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Giovani e territorio salgono sul palco con «Clamore»

Intervista. Dal 27 al 30 giugno, il festival porterà oltre 220 band ad esibirsi in numerosi punti della città. L’obiettivo della rassegna è quello di riunire tutti i protagonisti del mondo musicale bergamasco e “conquistare” ogni quartiere di Bergamo

Lettura 4 min.
Uno scatto delle scorse edizioni del festival

Dal 27 al 30 giugno, il festival pEssere musicisti nel 2024 e volersi esibire è davvero difficile. I palchi scarseggiano e il pubblico è spesso monopolizzato dalle realtà maggiori, non sempre disposte a creare momenti di crescita per i gruppi emergenti. Da queste problematiche nasce «Clamore», un festival di rete che ogni anno punta a posizionare più palchi possibile all’interno della città di Bergamo, convocando su iscrizione volontaria centinaia di band pronte a mettersi in mostra e a supportarsi l’un l’altra. Per capire meglio in cosa consista «Clamore» e quali novità abbia in serbo per l’edizione 2024, abbiamo discusso con il direttore artistico della manifestazione Dimitri Sonzogni.

GT: Che cos’è «Clamore»?

DS: «Clamore Festival è un festival di rete che cerca di coinvolgere un po’ tutti gli attori che normalmente partecipano all’attività musicale live della città e della provincia – promotor, fonici, maestranza in generale e musicisti – in un weekend estivo a base di musica su più eventi disseminati per la città. La formula di partecipazione per i musicisti è quella dell’iscrizione libera – conclusasi a maggio – e le uniche condizioni che diamo sono la capacità di tenere il palco per venti minuti, portare solo brani originali ed essere della provincia di Bergamo o Brescia. Quest’anno abbiamo anche introdotto una formula innovativa che si chiama «Clamore Young», che prevede per le band under 20 l’iscrizione al festival anche per l’esecuzione di brani non originali, per cui anche di cover. È un modo che ci è sembrato più inclusivo per le band che muovono i primi passi e non hanno un repertorio di musica originale, ma vogliono ugualmente confrontarsi con un pubblico per poter fare esperienza.

GT: Come è nato questo progetto?

DS: È nato da un’idea che mi è venuta ormai nel 2017, guardando il format della «Festa della musica» che fanno ogni anno a Brescia coinvolge e attiva tanti progetti del territorio. L’idea era quella di portare anche nel nostro territo un evento simile e, dato che ho sempre lavorato come promoter con le varie realtà e locali della città, ho cominciato a coinvolgere l’Edonè, che ha ospitato le prime edizioni, e poi tutte le altre realtà della città che fanno musica dal vivo.

GT: Come viene recepito il festival e come sono andate le iscrizioni per questa edizione?

DS: Quest’anno abbiamo avuto, come è successo tutti gli anni, un nuovo record di iscrizioni, con ben 226 band, di cui una cinquantina provenienti dal bresciano, anche queste in aumento rispetto allo scorso anno. Siamo molto felici di questo aumento perché conferma quelli che sono i feedback positivi da parte del pubblico. Ogni anno si crea sempre molta attesa e c’è sempre parecchia gente agli eventi, anche se mi vien da dire che è un risultato naturale quando si crea un progetto di rete che viene costruito e alimentato da tante persone. Si crea spontaneamente una sorta di passaparola, per cui sempre più band sono invogliate a partecipare, invitando a loro volta amici che ascoltano anche le altre band.

I locali sono contenti perché i concerti portano pubblico e le band sono contente perché hanno dei palchi su cui suonare, che non è scontato. Ovviamente, dato il gran numero delle band presenti, l’organizzazione non offre compensi ai gruppi perché sarebbe davvero troppo oneroso. La rassegna garantisce però la copertura delle eventuali spese per i diritti d’autore, l’ospitalità e mette a disposizione palco, tecnici e backline, in modo da permettere alle band di suonare senza preoccupazioni riguardo a logistica e materiale tecnico.

GT: Quali sono le principali problematiche nell’organizzare un simile evento?

DS: Dal punto di vista organizzativo, problematiche particolari non ce ne sono, o meglio, nulla che non faccia parte della routine lavorativa legata ad un concerto. Abbiamo però fatto sempre molta fatica a far recepire alle istituzioni chi fossimo e cosa fosse «Clamore». Con quest’ultima edizione forse ci siamo riusciti, quindi abbiamo più supporto da parte dell’amministrazione che ci ha garantito la possibilità di attivare nuove postazioni palco oltre alle solite all’interno di locali o di parchi recintati. Ad esempio, avremo una postazione sabato 29 sul Sentierone per «Urka! Festival» e avremo anche un palco all’interno del parco della Malpensata, che per me è comunque un motivo di orgoglio perché è un quartiere a cui teniamo molto. Ovviamente non parliamo di grandi palchi, saranno postazioni a terra e non ci saranno impianti super performanti. L’idea è quella di fare musica per stare insieme, per conoscersi e per passare del tempo di qualità insieme. Un’altra difficoltà negli anni è sempre stata quella di coinvolgere i progetti più affermati, che fanno sempre fatica a lasciarsi attrarre dal festival, da un lato perché sono già pieni di impegni, dall’altro perché magari non ne colgono il valore. Ci piacerebbe poter avere più band affermate all’interno del nostro palinsesto che vadano a mescolarsi alle band più inesperte in modo da avere anche uno scambio più proficuo.

GT: Quali sono gli obiettivi futuri di «Clamore»?

DS: Guarda, l’unica cosa che posso dirti e che voglio dirti è che l’obiettivo di «Clamore» sarà quello di provare a “invadere” tutti i quartieri della città. Ci piacerebbe riuscire nel tempo ad allargare la rete, in modo da riuscire a trovare delle location in ogni zona di Bergamo in cui poter attivare una piccola postazione palco e quindi riuscire a coinvolgere più attivamente la città. L’altro grande obiettivo che abbiamo da sempre è quello di fare in modo che «Clamore» sia un contenitore utile anche per le band che vi partecipano dal punto di vista nozionistico, delle competenze e degli incontri. Stiamo lavorando anche per quest’anno a dei talk con dei professionisti dell’ambiente dello spettacolo, che si metteranno a disposizione durante i giorni del festival per band, iscritti o anche pubblico generico per dare qualche consiglio. Per i prossimi anni, vorremmo appunto che anche questo lato si espandesse.

GT: Un messaggio per il pubblico e le band?

DS: Al pubblico rinnovo semplicemente l’invito a seguire i concerti, un invito che ci ha aiutato a trasmettere anche la nostra testimonial d’eccellenza Martina Caironi, una campionessa paralimpica bergamasca, oltre che amante della musica, a cui vogliamo un sacco bene. Per le band invece il consiglio coincide con il nostro vecchio slogan: «prendetevi il palco!»

«Clamore» è un progetto ideato, organizzato e promosso da Ink Club Aps, in collaborazione con lo Spazio Giovanile Edonè, la rete di locali live della città di Bergamo e con il supporto del Comune di Bergamo. Si svolgerà dal 27 al 30 giugno e il consiglio è quello di seguirne le pagine social per rimanere aggiornati su tutte le band che si avvicenderanno nei vari palchi sparsi per la città.

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