È arduo condensare in un breve articolo ciò che Angelo Zibetti ha fatto, in particolare per la musica; purtroppo, ci ha lasciati il giorno di Natale del dicembre scorso e non è più possibile ascoltare dalla sua voce risonante l’entusiasmante racconto della sua lunga carriera di imprenditore della musica. Ma chi ha lavorato tanti anni con lui e chi l’ha conosciuto bene ritrae nel modo più efficace e a tutto tondo questo illustre caravaggino, ormai conosciuto da tutti nell’ambiente delle radio e dei locali musicali d’Italia.
Nato dunque nella città di Michelangelo Merisi (restiamo ancorati alla tradizione senza entrare nella querelle del luogo natio del grande pittore) negli anni Trenta, Angelo era figlio di industriali del settore oleario. Ma non seguì le orme dei genitori. O meglio, divenne anche lui un affermato imprenditore, però in un altro mondo, quello della radio e dei locali d’intrattenimento. Alla base, c’era ovviamente il suo amore per la musica, che non sfociò come per tanti altri nell’impegno musicale diretto, bensì utilizzando un approccio gestionale.
“La mia passione per la radio risale al 1950, ancora studente in collegio a Celana” – ci racconta proprio lui nel suo libro-biografia “Angelo Zibetti 1957-2017. Una vita in Musica” – “nella cameretta singola a mia disposizione avevo creato un nascondiglio dove custodire una radio; ben nascosta in una scatola di cartone, con quell’apparecchio radiofonico potevo ascoltare le canzoni senza essere visto dal personale dell’istituto”.
Sempre da ragazzo, passava l’estate a Varazze dove invece ammirò (e frequentò) i locali che allora andavano forte: il Cabiria, una rotonda pista da ballo con juke box e affacciata sul mare, e il Kursaal Margherita, uno dei locali precursori delle moderne discoteche, il Calypso ad Arenzano – dove nel ’57 si esibirono i Platters.
Nel 1957, a ventun anni, coronò il suo sogno: aprire una discoteca. La chiamò Calypso, utilizzando uno stabile a Caravaggio e di proprietà della famiglia. La sua primogenita partì subito forte, sfoggiando nella sua sala da ballo orchestre e cantanti famosi: per esempio Eddy Caruso, nel cui gruppo suonava un giovanissimo Tullio de Piscopo, Nino Soprano con la sua “Pappa con il Pomodoro”, i Raminghetti, Rino Denti con i Chiodi e tanti altri; per l’inaugurazione Angelo riuscì ad avere Edy Campagnoli, allora famosissima valletta di Mike Bongiorno in “Lascia o Raddoppia”.
Per una questione di licenza, dovette lasciare il Calypso, ma ormai la strada era segnata: nel centro di Caravaggio, trasferì il suo entusiasmo e il suo sogno in un edificio che in precedenza era stato un mulino, con tanto di ruota gigante. Il grande e caratteristico manufatto finì all’entrata del locale e diede il nome al locale. Fu un successo incredibile, ancora più del Calypso, e La Ruota fu considerata la più bella discoteca della Lombardia. Ci suonarono grandi nomi: i Campioni di Roby Matano (di cui abbiamo parlato qui) e con un giovane Lucio Battisti, i Motowns, i Primitives di Mal, Rocky Roberts e Lola Falana, i Rokes, Fausto Leali e i Dik Dik, Fred Bongusto e Don Backy, Sandro Giacobbe e i Decibel, i Corvi con tanto di volatile nero sulla spalla, Jimmy Fontana e i Ricchi e Poveri, Caterina Caselli, i Nomadi, Gino Paoli e i Pooh, Wess, Rita Pavone e l’Equipe 84; ma anche cabarettisti e showman come Teo Teocoli, Claudio Lippi, Massimo Boldi. Troppi per ricordarli tutti.
Di tutti gli aneddoti che legano Roby Matano – il leader dei Campioni – ad Angelo, il più significativo è proprio il loro primo incontro.
“Una sera del 1964 eravamo in un locale di Milano, il Caprice” – ci racconta ancora emozionato Roby – “e due uomini chiesero di noi; uno dei due si presentò come Angelo Zibetti, proprietario di un noto locale di Caravaggio. Una sala da ballo, ovvero una balera come si diceva allora. Ci conosceva e voleva scritturarci perché era rimasto senza orchestra. Per il giorno dopo. Noi ci guardammo un po’ pensierosi: eravamo un gruppo lanciatissimo con concerti anche all’estero e apparizioni televisive. La balera era per noi un ingaggio di serie B. Però scambiai qualche parola in romanesco con Lucio. Perché no, ci chiedemmo, proviamo a fa’ ‘sta cosa. Beh, da subito scoprimmo un nuovo mondo: il calore del pubblico si mostrò perfino superiore a quello dei concerti. Ci aveva assunto per una serata, diventò un mese, poi una stagione, un anno e poi anni”.
Il loro sodalizio incluse negli anni anche l’organizzazione di concerti – famoso quello di Battisti al Kursaal Margherita di Varazze nel 1969 – trasmissioni radiofoniche, concorsi per giovani talenti – che oggi chiameremmo appunto talent. Tra loro era scoccata subito la scintilla, nascendo immediatamente un rapporto di stima e proficua collaborazione professionale, durato per decenni.
“Ma fu anche una solida amicizia: lui era un dandy, un elegantone e andavamo spesso insieme a Milano a comprare vestiti”. Angelo era un grande imprenditore con una altrettanto grande sensibilità artistica: un connubio perfetto. “In un mondo di furbi e millantatori, come quello musicale e imprenditoriale, Angelo svettava per la sua onestà e la correttezza” – specifica Roby.
Quando il titolare del suo ex locale, il Calypso, invidioso del successo di Angelo, fu condannato per un attentato dinamitardo alla Ruota, il nostro si tolse una bella soddisfazione ricomprandosi la sua prima creatura: Angelo iniziò così a diversificare i locali per genere, lasciando la Ruota per la Disco e il Calypso per il liscio.
Nel 1967 fu chiamato a gestire il noto locale Kursaal Margherita di Varazze – luogo delle sue vacanze estive in gioventù – sempre frequentato da celebri personaggi del mondo musicale e dello spettacolo: Marcella Bella, Nilla Pizzi, Lucio Dalla, Giorgio Gaber, Ornella Vanoni, Johnny Dorelli, Fred Bongusto, Adriano Pappalardo, Domenico Modugno, Gianni Morandi, Walter Chiari, Gino Bramieri e tanti altri. Prese anche la conduzione dello Scoglio di Sestri Levante e la Torre del Capitano di Lavagna.
Tutti i suoi locali, discoteche o sale da ballo e concerto, andavano a gonfie vele. Ma sentiva l’esigenza di avere una nuova sfida. Nel 1976 riprese perciò il suo primo amore: la radio. Accettò l’offerta di condurre una trasmissione in una radio locale, Radio Liberty. Fu amore a prima vista. Ci lavoravano giovani dj ora diventati famosi: Nicoletta De Ponti, Robertino, Lionello Lavezzari. Angelo li conquistò, portando il suo stile, dischi recenti e le novità discografiche. E il supporto logistico della Ruota per registrare i programmi.
“Mi diedero carta bianca per la programmazione – ricorda nel suo libro – e io come primo brano misi il successo del momento “Love to love you baby” di Donna Summer, per intenderci quello che iniziava con un lungo sospiro. Ricordo che questo suscitò una gran quantità di lamentele per quel brano trasmesso all’ora di pranzo”.
Nello stesso anno, Angelo fondò la sua radio: Tele Radio Treviglio, con il quartier generale in Piazza Insurrezione. Da buon imprenditore, dotò la neonata creatura radiofonica della migliore strumentazione e delle sue idee per fare marketing. Oltre a Lavezzari e De Ponti, la scuderia dei dj fu arricchita da Corrado Sonzogni, Gino Catini, Augusto Iannarilli, Walter Ravasi, Silvia Riva – alla testata giornalistica – e Dario Desi.
Il direttore della concessionaria di spazi pubblicitari di Bergamo gli disse che con quel nome non avrebbe mai venduto nel capoluogo orobico. Aveva ragione e urgeva cambiare nome. Il suggerimento definitivo arrivò da Silvia Riva: “Usa il tuo cognome, Angelo”.
Nel 1980, la radio fu dunque ribattezzata Radio Zeta – l’iniziale del cognome – e arrivarono altri dj famosi: Gianni Mecca, Claudio Paco Astorri, Fabiana Viola, Eugenia Ferrari e altri. Radio Zeta era diventata una grande realtà. Angelo continuava a curare la programmazione e le scelte musicali, oltre a fare lo speaker. Aveva una voce irresistibile, rimasta nel cuore di tutti gli ascoltatori.
“Correva l’anno 1983” – racconta Dario Desi, tra i dj quello che ha lavorato più tempo con Angelo – “e io all’epoca trasmettevo a “Via Radio” di Melzo. Un giorno il tecnico responsabile della bassa frequenza Sergio Oreglio (lo stesso di Radio Zeta) mi confidò che Angelo Zibetti stava cercando una voce maschile per il programma del mattino: per me era un bel colpo, visto che si trattava della radio più ascoltata in Lombardia. Fu la grande opportunità di diventare finalmente professionista, dopo anni di gavetta in piccole realtà locali”.
“Il rapporto con il mitico Angelotto” – il soprannome che si era scelto proprio lui, conducendo in trasmissione con il saluto “un bel baciotto dall’Angelotto alle belle gioie!” – “tra radio e discoteche è durato 24 anni, un rapporto che da subito andò oltre l’aspetto lavorativo”.
Non era un despota, Angelo, e cercava di instaurare con tutti i collaboratori un rapporto speciale; a parte la sua importanza come imprenditore e anche come addetto ai lavori del campo musicale e radiofonico, Angelo è stato una figura fondamentale per il mondo dei ragazzi e musica, non solo disco.
“Angelo è stato l’amico, il fratello maggiore ed a tratti il padre che avevo perso prematuramente. Autorevole certo, perché comunque era il capo ma mai autoritario! Un editore come non ne esistono più; disposto a condividere con la propria squadra ogni sua idea riguardo nuovi progetti, anche ambiziosi”.
Parallelamente al grande impegno nel mondo radiofonico, Angelo Zibetti aveva comunque sempre mantenuto la gestione dei locali: nel 1980 acquistò il Kit Kat di Zingonia, la culla dei gruppi musicali di quegli anni. Pubblico giovane e affamato di concerti: Angelo non si fece trovare impreparato, organizzando il locale sempre in accordo con le aspettative. Tra i tanti importanti ospiti, ricordiamo un Vasco Rossi nel 1982, reduce da Sanremo. Altri locali che Angelo curò furono il Vitasana di Vigevano, il Tabù di Bressana Bottarone, l’Antares di Pavia.
Angelo era un imprenditore molto ragionevole, non sacrificava il buon senso e il senso civico sull’altare del dio denaro. Quando il successo dei suoi locali – La Ruota e Calypso – cominciò a creare dei problemi alla circolazione e al traffico di Caravaggio, per non arrecare ulteriori disagi alla cittadinanza, Angelotto decise di accorpare le sue creature in un’unica realtà e di spostare tutto in una zona più decentrata. Il 14 febbraio 1985, perciò, nacque lo Studio Zeta.
“Fui io a volere fortemente quella data perché, essendo il giorno di San Valentino era facile da ricordare in modo che non venisse mai dimenticata” – come dice lui stesso nel libro.
La parola “studio” era ispirata al mitico Studio 54 di New York, mentre Zeta era in continuità con la radio.
Anche qui non si risparmiò per costruire con la migliore tecnologia: una parete mobile perfettamente insonorizzata permetteva di dividere la sala in due separate per accogliere diversi generi musicali, oppure se tenuta aperta offriva al pubblico una gigantesca discoteca per cinquemila persone. Un paradiso per il divertimento e la musica, lo Studio Zeta divenne immediatamente una tappa obbligata per gli appassionati della dance e del ballo, tanto da richiamare aficionados da tutto il Nord Italia con speciali bus. Il caso Studio Zeta fu perfino l’argomento di una puntata del Maurizio Costanzo Show, ma anche di programmi Rai, Rete 4 e Canale 5, e più volte fu anche set televisivo.
Tornando a Radio Zeta, Angelo comprese che molti giovani ascoltatori lamentavano la mancanza di musica a loro dedicata. Detto fatto: si adoperò subito per il suo pubblico e tirò fuori un asso: una nuova radio. “Individuai una frequenza che faceva al caso mio” – ci racconta lui nel libro – “che potevo sottrarre a Radio Zeta senza danneggiarla troppo”.
Il 14 settembre 1988 vide la luce la Studio Zeta Discoradio, poi abbreviato in Discoradio, che affiancò la sorella maggiore ma dividendosi la tipologia di pubblico: mentre la neonata si prendeva il pubblico junior e comunque appassionato di discomusic, Radio Zeta restava agli ascoltatori più tradizionalisti e per l’audience femminile. Il kickstart di Discoradio fu dato dallo storico dj Dario Desi, subito affiancato dal collega Walter Ravasi, anche lui da tanto legato a Radio Zeta. Poi arrivò anche il resto del meglio del panorama radiofonico: Andrea Dani, Alberto Zanni, Roberto Forti, Miki Boselli e tanti altri. Ma soprattutto Marco Ravelli, amico – ed ex compagno di classe – di Dario Desi, anche lui in arrivo da Radio Chiocciola di Melzo nel 1989.
“Angelo era un Re Mida del mondo musicale” – afferma Marco – “tutto ciò che toccava diventava oro: sia dal punto di vista imprenditoriale (tutte le sue attività sono state successi finanziari) sia da quello artistico (tanti cantanti e gruppi lanciati e resi famosi ) sia, infine, per quanto riguarda i propri collaboratori. Aveva infatti talento anche per lo scouting: ricordo che mi corteggiò attraverso Dario per almeno un paio d’anni e sono felice di aver ceduto e aver lavorato con lui per tanti bellissimi anni”.
Chi era già conosciuto, lo divenne ancora di più; chi invece fu scoperto da lui, in molti casi diventò una star.
Il successo della nuova radio fu istantaneo e quasi inaspettato, divenendo una delle emittenti più ascoltate d’Italia dai giovani. Sono passati alla storia alcuni suoi programmi come “Discoparade”, “Dedicati un minuto”, “La sveglia di Discoradio”, “Discoradio Dance” e altri. Intanto la sua portaerei, lo Studio Zeta, giganteggiava nel panorama delle discoteche italiane. Oltre alla consueta programmazione per far ballare tanti giovani, nelle sue sale si sono esibiti anche tanti artisti dal vivo: Den Arrow (il primo dei concerti, il 14 febbraio 1985), i Nomadi, Franco Califano, Edoardo Bennato, Alex Britti, Ivana Spagna, Albert One, Irene Grandi, Anna Oxa, Fiorella Mannoia, Gino Paoli e Ornella Vanoni, Laura Pausini, Bocelli, Ligabue, Biagio Antonacci, Ivan Cattaneo, Jovanotti (che cantò con un piede ingessato), Lunapop, Zucchero, Luca Carboni, 883 e tanti altri.
Un capitolo importante delle radio di Angelo Zibetti, soprattutto Discoradio, riguarda le compilation di musica disco: “Discoparade”, “Discoradio Compilation”, “Discoradio 70/80/90”, “Discoradio Dance”, “Discoradio All Hits” e così via, tutte curate da Marco Ravelli con altri due famosi dj, Matteo Epis e Edo Munari. Tutte grandi successi.
Il mondo di Angelotto non finisce qui: oltre all’imprenditore e al conduttore radiofonico, c’è stato anche l’Angelo cantante (tantissime incisioni), il sindacalista (consigliere nazionale del Sindacato Italiano Locali da Ballo), il commentatore sportivo (tifoso interista, presentò molte partite insieme a Bruno Longhi).
Negli anni Duemila i gusti musicali dei giovani cambiarono e arrivò il declino del suo impero – tutti gli imperi, prima o poi arrivano sul viale del tramonto; eppure, anche in questo, Angelo gestì tutto con le consuete classe e signorilità. Ha mantenuto però fino al 2017 la conduzione di un programma radiofonico sulla sua (ex) creatura.
Anche se immerso nella sua attività imprenditoriale e artistica, per tutta la sua vita Angelo è stato sempre legato alla sua Caravaggio. Angelotto credeva nella sua città e nei giovani. “Ho conosciuto Angelo sia come uomo di spettacolo (e imprenditore) ma anche come uomo” – racconta il Sindaco di Caravaggio, Claudio Bolandrini – “Un grande uomo: non aveva mai voluto che si sapesse della sua donazione di 18.000 mascherine distribuite attraverso la Croce Rossa nell’aprile 2020 e nemmeno dell’importante aiuto economico dato al Comune per la pista di pattinaggio”.
“Pochi giorni prima della sua morte, abbiamo parlato della lottizzazione dell’Area Zeta, sorta proprio sull’area della discoteca, dove le vie avranno i nomi delle celebrità che vi hanno cantato (per esempio Lucio Battisti, Lucio Dalla, Augusto Daolio, Fabrizio De Andrè). E nella seconda lottizzazione, oltre a una piazza intitolata a lui e al fratello Ernesto – anche lui grande imprenditore e fondamentale collaboratore – sarà realizzata secondo il suo volere la Casa della Musica, per accogliere tutte le attività musicali del territorio”.
Hai donato tanto alla tua città, ai giovani e alla Musica, sempre con garbo, entusiasmo e correttezza.
Grazie di cuore Angelo.
(Massimo Daleffe)