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Cinquanta musicisti, sette paesi diversi e un concerto che unisce. Quello dell’Asian Youth Orchestra a Bergamo

Articolo. Dal 20 al 30 luglio, il Conservatorio Donizetti ha ospitato 43 giovani talenti dall’Asia all’interno del suo campus estivo. L’esperienza si concluderà venerdì 5 agosto alle 18.30 con un «omaggio musicale all’Italia» nella Basilica di Santa Maria Maggiore in Città Alta

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L’Asian Youth Orchestra si esibisce nel cortile di Palazzo Frizzoni (Bedolis)

Non è mia abitudine dare inizio a un articolo con un luogo comune. Che la musica sia in grado di unire, di andare oltre le guerre, le divisioni, di accorciare le distanze, è forse un luogo comune. Eppure, quando ho visto 43 ragazzi di sette paesi asiatici suonare davanti – e insieme a – un gruppo di bergamaschi commossi, quel luogo comune si è fatto talmente reale da dover essere condiviso.

Ho conosciuto gli allievi dell’Asian Youth Orchestra e i professori che li hanno accompagnati in Italia la scorsa settimana, durante una conferenza stampa in Palazzo Frizzoni che più che una conferenza stampa è stata una vera e propria esibizione musicale.

Considerata tra le migliori orchestre giovanili al mondo, l’Asian Youth Orchestra (AYO) riunisce ogni anno oltre 100 membri da diversi paesi (negli ultimi tempi meno, per via dell’emergenza sanitaria ancora in corso). I musicisti vengono selezionati con un rigoroso processo di audizioni e condividono un’esperienza estiva di sei settimane: un Campus di prove di tre settimane e poi un tour internazionale con famosi direttori e artisti solisti. E qua mi fermo, perché la sede del Campus di prove scelta dall’AYO quest’anno è stata proprio la città di Bergamo.

Dal 20 al 30 luglio, il Conservatorio Donizetti ha ospitato i ragazzi all’interno del suo annuale summer camp. Ha dato loro l’opportunità di conoscere la cultura orobica, di dialogare con il violinista Giuseppe Gibboni, vincitore dell’ultimo Premio Paganini. Soprattutto, ha dato loro modo di preparare il tour, che li vedrà esibirsi nelle prossime settimane in varie parti dell’Italia (Sale Marasino il 7 agosto, Traversetolo il 9) e poi fare tappa in Germania, diretti da Joseph Bastian. Questo, non prima di aver salutato Bergamo con un concerto speciale – a ingresso libero e gratuito – che si terrà il 5 agosto alle 18.30 nella Basilica di Santa Maria Maggiore.

Per l’occasione, i musicisti suoneranno insieme a quattro studenti bergamaschi la «Sinfonia Classica» di Prokofiev, la «Pulcinella Suite» di Stravinsky e, in chiusura, la «Sinfonia Italia» di Mendelssohn. Il concerto verrà trasmesso anche su Bergamo TV l’11 agosto alle 21.

Una storia di passione e di talento

L’Asian Youth Orchestra venne fondata da Richard Pontzious nel 1990, con il supporto del violinista Yehudi Menuhin. «Ricordo ancora come se fosse ieri quando diedero la notizia al telegiornale. Era tutto in bianco e nero, inquadravano Menuhin che suonava il violino, e annunciavano la nascita di un’orchestra per valorizzare i migliori musicisti dell’Asia», racconta Giorgio Versiglia, docente di fagotto del Conservatorio Donizetti e storico tutor dei fagottisti dell’AYO.

L’avventura di Versiglia con l’orchestra comincia nel 2012, quasi per caso. «Venni invitato a Boston dall’allora storico e famosissimo primo fagotto della Boston Symphony, Mr Matthew Ruggiero, che conobbi per altre traversie. Mi raccontò che da anni, in estate, andava a insegnare in Asia, e mi disse: “Comincio ad essere stanco, ti piacerebbe prendere il mio posto?” Ricordo che lo guardai con gli occhi spalancati perché non ci conoscevamo da lunga data, ma gli dissi “Matthew, sarebbe per me un grande onore”».

Atterrato ad Hong Kong, con tutte le «paure da italiano con la sua valigetta», Versiglia scopre un mondo. Un mondo fatto da scuole sempre aperte, da gruppi di studenti che, per arrivare preparati alle lezioni, cominciano ad esercitarsi nella hall del conservatorio alle sei del mattino, e da ex alunni che restano amici dopo anni. Conosce Richard Pontzious, il fondatore. «Richard apprezzava il mio stile italiano di insegnare, perché noi italiani non abbiamo limiti, e se c’è da dare il massimo, lo facciamo. Mi chiese di invitare altri docenti, altri strumentisti. Si venne a creare una sinergia italiana così forte che io a volte dicevo “Richard, non voglio dare vita a una mafia italiana a Hong Kong”, ma lui mi diceva “Non ti preoccupare, io prendo solo ciò che è buono”».

Chiedo a Versiglia di condividere con me un ricordo di Richard Pontzious, morto il giorno di Natale del 2020. Mi risponde tra le lacrime. «Era uno showman nel suo modo di trattare con il pubblico, ma anche un uomo rigorosissimo. Con lui, non scappava un capello. Provavamo moltissime volte. Era alla ricerca di una perfezione vecchio stile che io amo da morire, perché oggi siamo nell’epoca del “fast food”, e io sono uno “slow food”: mi piace sentire i sapori, capire quali sono gli ingredienti, le giuste proporzioni. La bellezza è fatta da proporzioni, che diventano armonia».

La sinergia che porta la pace

L’arrivo dei 43 studenti dell’Asian Youth Orchestra e dei loro insegnanti in Italia è stato – almeno, così l’hanno descritto sulla loro pagina Facebook – un «piccolo miracolo». A cominciare dall’atterraggio in perfetto orario, che non è poca cosa considerati i frequenti disagi negli aeroporti di tutto il mondo. Ma il miracolo, secondo Versiglia, sta avvenendo di giorno in giorno anche nella nostra città: «avere degli artisti internazionali che chiedono ospitalità a Bergamo, in una città di cultura come la nostra, secondo me è un onore. Credo che quest’anno sia stato particolarmente felice per noi: siamo arrivati nel posto giusto al momento giusto. Abbiamo avuto il supporto del Direttore del Conservatorio, Emanuele Beschi, del Sindaco, delle istituzioni, della Fondazione MIA, che hanno dialogato tra di loro. Questo non succede spesso. Tante volte anche i progetti di qualità trovano interlocutori non attenti. Nel nostro caso, siamo stati fortunati. Mi auguro che la nostra città continui a fare lo stesso, a bussare al Conservatorio, che non è un luogo chiuso, ma un luogo pieno di cultura con la C maiuscola».

Ad accompagnare i musicisti, è anche Keith Lau, General Manager dell’AYO. «Questo è davvero un tour speciale per noi, perché abbiamo molti italiani nella nostra orchestra. Avevamo già fatto tournée in Europa, ma mai in Italia. Era il tempo di andare a casa dei nostri insegnanti, e mostrare agli studenti cos’è l’Italia. Era tempo per loro di non limitarsi a leggere libri, ma di sperimentare la cultura italiana, di vivere questa cultura. Tre settimane non è molto, ma immagina un giovane di 22-23 anni: vivere in Italia per due-tre settimane è un sogno che si avvera».

Lau sorride, mentre mi racconta di amare a tal punto la nostra città da aver comprato, qualche tempo fa, una casa a Predore, sul Lago di Iseo. «Quello del 5 agosto sarà un omaggio all’Italia, ma anche un ringraziamento alla città di Bergamo per averci ospitato, un piccolo dono. Sappiamo che Bergamo ha sofferto molto per il Covid-19, per cui speriamo di portare tanta gioia alla città. Non abbiamo nessun messaggio politico, se non un messaggio di fratellanza. Spero che le persone capiscano quanto sia importante essere insieme».

Un dono alla città di Bergamo, in realtà, l’Asian Youth Orchestra l’ha già fatto. Durante la conferenza stampa di presentazione del concerto, i giovani talenti dell’orchestra hanno suonato «Nimrod», brano musicale di Edward Elgar che apre e chiude tradizionalmente le loro tournée in ogni parte del mondo. Lo hanno fatto da soli, senza direttore, lasciando il pubblico a bocca aperta.

L’idea è stata di Keith Lau. «Non si può più suonare “Nimrod” senza Richard Pontzious, non sarebbe stato lo stesso con un altro Maestro… Abbiamo fatto sentire ai ragazzi una registrazione dove Richard dirigeva, in modo da dare loro un’idea dello stile, e poi l’hanno suonata da soli. Si può suonare “Nimrod” con lo spirito di Richard. È l’orchestra che continua a vivere, anche senza di lui. Quando mi chiedono “Chi è stato Richard?”, è facile rispondere: “Uno che ha creato una cosa del genere”. Un suono magico».

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