Enzo Avitabile si muove da sempre tra radici e frontiere. Le prime ben salde nel quartiere Marianella della sua Napoli dove è nato nel 1955, le seconde aperte verso un mondo da scoprire con curiosità, tra soul, jazz e world music. Un artista che ha saputo accorciare le distanze tra popoli, culture e tradizioni, facendo del mondo la propria casa.
Un mondo costellato di incontri e collaborazioni: dal re del funk James Brown a icone pop come Tina Turner, a uno degli storici pilastri dell’hip hop come Afrika Bambataa. Un viaggio cominciato da bambino con un sax in mano, che negli anni ha toccato luoghi geografici e territori artistici differenti: dalla Serbia di Goran Bregovic, alla Giamaica di Rita Marley, all’incontro con gli inchiostri di Andrea Pazienza e Milo Manara, a quello con il grande schermo, una folgorazione. Oltre a riconoscimenti come la Targa Tenco e i BBC World Music Awards, Avitabile con la colonna sonora del film “Indivisibili” si è aggiudicato una pioggia di premi, tra cui due David di Donatello.
Dal grande schermo, durante i giorni del lockdown Avitabile è passato a quello piccolo del cellulare e quando il mondo non si è più misurato in chilometri, ma nei metri quadri di un appartamento, l’artista attraverso Facebook ha accolto il pubblico a casa sua. “Dialogare attraverso la musica è il mio modo per arrivare al cuore di ognuno di voi – scrive Avitabile sulla sua pagina – È per questo motivo che, quasi ogni giorno, cerco di tenervi compagnia con quattro note e due parole. Semp’ mane e mane”. “Mane e mane”, mano nella mano in napoletano, come il titolo di uno dei suoi brani più amati, cantato insieme al musicista guineano Mory Kanté, scomparso di recente a causa del virus.
Insieme a Tony Esposito, Davide Van de Sfroos, Raoni Metuktire (capo indigeno dei brasiliani Kayapo, candidato al Nobel per la Pace 2020) e all’astronauta Luca Parmitano, Avitabile sarà tra gli ospiti della versione online del festival Lo Spirito del Pianeta, in diretta streaming il 29 e 30 maggio per due serate dedicate a musiche e culture del mondo sul canale Facebook del festival.
“Questo non è il tempo per promuovere me o le mie canzoni, ma quello in cui la musica deve incarnare la vicinanza e la speranza – spiega Avitabile – Ci troviamo tutti in un momento di disagio e sorpresa davanti a una vita che non avremmo mai immaginato e che dobbiamo ancora capire come navigare. Così ho pensato di portare un po’ di sole alle persone online, dato che non era possibile incontrarci dal vivo”.
L’appuntamento è stato quasi quotidiano nei giorni del lockdown: sui social Avitabile ha condiviso pensieri, parole e musica con il suo pubblico. “Ho sentito la necessità di uno spazio in cui aspirare a momenti di libertà, quando nessuno di noi poteva uscire di casa. Così quei brevi video girati da telefonino a telefonino: a volte versioni acustiche di mie canzoni, altre semplici condivisioni. Non ho voluto usare mezzi più sofisticati, mi è piaciuto farlo così, mi pareva coerente, era inutile preconfezionare qualsiasi cosa, tanto più il pensiero. Quello che contava era incarnare la speranza di non perdere il mondo”.
Speranza e vicinanza, anche e soprattutto quando quest’ultima viene a mancare in un momento di estremo isolamento e distanziamento fisico, “Mane e mane / Int’ ’a stu fridd’ che fa / ’O viento ca vene / ’O viento ca va”, canta Avitabile. “Mano per mano / dentro a ’sto freddo che fa / il vento che viene / il vento che va”. Un racconto di migrazioni, dove la vicinanza è l’unica via per resistere al gelo, quando ciò che vacilla è l’idea dell’esistere al sicuro.
“Una canzone è sempre un elemento sociale, comunica nel bene e nel male. Ho sempre voluto raccontare i disagi dei tempi, penso a brani come ‘Mane e mane’ o a ‘Non è giusto’. Credo che la musica sia sempre una risorsa che accompagna le persone, in particolare in un momento di difficoltà per la società come quello che stiamo vivendo. Anche ciò che ci verrebbe da definire anticultura veicola un messaggio e col tempo viene assorbita dal costume dell’epoca in qualche modo. Sta a noi saper leggere quello che anche l’anticultura ha da dirci”.
Accanto al valore della musica come specchio del tempo, Avitabile riflette anche sul suo ruolo, spesso svalutato, all’interno della società e non solo durante e dopo il picco della pandemia: “Nelle scorse settimane i problemi strutturali del mondo della musica sono diventati palesi anche per chi non li aveva mai considerati e molti hanno preso consapevolezza delle condizioni dei lavoratori invisibili del settore, dai tecnici, ai turnisti, ai facchini. Ma c’è di più. Ci sono anche musiche del mondo e artisti che, per il tipo di genere che suonano, fanno da sempre i conti con cachet molto bassi e difficoltà economiche. Ci sono festival piccoli, ma di grande valore, che si autofinanziano e non ci si può continuare a muovere solo con l’idea del biglietto dal costo alto o del mega concerto. Esiste anche quella parte della musica, è essenziale e da sempre è in sofferenza”.
Lo sguardo dell’artista napoletano qui si apre oltre i confini italiani e guarda alle buone pratiche di altri paesi come la Francia, che da sempre offre un sussidio agli artisti: “una cosa molto nobile e intelligente per sostenere il suono e la parola, una pratica che c’è anche in Germania, dove esiste una grande attenzione alla creatività, che è una professione e che come tale è riconosciuta”.
“È importante che il meccanismo della cultura non dipenda solo dai biglietti, altrimenti si perde la potenza della ricerca e si mette in gioco il futuro dell’arte. Non in quanto tale, perché la musica, il cinema e il teatro ci saranno sempre, ma in relazione alla questione politica ed economica legata ai vari settori: penso ad autori, esecutori, turnisti, produttori e a tutte le persone che ci lavorano. Sono loro che devono vivere e non solo sopravvivere, mentre danno vita all’arte”.