“Ammirabile in azione e in contemplazione”: così Tullia Franzi venne descritta da Gabriele D’Annunzio, corrispondente e amico. Li legava la passione per l’arte, la storia e la letteratura, ma soprattutto la condivisione di un’esperienza storica unica nel suo genere, che ha forgiato entrambe le loro identità, seppur in modi molto diversi: l’impresa di Fiume.
“Azione” e “contemplazione” sono i due pilastri che hanno sorretto la vita di Tullia, da un lato devota all’insegnamento e alla diffusione della conoscenza e dall’altro donna d’azione, impavida e coraggiosa, in prima linea nelle vicende storiche a lei contemporanee. Visse due guerre mondiali, l’ascesa e la caduta del fascismo e la ricostruzione di una nuova Italia, che per lei mai fu separata dall’impronta di Fiume.
Il Comune di Alzano, in occasione del 135° anniversario dalla sua nascita, ha deciso di dedicare alla sua memoria un concorso letterario dal tema “Un Pianeta in viaggio”, che si è concluso lo scorso 22 maggio con la premiazione dei vincitori e l’inaugurazione della piazza di fronte alla biblioteca, ora dedicata a lei, e del suo busto restaurato, visibile al pubblico nell’ufficio del Sindaco.
“Il concorso era principalmente rivolto ai giovani, a cui abbiamo chiesto di esprimere la loro creatività attraverso dei racconti brevi”, spiega l’assessore con delega a Cultura e Giovani Mattia Baldis. In cima al podio, per la sezione Racconto breve, Cristina Cortinovis con “Parole come passi”, e, per la sezione Young, Margherita Perani, con “Viaggio di Etchemin”.
Continua l’assessore Baldis: “C’è stata una menzione speciale per l’opera del concorrente più giovane (12 anni) e e del più anziano (77 anni). Tutte le opere saranno pubblicate sul sito del Comune di Alzano, per renderle fruibili a chiunque voglia leggerle”. Tullia era estremamente legata alla sua terra natìa: le sue due raccolte di poesie, “Ragnatele” e “Ritorni”, sono zeppe di immagini del paesaggio e delle persone di Alzano.
È lì che nacque, il 21 marzo 1886, figlia di Fedele Franzi, imprenditore tessile, e Cesarina Sonzogni, discendente di una casata benestante. In famiglia anche il fratello Mario, figura a cui fu molto legata per tutta la sua vita. Ricevette una formazione in campo umanistico, classico e artistico, seguì una scuola di recitazione e si diplomò al Conservatorio di Milano, per poi dedicarsi all’insegnamento di Lettere classiche e Storia dell’arte a Varese e Milano.
Trasferitasi a Milano nel 1913, si laureò nel 1915 con la tesi “Noterelle dantesche” e pubblicò svariati studi letterari su Dante, Manzoni, Tasso, Foscolo, Leopardi, Carducci, Rosmini e Goldoni. Si interessò di storia dell’arte, letteratura, ricerca storica, costumi, folclore e musica. Fu una conferenziera instancabile, ben accolta sia in Italia che all’estero. Visse una vita frenetica, densa di impegni e occupazioni e ricca di connessioni umane.
La migliore descrizione di Tullia affiora nuovamente dalle parole di D’Annunzio, che nel 1922 le scrisse una dedica: “a Tullia Franzi, che sa come la vera luce sorga sempre da noi stessi: splendor ex se”. Lo splendore di Tullia esplose nel suo massimo fulgore proprio a Fiume, dove prese parte a una straordinaria parentesi di sperimentazione sociale della storia italiana.
L’occupazione di Fiume ebbe inizio il 12 settembre 1919 con la marcia di Ronchi, capeggiata da D’Annunzio. Inizialmente pensata come un’occupazione temporanea, in attesa che l’Italia annettesse Fiume, l’occupazione alla fine si trasformò nella Reggenza italiana del Carnaro, dotata di una vera e propria Costituzione. Una sorta di controsocietà, a cui presero parte poeti, musicisti, scrittori, disertori, studenti e personaggi politici.
La routine quotidiana poco tradizionale, fatta di passeggiate, pasti in compagnia, giochi, tornei, esercitazioni militari, parate, feste, e perfino droga e orge, fu l’esternazione di una piccola rivoluzione, che ebbe bisogno di un nome proprio, “fiumanesimo”, per descrivere la propria essenza. Ordinamento democratico con suffragio universale, parità dei sessi e parità linguistica sono solo alcuni degli ingredienti di quella che rimase, per certi aspetti, solo un’utopia astratta, ma che, per molti, Tullia Franzi in primis, rappresentò una reale opportunità di vedere il mondo con occhi nuovi.
Tullia a Fiume fu rappresentante del ruolo di primaria importanza riconosciuto dalla stessa Carta del Carnaro all’istruzione, diritto garantito a tutti i cittadini e fondamento stesso della società civile. Fu tra i fondatori della Scuola dei Legionari, che aprì i battenti il 12 aprile 1920 per permettere ai legionari di affrontare gli esami di licenza e di passaggio presso licei e istituti tecnici, riprendendo il percorso scolastico interrotto dalla guerra o dalla partecipazione all’impresa di Fiume.
Fu, per la Scuola dei Legionari, l’insegnante di Lettere italiane e greche. In lei gli studenti riconobbero “tempra di studiosa esperienza, di docente e cordialità di compagna senza toni professionali”. D’Annunzio partecipò in due diverse occasioni alle sue lezioni e, in qualità di Comandante, la insignì della medaglia di Ronchi e della Stella d’Oro di Fiume.
Nella motivazione a quest’ultima si legge: “Tullia Franzi durante il periodo della mia occupazione di Fiume istituì e sorresse con mirabile fervore la Scuola dei Legionari. In breve tempo la sua sagacità e la sua costanza fecero della scuola un vivacissimo focolare di cultura. Ella non si diede mai riposo nello sforzo di superare impedimenti senza numero. Il più puro e il più alto spirito di italianità la illuminò sempre nel suo insegnamento. Qui le rinnovo, non senza italiano orgoglio, la mia riconoscenza e quella di tutti i Legionari”.
Tullia distribuì il suo entusiasmo e la sua generosità anche fuori dalle mura della Scuola dei Legionari, impegnandosi in prima persona per il carcere militare, per il nido d’infanzia “Luisa D’Annunzio” e per il lazzaretto durante l’epidemia di peste. Tra le 289 donne legionarie che presero parte all’impresa di Fiume, Tullia si distinse come una “donna colta e coraggiosa”, guidata da “alto spirito di italianità”.
La Carta del Carnaro prevedeva che anche le donne prendessero parte alla vita militare e così fu per Tullia, che assunse il grado assimilato di capitano nel Battaglione Regina, Brigata Bianca del San Michele, dimostrandosi “attivissima e fermentissima Legionaria”. Visse molto profondamente l’esperienza di Fiume, come testimonia una lettera al fratello Mario del novembre 1920, quando già si presagiva la conclusione dell’impresa:
“Fiume e noi tutti viviamo giornate di ansia e di pena, ma senza paura. Vinceremo. C’è in noi fede, c’è fermezza.
Il mio posto d’onore è qui. Se l’abbandonassi sarei vile. E resto.
Fa’ un poco di compagnia alla mamma ch’è sola. E, qualunque cosa avvenga, toglile ogni preoccupazione.
Ma non avverrà nulla.
Ed ho con me la buona stella”.
È stata forse proprio la sua buona stella a guidarla durante gli scontri del Natale di sangue, che posero fine alla Reggenza del Carnaro. Tullia, con “contegno calmo e coraggioso”, era presente in prima linea e regolava il coordinamento con l’Ufficio Operazioni, esponendosi al fuoco avversario. D’Annunzio le appoggiò una mano sulla spalla e, facendo riferimento alle sue origini bergamasche, sentenziò “Buon sangue non mente”.
Assistette alla morte di molti compagni e il 2 gennaio 1921 prese parte alle cerimonie funebri degli oltre 50 caduti. Alla fine del mese lasciò Fiume per tornare alle conferenze, alla scrittura, all’insegnamento e alla poesia. Morì il 5 luglio 1957, con il ricordo di Fiume stretto al cuore. Sulla sua tomba si legge:
TULLIA FRANZI
LEGIONARIA FIUMANA
21.3.1886 - 9.7.1957