Estate tempo di tormentoni – quest’ anno pare stia spopolando “Mille” di Fedez, Achille Lauro e Orietta Berti (oltre 28 milioni di ascolti su Spotify nel momento in cui stiamo scrivendo). Ma chi l’ha detto che la bella stagione debba essere solo il tempo di canzoni divertenti e leggere al limite dell’inconsistenza? Eccovi una playlist di 9 brani (+1) dove è il mare a fare da protagonista di storie allegre, festaiole, malinconiche, dolorose e assurde.
ISIDE – Maremoto
Cominciamo la nostra tracklist “da casa”, con la band bergamasca che è una delle nuove realtà più interessanti del nostro Paese. Il mare può essere placido e rilassante, ma anche furioso, com’è in questo brano carico di sensualità e indolenza esistenziale. Perfetta sintesi del suono ISIDE a base di un classico pop elettronico, beat danzerecci, qualche vaga reminescenza hip-hop e trap, e testi che raccontano il dolceamaro spleen post-adolescenziale dei tempi in corso: “Sei l’unica al mondo che sta bene in Polo / Mordimi sul collo che ho tre buchi al lobo / Gambe aggrovigliate ci inventiamo un gioco / Muoviti con me e facciamo il maremoto”. Uscita nel 2020 come singolo, prima del bellissimo debutto sulla lunga distanza “Anatomia cristallo”, ci starebbe bene in un film marinaro di Luca Guadagnino (li abbiamo intervistati qui).
Cambogia – Il mare non è niente di speciale
Se esiste Calcutta, poteva mancare Cambogia? No, e infatti eccolo qui con la sua canzone d’amore infranto, che gioca con le citazioni e cerca di volare basso ma non troppo, senza poeticherie, mischiando sciatteria e fiacchezza in pieno spirito it-pop. Eppure questo brano del 2016 – fatto molto bene, sia nella scrittura semplice-ma-non-banale che nell’arrangiamento scarno – rimane in testa. Anteprima del disco “La Sottrazione della Gioia”, dice con un tono leggermente provocatorio una verità tanto scontata quanto debilitante: “Il mare non è... niente di speciale / La notte non è... niente di speciale / Battisti non è... niente di speciale / Una canzone non è... niente di speciale // qui senza di te / che te ne... // vai / ma dove vai? / con la sabbia sempre in tasca / ma dove vai?”. Insomma, un Bugo nel cuore.
Le Luci della Centrale Elettrica – Per respingerti in mare
Dal secondo, controverso disco di Vasco Brondi, “Per ora noi la chiameremo felicità” (2010). Una canzone d’intensità travolgente, giocata come spesso accade su richiami all’attualità, parole urticanti e una chitarra acustica che conduce in un “Vietnam” di suoni apocalittici e allucinati. Perché quando una storia d’amore finisce, sembra sempre che tutto il mondo crolli: “Era per respingerti in mare / Per farmi tempesta e lente rappresaglie / Come tante utilitarie per conformarsi ad un certo modello di dolore / Per un malinteso senso del progresso / Per un difetto di fabbricazione”.
Tricarico (feat. De Gregori) – A Milano non c’è il mare
Chissà cosa avrà convinto il Principe – solitamente restio alle featuring – a mettere la sua voce (poca a dirla tutta) su questo brano di un eterno outsider della musica italiana. Forse il testo di disarmante bellezza, a suo modo “infantile” e visionario. Forse quell’impressione che si ha dall’esordio di “Io sono Francesco” che per Tricarico le emozioni, belle o brutte che siano, arrivino con una densità centuplicata. Sta di fatto che, mentre sul pezzo aleggia Vasco Rossi, il mare alla fine Francesco lo trova. Ovviamente non a Milano: “Francesco stasera non sa dove andare / Cammina verso il porto per gridare / Voglio vedere il mare / Voglio sentire il mare/ Voglio toccare il mare / E voglio amare il mare”.
Manu Chao – La Marea
Se lo spagnolo è la lingua ufficiale dei tormentoni – o almeno lo era fino a qualche anno fa – permetteteci allora una deviazione verso l’ex Mano Negra. Nel 2001, dopo il successo di “Clandestino”, pubblicò “Próxima Estación: Esperanza”, il disco di “Me gustas tu” (uno dei brani più passati di quell’estate), ma anche de “La marea”, una canzone tipicamente in stile Manu Chao: chitarrino a dettare il tempo, voce che canta un testo al limite dello scioglilingua e la solita voce fuori campo a commentare (quella di “Radio reloj / Cinco de la mañana”). Sembra una canzone allegra, ma nel finale chiede aiuto “Mamma la marea sta arrivando / Mamma la marea sta salendo c’è una marea / Niente è per sempre”.
Quintorigo – La nonna di Frederick lo portava al mare
Archi in levare, la voce di John De Leo a volteggiare potente e un groove su cui è difficile non dinoccolarsi per questo reggae ambientalista, dove roots è la matrice della band: fra la musica classica e il jazz di violino, viola, violoncello, contrabbasso, fiati e l’ascendenza da Demetrio Stratos del frontman. Il disco è “Grigio”, il penultimo del gruppo con questa formazione, “La nonna di Frederick” apre la tracklist e avvisa: “È l’ira dell’isola / Che si risveglia, lei lo sa / Solo una scia, un grido lontano, ooh”.
Enzo Carella – Mare sopra e sotto
Il songwriter romano, vuoi anche per una vita di alti e bassi (esistenziali e musicali), è uno dei segreti meglio custoditi del nostro cantautorato, che solo negli ultimi anni è stato oggetto di culto. Qui, come spesso accade, in coppia con Pasquale Panella, dal suo disco più famoso (“Sfinge”, 1981), tratteggia una visione crepuscolare, malinconica e commuovente (“Dentro il mare si può annegare / Dentro il nudo del mare a cuore in giù / Dentro brividi d’onda e di marea / Giù sfinito di mare e amore sto”) che rimanda ad un mare al tramonto e ad un’immensità che non sembra avere fine. Sopra e sotto.
Virginiana Miller – Tutti al mare
Non è un caso che qualcuno abbia abbinato la canzone ad alcune scene de “Il sorpasso” (1962), il film-capolavoro di Dino Risi che racconta le storture del boom economico degli anni Sessanta. C’è un’atmosfera retrò in questo brano tratto da “Gelaterie sconsacrate” (1997) – uno dei dischi più belli della band livornese – mescolata ad un’inquietudine di fondo ben rappresentata dalla batteria nervosa e da una chitarra acida e insistente. “Mamma non vuole comprarmi la noce di cocco / E mi porta a bagnare la testa con l’acqua di mare / Che il sole comincia a scottare”: nel testo di Simone Lenzi ci sono immagini di quando era bambino, citazioni da “Sapore di mare” e il refrain perseverante “tutti al mare” a raccontare una stagione della vita in un mix di rabbia e nostalgia. Per chi scrive, La canzone del mare per eccellenza.
Stefano Bollani – Certe giornate al mare
Dall’ultimo disco carioca del pianista toscano, “Que Bom” (2018), uno strumentale frizzante racchiuso in una cornice di dolce malinconia iniziale e finale. Sorretto da musicisti brasiliani come Jorge Helder (contrabbasso), Jurim Moreira (batteria), Armando Marçal (percussioni) e Thiago da Serrinha (percussioni), “Certe giornate al mare” è un brano con cui rilassarsi, magari su un lettino in spiaggia, naturalmente davanti al mare.
Bonus track:
Officina Zoè – Lu rusciu de lu mare
Non c’è estate senza la taranta, la musica salentina che negli anni si è volgarizzata ed è diventata una sorta di tormentone degli alternativi. In realtà è una tradizione estremamente nobile, e qui vi proponiamo una delle canzoni popolari più celebri, che viene suonata in tutte le feste e le sagre, proposta da una formazione che porta la taranta in tutto il mondo. Ecco un frammento del testo tradotto: “Un giorno andai a caccia per le paludi / e perciò udii una ranocchia gracidare. / A una a una le sentivo cantare, di conseguenza mi sembravano il frastuono del mare”.
Pronti ad andare in spiaggia? Qui trovate la playlist di Spotify: