La cultura musicale italiana del nostro passato costituisce un grandissimo esempio: sono tante le personalità, dal Rinascimento fino ai giorni nostri, che hanno segnato la storia, tracciando un solco come fanno gli alberi più grandi di una foresta, quegli alberi che più di tutti si mostrano nella loro altezza e nella loro imponenza. Non dobbiamo però dimenticare il fatto che questi grandi nomi “crescono” in un sottobosco culturale e musicale ricchissimo, decisamente prolifico e di alto profilo.
Se spostiamo il focus sulla nostra terra, bergamasca, possiamo osservare le stesse dinamiche: abbiamo i grandi nomi, come Gaetano Donizetti, Giovanni Simone Mayr, Alfredo Piatti. E poi, un universo brulicante che scorre a fianco di questi nomi più conosciuti. Sono autori importantissimi che hanno forgiato, più di molti altri, la storia musicale di Bergamo, rendendola nel corso dei secoli una delle città più “musicali” di tutta la penisola. Tanti sono i nomi che si potrebbero menzionare: Antonio Gonzales, Tommaso Alary, Giovanni Corini, Alessandro Ferrari - Paris, Mario Tarenghi, Luciano Benigni.
Uno su tutti è Daniele Maffeis, compositore, organista, nativo di Gazzaniga, in Valle Seriana. Fu nel 2017, grazie al testo pubblicato ormai anni fa dal compianto Maestro Pierluigi Forcella di Villa d’Almé «Il pianoforte a Bergamo da Mayr ai contemporanei», che ebbi modo per la prima volta di approcciarmi alla musica e al repertorio del compositore gazzanighese: in un breve trafiletto, veniva tracciata la sua biografia e venivano menzionate le composizioni per pianoforte, con qualche nota di carattere descrittivo.
Da quel momento, iniziò per me un lungo viaggio di scoperta. Approfondii la sua figura e il suo ruolo di primo piano, come compositore e organista appartenente alla Riforma Ceciliana (movimento musicale che, a cavallo tra Ottocento e Novecento, auspicava un rinnovamento della musica destinata alla liturgia, lontana dalle influenze del melodramma). Venni poi a conoscenza del vasto repertorio da lui composto e dalla conseguente monumentale «Opera Omnia», realizzata e pubblicata nel corso di quasi vent’anni dalla volontà del nipote Adriano Maffeis e dell’Associazione Musicale Daniele Maffeis, costituitasi nel 1998.
Nel 2019, mi capitò di incontrare la pronipote, Rossana Maffeis, nel corso di un afoso pomeriggio milanese. Ero stato invitato dalla Fondazione Casa Museo Boschi di Stefano a portare in concerto alcuni brani di compositori bergamaschi (tra cui lo stesso Daniele Maffeis). Allora non me ne rendevo conto, ma il mio viaggio alla scoperta del grande compositore gazzanighese era appena cominciato.
Chi è Daniele Maffeis?
Nato a Gazzaniga nel 1901, Maffeis riceve i primi studi musicali dall’organista della parrocchia, Pietro Zaninari, per poi proseguire e completare gli studi di organo e pianoforte all’Istituto Musicale “Gaetano Donizetti” (oggi Conservatorio) di Bergamo. È in questo ambiente profondamente stimolante che Maffeis ha modo di conoscere personalità di rilievo: uno fra tutti Agostino Donini, che in quegli anni ricopriva il ruolo di maestro di cappella presso la Basilica di Santa Maria Maggiore ed era esponente della Riforma Ceciliana. Per il piccolo Daniele, Donini sarà un importante esempio, talvolta anche un “secondo padre” amorevole ed accogliente. Anche l’ambiente austero e al tempo stesso puro della Basilica lo impressiona nel profondo tanto che, a distanza di diversi anni, lo avrebbe ricordato sul giornale Il Giopì del Ducato di Piazza Pontida: «Tutto l’essere viene avvolto da quell’atmosfera ed i sensi, conquisi da quel regno come d’oltre tomba, facilitano la fantasia a cose inaspettate, impensate e mettono quel leggero fremito, quasi di paura».
Dopo i primi studi a Bergamo, si trasferisce a Milano dove, presso il Conservatorio “Giuseppe Verdi”, approfondisce lo studio della composizione: sono gli anni in cui le prime opere di Maffeis emergono e iniziano a riscuotere notevole successo. Oltre alla composizione, Maffeis presta servizio in diverse parrocchie dell’area di Milano e Varese: alla Basilica di San Satiro a Milano, al Seminario Vescovile di Venegono, ad Abbiategrasso, a Busto Arsizio, a Gorgonzola. La cittadina di Abbiategrasso, in particolare, è molto importante: Maffeis viene chiamato come maestro di cappella presso la Basilica di Santa Maria Nuova nell’epoca in cui il curato è don Ambrogio Palestra. Tra i due nasce un’amicizia profonda e una collaborazione che porta alla composizione di numerose opere per fanciulli, le «Operine», destinate al pubblico che frequenta l’Oratorio di San Luigi, e che hanno vasta risonanza in tutto il territorio lombardo.
Il Maestro Maffeis se ne va precocemente, dopo una breve malattia, nel 1966, nel suo paese natale, dove tutt’oggi riposa. Pochi istanti prima di morire lascia ai posteri questa frase: «non mi dispiace di morire, mi rincresce soltanto perché ho ancora tanta musica dentro».
L’umanità, nella musica
La vita di Daniele Maffeis è stata profondamente vissuta in ogni suo aspetto: ogni impegno, ogni contatto, ogni aspetto della sua vita era indissolubilmente legato alla musica; musica che, nel profondo, rispecchia l’animo puro e sincero del compositore: «musica, Nepote di Dio», come lui stesso amava definirla. Ed è proprio questa dimensione puramente umana a rendere unica la musica di Maffeis. Una dimensione che parte dal suo passato, attraversa il tempo e si completa con la dimensione religiosa: profondamente credente, la semplicità dell’anima di Maffeis traspare in ogni sua nota, in ogni suo specchio.
L’universo musicale di Daniele Maffeis, di grandissimo rilievo sia dal punto di vista quantitativo sia da quello qualitativo, è notevole. La sua produzione personale abbraccia molti generi differenti: la musica sacra è il repertorio più corposo – dato il suo ruolo nelle realtà ecclesiastiche – ma anche le pagine pianistiche sono rilevanti, insieme a brani per organo, a molta musica da camera, tre opere liriche, le già citate «Operine» a carattere educativo e molti brani per orchestra.
Nel corso degli anni, l’Associazione “Daniele Maffeis” si è occupata dell’esecuzione di molte pagine appartenenti al repertorio del “suo” compositore: recentemente alcuni giovani studenti del Conservatorio “Gaetano Donizetti” di Bergamo (Irene Maggioni, pianista; Erica Artina, soprano e Riccardo Carrera, organista), hanno collaborato ad un documentario – regia del bergamasco Juri Ferri – sulla figura di Maffeis, presentato lo scorso 2 dicembre in Sala Piatti a Bergamo, riscontrando un notevole successo.
Tre brani da conoscere
Come piccoli suggerimenti di ascolto, introduttivi al mondo musicale di Daniele Maffeis, vi propongo tre brani:
«Canto d’amore», per pianoforte
Ogni compositore ha il proprio strumento di riferimento, a cui si affida e su cui lavora approfonditamente per la scrittura delle proprie pagine. Per Daniele Maffeis era il pianoforte, intimo confidente: in un’intervista di qualche anno fa, il nipote Adriano ha ricordato quando, da piccolo, di notte nel silenzio della casa si sentivano alcune brevi note del pianoforte suonate dallo zio Daniele: «probabilmente faticava a prendere sonno e provava alcuni spunti allo strumento».
Questo piccolo gioiello giovanile – scritto durante gli anni di studio in Conservatorio a Milano – è un breve lavoro di stile su modello di alcune composizioni di Mendelssohn o Schumann. La semplicità è ciò che caratterizza questo breve foglio d’album, diretto ma profondamente emotivo.
«Advesperascit», per voce e pianoforte (su testo di Tullia Franzi)
«Ora del vespero. L’ora dei dolci ricordi, piena di nostalgie, l’ora che lusinga il cuore. Si pensa alla famiglia costretti ad abbandonare anche per breve tempo, si pensa al paesello natìo; l’ora che ci fa più buoni, ci unisce di più al Creatore, l’ora in cui penso che la Sua Madre Santa implorerà perdono per noi tutti miseri peccatori». Queste le parole del compositore sul suo brano «Advesperascit», per voce e pianoforte, appartenente all’ultima produzione del maestro.
Fin dalle prime composizioni, Daniele Maffeis ha sempre avuto particolarmente a cuore il rapporto stretto e inscindibile tra testo letterario e musica, avvicinandosi ad autori e poeti a lui vicini. Tra le collaborazioni più proficue, vi è senza dubbio quella con la poetessa di Alzano Lombardo Tullia Franzi, cara amica di Maffeis, oltre che profondamente legata a Gabriele d’Annunzio, con il quale partecipò all’esperienza di Fiume nel 1919. L’armonia, in questa composizione, è decisamente molto più elaborata rispetto a «Canto d’amore»: rispecchia i tumulti dell’anima che, nell’ora del tramonto, riemergono con forza.
«Piccola pastorale», per organo
Insieme alla produzione pianistica e sacra, l’opera più corposa è senza dubbio quella per organo: strumento prediletto, per Daniele Maffeis l’organo è senza dubbio protagonista di numerose sue composizioni, tra cui anche un piccolo gioiello, come quello qui proposto, dedicato al nipotino Adriano.
La cura e la profonda dedizione con la quale la famiglia Maffeis conserva e porta avanti nel tempo la vasta produzione del “suo” compositore è frutto di un grande amore, che si conserva e prosegue nel corso degli anni, all’insegna di una “rinascita” organica e completa della sua figura. La figura dello «zio Daniele», come viene amabilmente chiamato, possa servire come auspicio anche per le istituzioni musicali – specialmente in un anno così importante, nel quale la nostra città è Capitale della Cultura – affinché la loro attenzione non sia solo destinata ai grandi nomi, ma possa rivolgersi anche a questo fitto microcosmo, degno di essere conosciuto e riscoperto.