La PFM è uno dei gruppi fondamentali del rock progressive italiano. Venerdì 15 novembre tornerà al Creberg Teatro di Bergamo per una tappa del tour PFM canta De André – Anniversary, all’interno del programma di Molte fedi sotto lo stesso cielo (la serata è soldout). Un omaggio e un regalo fatto a Fabrizio e al suo pubblico a quarant’anni dal primo live e a vent’anni dalla scomparsa del cantautore ligure.
“Belìn mi dicono che è pericoloso e allora lo faccio”. Sono state queste le parole dette da Fabrizio De André dopo aver ragionato sull’accettare o meno la proposta della Premiata Forneria Marconi e del suo leader Franz Di Cioccio di realizzare un tour insieme.
Ce li dobbiamo immaginare tutti insieme a pranzo in Sardegna alla fine degli anni Settanta. “Io sono quello che ha innescato tutto questo meccanismo – racconta Di Cioccio – sono quello che durante il pranzo ha lanciato la provocazione a Fabrizio, perché lui ci stava a questo tipo di cose, era un grande provocatore anche lui”. Raggiunto al telefono il leader della PFM è un fiume in piena di ricordi che si mescolano all’adrenalina del successo di un tour che da inizio anno conta più di cento date in tutta Italia, metà delle quali andate esaurite, e ha vinto il Premio Miglior Tour di Rock Targato Italia.
“Fabrizio non voleva più cantare, voleva fare il contadino e l’allevatore, però il giorno prima era venuto a un nostro concerto ed era tutto gasato. Noi tornavamo da una tournée americana bellissima dove avevamo aperto i concerti dei Pink Floyd, di Santana e di tantissimi altri artisti, scoprendo pubblici diversi e vivendo da vicino le collaborazioni che gli artisti americani facevano fra loro”.
Il pubblico deve essere conquistato dalla musica, è questo che Di Cioccio continua a ripetere nello spiegare quell’incredibile esperienza. “Alla fine noi e Fabrizio per la prima volta abbiamo collaborato insieme in quanto artisti che provengono da due estrazioni diverse. Se vedo lavorare due rapper insieme non mi stupisco così tanto, parlano la stessa lingua e vengono dallo stesso mondo. Tutti invece sconsigliavano a Fabrizio di cantare con noi, gli dicevano che i nostri suoni lo avrebbero sovrastato e che la sua vena poetica sarebbe scomparsa. Ma più gli dicevano di non farlo, più lui si convinceva, nel suo essere sempre ostinano e contrario”.
Il concerto di Bergamo ricalcherà esattamente la scaletta del tour originale del 1979 – quello immortalato dai due splendidi dischi usciti quell’anno e nel 1980 – con l’aggiunta di alcuni brani de “La Buona Novella”: l’album che ha fatto incontrare De André e i Quelli, la futura PFM allora formata da Di Cioccio alla batteria, Franco Mussida alla chitarra, Flavio Premoli alle tastiere e Giorgio Piazza al basso (non tutti sanno che al disco partecipò con il suo violino anche un giovanissimo Angelo Branduardi).
In scaletta ci saranno “L’infanzia di Maria”, “Il sogno di Maria”, “Maria nella bottega del falegname” e “Il testamento di Tito” (queste ultime due già nel doppio disco live sopra citato) in un arrangiamento rock che in parte nemmeno il cantautore genovese ha mai ascoltato. Una sorta di regalo che la band ha voluto fare all’amico scomparso: “Gli sarebbe piaciuto, ne sono certo” commenta Franz, che aggiunge: “Questo nuovo arrangiamento apre lo spazio e amplifica l’atmosfera dei racconti scritti da Fabrizio. Succede come nei primi concerti, quando capimmo che grazie al nostro suono poteva arrivare al pubblico qualcosa in più della poesia di Fabrizio”. Due gli ospiti d’eccezione sul palco: Premoli, tra i fondatori della PFM, e Michele Ascolese, chitarrista storico di Faber.
Franz Di Cioccio racconta che in studio ad un certo punto partì “La canzone di Marinella” tratta dal concerto al Teatro Tenda di Firenze e Fabrizio gli chiese: “Ma è questo che si sentiva fuori?”. “Certo!” rispose Franz che oggi aggiunge: “A quel punto uscì dalla stanza continuando a ripetere ‘ok ho capito’. Forse in quel momento Fabrizio si è reso veramente conto di cosa stavamo facendo. Lui comunque era sempre molto agitato prima dei concerti temeva la dimensione del palco, la quantità di pubblico e poi in spia voleva solo la sua voce e la sua chitarra, nient’altro. Continuava a ripetere che la batteria gli dava fastidio e da batterista non ho mai smesso di ringraziarlo abbastanza per questo (ride, ndr)”.
Da “Bocca di Rosa”, che apre il live, a “Celebration” che lo chiude, così come nel 1979, l’intento della PFM è di omaggiare l’uomo e l’artista De André, ma anche e soprattutto di celebrare un momento fondamentale della musica italiana. In cui due generi diversi, con pubblici differenti, si sono uniti nello stesso viaggio musicale, contaminandosi e arricchendo uno il bagaglio dell’altro. Dopo quell’esperienza conclude Di Cioccio: “Fabrizio è ripartito con un nuovo afflato e una nuova energia e pure noi abbiamo scritto ‘Suonare suonare’, l’album che ha venduto di più, capendo che dovevamo dare più importanza ai nostri testi”.