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#allamiaetà: Ettore Tacchini, portare la Sala Greppi nel futuro

Racconto. La giurisprudenza, le moto, lo sci e la musica sono quattro ingredienti fondamentali della vita dell’avvocato, uno dei volti e dei protagonisti della trasformazione della città di Bergamo che, nonostante tutto, ha decisamente più voglia di guardare al domani che al passato

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Ettore Tacchini (Rossetti)

La barba la porta fin dal 1969, in ricordo del padre da cui ha ereditato la professione e la propensione a circondarsi di valide e durature amicizie. Gli anni all’anagrafe sono 78, ma il piglio dell’avvocato Tacchini, che dal 2010 si pregia anche del titolo di Commendatore della Repubblica Italiana, non è esattamente quello del professionista in pensione. Tutt’altro, è molto difficile farlo parlare del passato della città in cui vive e opera, che congeda con un: “Sono cambiate troppe cose”. All’avvocato Tacchini piace parlare di presente e futuro, di ciò che servirebbe avviare ora e di come recuperare – artisticamente – un anno che ha sconvolto le carte.

Anche per questo motivo vorrebbe riprendere quanto prima la programmazione dei concerti della Sala Greppi di cui è presidente da 10 anni, ereditando il testimone da Pierangelo Ravasio, ma, spiega perché non sarà possibile: “Purtroppo dovremo attendere i lavori di ristrutturazione della sala, cosa che ci costringerà a restare fermi con la programmazione anche per la prossima stagione, dopo i due anni persi già a causa della pandemia”.

È dal 1982 che il Comitato di Gestione della Sala Greppi organizza un cartellone annuale con eventi dedicati alla musica classica e cameristica, diventando negli anni uno dei luoghi di riferimento per gli appassionati del genere e quello che Ettore Tacchini definisce “Uno dei tre momenti fondamentali della cultura musicale a Bergamo”. Il suo rammarico, in questa situazione è il fatto di non poter organizzare la nuova serie di appuntamenti alimentando la passione di quello zoccolo duro di associati, come li chiama il presidente, che attendono di poter tornare ad ascoltare i concerti di Sala Greppi. “Abbiamo un pubblico molto competente e appassionato, che spero non si disaffezioni dovendo attendere ancora molto per poter tornare ad usufruire degli spazi della Sala e della sua programmazione – racconta l’avvocato Tacchini, che aggiunge – Non ci sarà occasione nemmeno per fare campagne che attraggano i giovani verso la gli appuntamenti di Sala Greppi. Pur sostenendo le iniziative di molti giovani musicisti sono sempre loro, poi, a mancare fra il pubblico”.

Eppure la passione per la musica in Ettore Tacchini, nasce proprio da giovane. Nell’ambiente familiare, ma anche durante gli anni universitari passati a Pavia, che racconta come gli anni più belli della sua vita: “In collegio potevi studiare tutto il giorno oppure potevi aprire la mente a tutte le discipline confrontandoti continuamente con stimoli differenti. Questo è successo a me, frequentando amici con cui si tirava tardi ogni notte, fino alle quattro o cinque del mattino. Non facevamo nulla di particolare, semplicemente chiacchieravamo di cinema, letteratura, arte e storia alimentando in continuazione la passione per queste discipline”.

Non solo, l’avvocato Tacchini ricorda anche una Bergamo in costante evoluzione. Lui che da bambino percorreva un centro città che era ancora molto legato alla campagna, dove i terreni colti e incolti iniziavano a Longuelo e le cascine facevano ancora parte del cuore cittadino: “Crescendo e diventando ragazzo ricordo che Bergamo era espressione di una classe dirigente di elevata cultura e passione e ci sono stati momenti di grande attenzione, con persone che hanno davvero contribuito alla crescita culturale della città”.

Ma, come detto, il ricordo del prima non è argomento su cui insistere troppo. “Si tende sempre a ricordare la propria giovinezza come migliore dei tempi attuali e credo che in parte lo sia stata davvero, perché mi ritengo rappresentante di quella generazione definita ‘fortunata’, che comprende chi è nato fra il 1935 e il 1955, sfiorato dalla guerra, ma protagonista del boom e delle speranze nel futuro”.

Da rappresentante della cultura bergamasca, nel presente l’avvocato Tacchini guarda con piacere alla candidatura di Bergamo e Brescia come capitali della cultura e si fa un augurio: “Spero si eviti il provincialismo, evitando le pacchianerie e le facili associazioni come Bergamo e i casoncelli. Per carità, adoro i casoncelli, ma abbiamo l’occasione mostrare di più e soprattutto quanti soggetti straordinari ha il nostro territorio in ambito culturale”.

C’erano prima e ci sono adesso – sottolinea Tacchini – penso a Roberta Frigeni, straordinaria direttrice della Fondazione Bergamo nella Storia o alla presidentessa dell’Ateneo, Maria Mencaroni Zoppetti che sono due incredibili promotrici della cultura in città, oltre ad altre individualità che, pur non ricoprendo cariche a Bergamo hanno scelto la nostra città e sono in grado di portare contributi altissimi”.

Infine, sempre con l’idea di guardare al futuro e ottimizzare gli impegni l’avvocato aggiunge: “Rispetto alla musica credo occorrerebbe razionalizzare l’offerta musicale di Bergamo e creare una vera e propria regia che permetta di coordinare le varie realtà per evitare sovrapposizioni e doppioni. Era un progetto abbozzato sul quale occorrerebbe forse spingere di più. Collaborare meglio e di più sarebbe importante”.

Sito Sala Greppi

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