I tasti bianchi e neri del pianoforte (e un sax) caratterizzano l’illustrazione di Bergamo Jazz 2022, 43esima edizione dal 17 al 20 marzo in diversi luoghi della città. Un festival che non avrà solo il piano come protagonista, ma anche un’idea di jazz sempre molto aperta, sia nei linguaggi che nelle latitudini di provenienza dei musicisti, da (quasi) tutto il mondo.
Le scelte si devono anche quest’anno alla direzione artistica di Maria Pia De Vito, che da sempre possiede un approccio al jazz che non ha paura di contaminarsi, con il folk, il pop nobile, il rock e l’etnica. Dopo l’edizione small dello scorso settembre, quella prevista per il prossimo marzo è densa di appuntamenti: ne abbiamo selezionati dieci, che non sono necessariamente i migliori, ma quelli che secondo chi scrive meritano più attenzione, a partire dalle tre serate al Teatro Donizetti.
Fred Hersch Trio e Jeff Ballard “Fairgrounds”
Il primo appuntamento al Teatro cittadino è con un doppio set. Ad aprire un incontro fra pesi massimi: il pianista americano Fred Hersch e il suo trio (con una sezione ritmica da paura, Drew Gress al contrabbasso e Joey Baron alla batteria) e il nostro Enrico Rava (flicorno), già direttore artistico di Bergamo Jazz dal 2012 al 2015.
C’è poco da aggiungere visti i nomi in ballo, se non che a seguire è il progetto di “Fairgrounds” di Jeff Ballard: “esplosivo, imprevedibile, sperimentale, oscillante. Uno spirito musicale collettivo che si muove in ogni direzione liberamente e con passione. Jazz, sempre. Un’esperienza fairground”, così lo definisce il batterista anch’egli americano, in scena con Logan Richardson (sax alto), Joe Sanders (basso elettrico) e Charles Altura (chitarra).
(venerdì 18 marzo, Teatro Donizetti, ore 21)
Brad Mehldau
Fra i maggiori interpreti contemporanei del pianoforte, il musicista americano porterà al Donizetti il suo solo dove jazz, classica e pop si mescolano (celebri i suoi rifacimenti di brani dei Radiohead). Ma a dominare sarà soprattutto un approccio all’improvvisazione in grado di generare nel pubblico stupore e sorpresa.
Mehldau è un architetto sonoro autore di un pianismo pensoso, in cui le idee che si rivelano durante l’esecuzione sono uno spunto continuo per nuove costruzioni di una narrazione musicale che ha un inizio, una fine e qualcosa che da qualche parte viene lasciato intenzionalmente aperto. Se il jazz non fosse una musica estremamente democratica, ma monarchica, Brad sarebbe tra i nomi che aspirano alla corona di re della sua generazione.
(sabato 19 marzo, Teatro Donizetti, ore 21)
Michael Mayo, Gonzalo Rubalcaba & Aymée Nuviola
Un altro doppio anche set per l’ultima serata del festival. Indicato da molti come l’erede naturale di Bobby McFerrin, Michael Mayo è uno dei nomi nuovi della vocalità afroamericana. Dotato di un’espressività cangiante che gli consente di spaziare dal jazz al pop, arriverà al Donizetti con una formazione composta da Andrew Freedman (tastiere), Nick Campbell (contrabbasso) e Robin Baytas (batteria). “Bones”, il suo disco d’esordio prodotto da Eli Wolf (Al Green, Norah Jones, The Roots) è un antipasto succulento, a base di jazz e soul, di quello che accadrà sul palco del Donizetti.
Gran finale all’insegna del jazz che incontra il son cubano nel progetto “Viento Y Tiempo”, canzone di Kelvis Ochoa e titolo del disco che Gonzalo Rubalcaba e Aymée Nuviola hanno registrato nel corso di sei serate al Blue Note di Tokyo. Lui nome più che affermato del pianismo internazionale, venato di malinconia e gioia com’è nello spirito di Cuba; lei considerata l’erede di Celia Cruz, fra le più grandi cantanti dell’Isola, portata alla ribalta dall’onda del successo di “Buena Vista Social Club” di Wim Wenders. Oltre a loro, sei musicisti ad accompagnarli, fra sax, batteria, basso, percussioni e cori.
(domenica 20 marzo, Teatro Donizetti, ore 21)
Vijay Iyer e Roberto Gatto
Al Teatro Sociale il trio di una delle figure principali del jazz attuale, sia a livello compositivo che esecutivo. Nato ad Albany (USA) da genitori indiani, Vijay Iyer è un pianista capace di unire rigore espressivo e forza comunicativa. Come nel recente “Uneasy” per ECM: “Oggi la parola ‘disagio’ può sembrare un eufemismo brutale, troppo mite per tempi così catastrofici. Ma forse, poiché la parola contiene il suo opposto, ci ricorda che la musica più rassicurante e curativa spesso nasce e si colloca in una profonda inquietudine; e viceversa, la musica più turbolenta può contenere quiete, freddezza, persino saggezza”. Al Sociale sarà accompagnato da Linda Oh (contrabbasso, anche nel disco prima citato) e Jeremy Dutton (batteria).
Uno dei maggiori batteristi italiani porta a Bergamo il suo Roberto Gatto quartet, composto da alcuni giovani e valorosi jazzisti italiani, ovvero Alessandro Presti (tromba), Alessandro Lanzone (pianoforte) e Matteo Bortone (contrabbasso). Nel loro secondo disco, “My Secrert Place”, uscito da poco, anche le riletture di “Everyday Life” dei Coldplay (cantata dalla figlia Beatrice) e la versione strumentale di “Se non avessi più te”, composta da Luis Bacalov e cantata ai tempi da Gianni Morandi.
(giovedì 17 marzo, Teatro Sociale, ore 21)
Giornale di bordo
Per chi vuole compiere un viaggio imprevedibile in Sardegna con una puntata a Chicago non si perda il set di Gavino Murgia (sax tenore e soprano), Antonello Salis (pianoforte, fisarmonica, tastiera), Hamid Drake (batteria) e Paolo Angeli (chitarra sarda preparata). Di Angeli ricordiamo uno straordinario concerto alla GAMeC nell’ultima edizione: la combo promette un vertiginoso miscuglio di suoni, influenze ataviche, etniche e urbane.
Giornale di Bordo non è un quartetto con a capo un musicista, ma una formazione in cui i registi si alternano brano dopo brano e le direzioni sono sempre da decidere – magari toccando l’isola magica di “Dear Prudence” dei Beatles. Quando si dice che c’è da aspettarsi davvero di tutto, spesso è un modo di dire come un altro: per Giornale di Bordo invece è l’esatta definizione di una musica che sgomita dentro l’etichetta jazz per abbracciare il mondo intero. Uno dei concerti più attesi del festival, almeno dal sottoscritto.
(giovedì 20 marzo, Teatro Sociale, ore 17)
Tania Giannouli
Toccherà alla pianista greca, uno dei nomi nuovi del jazz europeo, aprire Bergamo Jazz 2022. Con un concerto in solitario nella cornice del Teatro Sant’Andrea, Tania Giannouli porterà un mix di jazz, classica (di cui ha un solido background) e musica folklorica greca. I suoi concerti di piano solo conducono per mano l’ascoltatore in un viaggio sonoro nel quale l’invenzione del momento sposa gli influssi appena citati, in un climax d’intensità meritevole d’ascolto.
La pianista greca nel maggio 2021 ha ricevuto, insieme ai colleghi di strumento Tigran Hamasyan e Shai Maestro, la nomination ai Deutscher Jazzpreis, importante riconoscimento della discografia tedesca. Con Maria Pia De Vito e il batterista Michele Rabbia, ha inoltre dato vita al recente progetto The Book of Lost Songs.
(giovedì 17 marzo, Teatro Sant’Andrea, ore 17)
Jakob Bro / Arve Henriksen / Jorge Rossy Trio
Sempre affascinante, il jazz nordeuropeo è ormai entrato nelle corde dei jazzofili, anche quelli più incalliti o conservatori. La ricetta di questo trio danese-norvegese-spagnolo prevede arpeggi di chitarra delicati (Jakob Bro, considerato fra i chitarristi europei del momento), una tromba eterea proveniente da un luogo senza tempo (Arve Henriksen) e una batteria usata in un modo più timbrico che ritmico (Jorge Rossy, lo spagnolo).
Il risultato è un suono altamente evocativo, giocato su un interplay da miniaturisti dello strumento. La musica del trio riempie gli spazi, si fa meditativa e impalpabile, apre squarci di luce e si fa amare da chi segue le escursioni dentro e fuori il jazz più canonico di Jan Garbarek, Nils Petter Molvaer e la neo-classica cinematica di Nils Frahm.
(sabato 18 marzo, Auditorium p.zza Libertà, ore 17)
Ava Mendoza
L’appuntamento mattutino all’Accademia Carrara è ormai un classico di Bergamo Jazz. Quest’anno la Pinacoteca cittadina ospita il solo di Ava Mendoza, segnalata una decina di anni fa da Guitar World come una delle “10 Female Guitarists You Should Know”. Siamo dalle parti di Nels Cline (fuori dagli Wilco) e del Marc Ribot solitario, ma Ava durante il suo percorso ha collaborato anche con Fred Frith William Parker, Jon Irabagon, i Violent Femmes, tUnE-yArDs e molti altri.
Californiana trasferitasi prima in Michigan e poi a Brooklyn, Mendoza sta sul confine fra jazz sperimentale e avant rock, mescolando punk, blues e sonorità d’avanguardia. Energia travolgente o toccante lirismo sono i suoi estremi, collegati da un’indiscutibile personalità, per indagare le molteplici possibilità di uno strumento che con Jimi Hendrix è ormai diventato un “classico”, non meno di Bach o Mozart.
(sabato 19 marzo, Accademia Carrara, ore 11)
Trio Correnteza
In un festival jazz diretto artisticamente da Maria Pia De Vito poteva forse mancare l’amato Brasile? No, anche se i tre musicisti coinvolti nel Trio Correnteza brasiliani non sono – Gabriele Mirabassi (clarinetto), Roberto Taufic (chitarra, invero nato in Brasile, ma cresciuto fra Honduras e Italia) e Cristina Renzetti (voce, con una lunga esperienza lavorativa a Rio de Janeiro). “Correnteza” è in portoghese la corrente del fiume ed è il titolo di una delle tante perle di Antonio Carlos Jobim.
I tre infatti lavorano sul repertorio del grande musicista nato a Rio, includendo anche brani meno noti del repertorio popolare brasiliano, non meno preziosi. Il tutto riarrangiato con un’impronta che vede nei tre musicisti un ispirato triangolo interpretativo, dove ogni singolo strumento svetta per freschezza e capacità di dialogo reciproco.
(domenica 20 marzo, Sala Piatti, ore 15)
Nicolò Ricci Trio
Concludiamo la nostra selezione con uno dei cinque progetti della sezione Scintille di Jazz curata da Tino Tracanna – raccomandando di non trascurare nemmeno gli altri, a partire dai “nostri” Marco Pasinetti (chitarra) e Guido Bombardieri (sax alto, sax soprano, clarinetto basso), giovedì 17 marzo, al Circolino di Città Alta, ore 19.
Il trio di Nicolò Ricci (con Giuseppe Romagnoli al contrabbasso e Andreau Pitarch alla batteria) nasce ad Amsterdam. Lì vive Ricci, che insieme ad altri due giovani musicisti già attivi sulla scena europea, getta uno sguardo nostalgico alle più creative espressioni del jazz del passato, non dimenticando di esplorare le derive più curiose dei confini fra i generi. Interplay e intesa rodata, il risultato è un colorato mix di musica originale fatto di forme non convenzionali, tra elaborazioni di armonie di derivazione classica, melodie che spesso traggono ispirazione dalla canzone italiana e altro ancora.
Info
La biglietteria per acquistare i biglietti e gli abbonamenti di questa edizione di Bergamo Jazz Festival si trova a questo link. Quello che vi abbiamo raccontato è solo una parte del programma di questa edizione, il calendario completo è invece disponibile qui.
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