante – rimasi colpito dal suo atteggiamento nei confronti del pubblico – e una seconda a Budapest. Era una persona umile, dotato di una tecnica favolosa: le sue trascrizioni erano eccezionali. Sono rimasto molto scioccato nell’apprendere della sua tragica morte: quando Fabio Galessi mi ha chiesto di suonare il concerto di apertura al posto suo, non c’era dubbio che questo appuntamento dovesse essere dedicato alla sua memoria.

WL: In conclusione: qual è il suo concetto di tradizione?

LF: Ho avuto la possibilità di suonare con amici provenienti da diverse tradizioni musicali, come il jazz o la musica folk. Grazie all’improvvisazione possiamo aprire le porte e lasciarci influenzare a vicenda senza alcuna limitazione, permettendoci di pensare fuori dagli schemi. Suono l’organo in modo diverso proprio grazie a tutte queste belle esperienze. Per questo concerto, ad esempio, ho intenzione di utilizzare del materiale tratto dal folklore finlandese per rendere omaggio a Kalevi Kiviniemi.

Gli altri appuntamenti del Festival

Dopo l’inaugurazione con Fassang, il Festival proseguirà presentando al pubblico bergamasco una carrellata di ospiti internazionali, tutti per la prima volta a Bergamo.

Il secondo appuntamento della rassegna, quello abitualmente dedicato ad un giovane vincitore di Concorso, vedrà la partecipazione – venerdì 27 settembre ore 21, presso la chiesa di Santa Maria Immacolata delle Grazie – di Samuel Gaskin, un «giovane statunitense dalle origini asiatiche, già promettente compositore ed oggi studente di Jean-Baptiste Robin a Versailles», sottolinea Galessi. Proporrà pagine di grande varietà, unendo le improvvisazioni a pagine del repertorio soprattutto novecentesco (Morel, Messiaen, Litaize), con uno sguardo al jazz con una trascrizione di una composizione di Oscar Peterson.

Venerdì 4 ottobre alle 18.30 e alle 21 presso la piccola chiesa della Beata Vergine del Giglio – dove è custodito l’organo più antico della città, un “portativo” del secolo XVII riportato alla sua originale funzionalità lo scorso anno – sarà ospite Pieter van Dijk, tra i più importanti esponenti dell’esecuzione “informata” del repertorio antico, che offrirà al pubblico un viaggio attraverso il Seicento tedesco - olandese (Scheidemann, Sweelinck, van Noordt e Weckmann).

Pieter van Dijk
Pieter van Dijk
Martin Schmeding
Martin Schmeding
Franz Danksagmüller
Franz Danksagmüller

Il quarto appuntamento rappresenterà una novità assoluta per Bergamo e per il Festival: venerdì 11 ottobre, alle 21 nella chiesa di Sant’Alessandro della Croce, sarà protagonista Franz Danksagmüller – docente alla London Royal Academy – in un intrigante programma d’improvvisazione che vedrà commistioni tra organo ed elettronica, utilizzando il repertorio operistico di Puccini. «Visto l’anniversario Pucciniano (i cento anni dalla sua morte), nella prima parte della performance verranno utilizzate famose melodie del musicista toscano, dando così vita ad una composizione in prima mondiale (“Puccini Reloaded”), mentre la seconda verterà su temi dati al momento dal pubblico», spiega Fabio Galessi.

Si proseguirà con Martin Schmeding, l’autorevole titolare di cattedra alla Hochschule di Lipsia, protagonista il 18 ottobre alle 21 sulla consolle del Vegezzi-Bossi 1915 della Basilica di Santa Maria Maggiore, con un programma dedicato al poco noto compositore Franz Schmidt (del quale cade quest’anno il 150esimo anniversario di nascita) e le sue radici, con brani e trascrizioni di Beethoven, Brahms, Bruckner, Mahler e Fuchs.

L’edizione di quest’anno si concluderà venerdì 25 ottobre alle 21, ritornando in Cattedrale, con il duo formato da Olivier Vernet e Cédric Meckler, che proporrà nella prima parte una serie di trascrizioni per organo a quattro mani, con brani di Johann Sebastian e Johann Christian Bach (con l’utilizzo anche dell’organo storico Felice Bossi 1842), mentre nella seconda due celebri e popolarissimi brani sinfonici come «L’Apprendista Stregone» di Paul Dukas e il «Bolero» di Maurice Ravel.

L’ingresso per tutti gli appuntamenti è libero e gratuito. Come negli ultimi 4 anni, tutti i concerti saranno trasmessi in diretta streaming sul canale YouTube del Festival. Per maggiori informazioni: www.organfestival.bg.it

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