Comunicare cosa, comunicare come: l’informazione è inscindibilmente legata alle modalità con le quali viene trasmessa. Per questo, la storia del sapere non può prescindere dalla storia della corrispondenza che, tracciando percorsi e modellando territori, ha giocato e tutt’ora gioca un ruolo fondamentale nello scambio delle idee e nell’intreccio delle relazioni.
Ma come spiegare tutto ciò ai più piccini? Ci ha pensato « Veloce e lontano. Storie di lettere, messaggi e messaggeri », libro scritto da Giusi Quarenghi, illustrato da Otto Gabos (pseudonimo di Mario Rivelli) e pubblicato lo scorso febbraio da Topipittori, all’interno della collana PIPPO (PIccola Pinacoteca POrtatile).
Linguaggio adeguato e tratto pulito: una scelta che pone al centro i più piccoli
«Sono stati il Museo dei Tasso e della storia postale e l’amministrazione comunale di Camerata Cornello a proporci, tramite Giusi Quarenghi (nostra autrice), la realizzazione di questo testo – racconta Paolo Canton, editore della casa editrice Topipittori – Una scelta, a mio avviso, saggia e prudente: coinvolgere un’autrice di altissimo livello e affidarsi a una realtà editoriale nazionale, specializzata in opere per ragazzi, ha sicuramente giovato al volume, sia da un punto di vista estetico sia da un punto di vista della visibilità. È rara questa lungimiranza: si tende a sminuire l’approccio ai più giovani, ma non si fa mai niente di più complicato di quel che si fa nei primi anni di vita. Per questo, è bene rapportarsi ai bambini con riguardo, rispetto e professionalità. Ad ogni modo, in questo momento siamo a quella che in gergo viene definita “rottura di stock”: stiamo progettando una ristampa del libro. È vero che le tematiche legate alla posta suscitano sempre un certo interesse, ma non ci aspettavamo un tale entusiasmo».
Da Ermes, portavoce degli dei, fino all’era di Internet, passando per Fidippide, ma anche per l’Europa di Carlo Magno e di Napoleone e per quella della regina Vittoria (il cui volto decorò il «Penny Black», il primo francobollo emesso al mondo), senza dimenticare, naturalmente, le staffette partigiane della Resistenza italiana: le 32 pagine di «Veloce e lontano» offrono ai piccoli lettori un itinerario accurato e fascinoso alla scoperta dell’evoluzione della trasmissione delle notizie, e lo fanno attraverso un linguaggio adeguato e un disegno nitido.
«Il libro si rivolge agli alunni che frequentano gli ultimi anni della scuola primaria, ma anche a quelli che frequentano i primi anni della scuola media – spiega Paolo Canton – Per questo motivo, ci siamo affidati alla matita del fumettista Otto Gabos: cercavamo qualcuno che fosse in grado di restituire un’atmosfera facilmente decifrabile, che suggerisse il valore popolare di uno strumento di comunicazione come quello postale. Le illustrazioni sono eleganti e di qualità, ma non c’è nulla di sperimentale né di avanguardistico. Il tratto è chiaro, concreto e pulito, capace di evocare immaginari noti e situazioni quotidiane».
Dai Tasso ai giorni nostri: la comunicazione modella il territorio
Ovviamente, «Veloce e lontano» dona particolare attenzione alla famiglia Tasso (originaria di Cornello), celebre per aver dato i natali al poeta Torquato, ma anche a Francesco. Considerato l’inventore del sistema postale moderno, Francesco, al servizio degli Asburgo, fu in realtà il primo a dare dimensione europea ai servizi di corrieri postali allora a disposizione. Sotto la sua guida, la compagnia familiare dei Tasso conquistò un monopolio destinato a durare per secoli sulla comunicazione per posta. Prima di Francesco (nominato da Filippo d’Asburgo, nel 1501, capitaine et maistre de postes), i Tasso avevano già accumulato una lunga esperienza nel campo postale. A partire dal Tardo Medioevo, è attestata la loro partecipazione alle poste della Repubblica di Venezia; nel 1489, furono invece tra i fondatori della Compagnia dei corrieri della Serenissima. Sempre nel Quattrocento, un ramo della famiglia, in seguito noto come quello dei Sandri, si impiegò nell’attività postale della Curia romana, assicurando i collegamenti tra Roma e il resto della penisola.
«La storia dei Tasso è anche la storia di Cornello, un luogo meraviglioso che ci fa comprendere come lo sviluppo dei sistemi di comunicazione incida su strade e confini – afferma Canton – Fra i “Borghi più belli d’Italia”, Cornello (costruito su uno sperone roccioso a strapiombo sul fiume Brembo) fu, durante il Medioevo, un importante centro di passaggio e snodi commerciali. Questo era dovuto all’esistenza della via Mercatorum (mulattiera che collegava Bergamo alla Val Brembana) che, nel paese, diventava porticata: vi si svolgeva il mercato. Alla fine del Sedicesimo secolo, però, la fortuna di Cornello tramontò a causa della costruzione di un nuovo tracciato: la via Priula. Edificata sul fondovalle, la via Priula determinò l’isolamento (e la conservazione, per nostra fortuna) del borgo. Del resto, è così: il transito di mezzi e persone si ha dove la strada è più agevole, dove il territorio è meno rischioso e più presidiato, dove c’è libertà. Se manca la libertà non c’è informazione e se non c’è informazione manca la libertà. Come non riflettere, per esempio, sulla crisi nel Mar Rosso? Secondo i giornali, il bersaglio degli attacchi degli Houthi non sarebbero solo le navi mercantili ma anche i cavi sottomarini che garantiscono le telecomunicazioni in tutto il mondo».
Fra passato e futuro: memoria e nuove tecnologie
I sistemi di comunicazione non solo influenzano la cartografia, ma raccontano anche una nazione. «Lo scorso 11 marzo era il centenario della nascita di Franco Basaglia, celebre psichiatra e neurologo italiano, innovatore nel campo della salute mentale – dice Canton – Probabilmente, oggigiorno sono pochi coloro che ricordano chi sia stato questo medico straordinario e cosa abbia fatto. Nonostante ciò, Poste Italiane, per celebrare l’anniversario, gli ha dedicato un francobollo. Questo è un grandissimo onore ma, soprattutto, è un gesto che tiene viva la memoria di una comunità». E se la memoria in passato viaggiava su pergamena e carta (e magari per mezzo di Pony Express), ai nostri giorni viaggia per mezzo dei protocolli di rete.
«L’invenzione della stampa a caratteri mobili fu una grande rivoluzione – spiega l’editore – Attualmente, siamo di fronte all’ennesima discontinuità tecnologica: la dematerializzazione. È un po’ come ritornare all’antichità: una volta c’era l’angelo (nunzio alato), ora ci sono onde elettromagnetiche e fasci di luce. È troppo presto per dirlo e forse non saremo neanche testimoni di questo mutamento, ma la digitalizzazione, modificando il modo di conoscere, cambierà, in un certo senso, la conoscenza stessa. Mi viene in mente il numero condensato di battute dei tweet e dei messaggini WhatsApp, ma anche la contrazione del tempo: secoli fa, chi aveva i mezzi per anticipare i quotidiani si arricchiva (non so se sia vero che i Rothschild specularono su Waterloo, ma la vicenda rimane emblematica), adesso è tutto automatico e istantaneo».
E la magia dell’attesa? «Il valore che diamo a una cartolina, a una lettera o a una mail non dipende dal tempo che abbiamo impiegato per riceverla – afferma Canton – ma dal suo contenuto o dalla persona che ce l’ha spedita. Spesso, inoltre, non sappiamo di dover ricevere qualcosa finché quel qualcosa non giunge a noi. Ci emozioniamo veramente solo nel momento in cui abbiamo modo di leggere il messaggio che ci è stato inviato. E questo, a mio avviso, trascende l’attesa».