Quale posto migliore di Crespi d’Adda per un festival attraverso cui scandagliare un tema così multiforme come quello del lavoro? Devono aver pensato qualcosa del genere, cinque anni fa, gli organizzatori. E con buone ragioni: da allora, infatti, il festival « Produzioni Ininterrotte » è diventato un appuntamento fisso e un riferimento ben caratterizzato nel panorama delle iniziative culturali non solo bergamasche.
Il contesto in cui gli eventi si inseriscono non potrebbe essere migliore: un villaggio industriale di fine Ottocento, patrimonio Unesco, che prova a farsi laboratorio sperimentale di riflessione sulla cultura e sull’identità del lavoro attraverso eventi, mostre, incontri a tema. La cornice è ideale, il villaggio è un gioiello ed è come incastonato, immutato, nel tempo. È il mondo del lavoro che invece cambia continuamente, anche per restare sempre uguale a sé stesso, ed è forse in questo senso che le sue contraddizioni sono sempre più evidenti. Non una sfida facile, quindi, organizzare un festival che riesca a scandagliare un tema così delicato e dibattuto, che sappia indurre riflessioni sul lavoro rifuggendo facili retoriche, edulcorazioni, per farsi davvero uno strumento capace di registrare il polso del presente e di abbozzare il profilo del futuro.
«Il tentativo è portare il lavoro come valore, non portare la notizia o il fatto che il lavoro causi ancora morte, sfruttamento e problematiche, non solo in Italia – spiega Giorgio Ravasio, presidente dell’Associazione Crespi d’Adda – Parlarne attraverso l’arte, l’industria e la letteratura è un modo per portare il grande valore del lavoro all’attenzione generale. Non si parla né in termini edulcorati né amari: si parla di lavoro sotto diversi punti di vista e si portano i protagonisti in un luogo simbolo, scenografico, dove il valore del lavoro si è perso. Quello che cerchiamo di fare è di raccontare non i fatti, ma i valori che stanno dietro i fatti, senza l’illusione di cambiare il mondo. Se il festival è diventato un punto di riferimento per un mese e mezzo, ricco di appuntamenti di vario tipo e contaminato da diversi tipi di discipline, può diventarlo anche durante tutto l’anno a Crespi, in modo tale da trasformare il villaggio in un teatro».
Cosa prevede il programma: qualche spunto
Storie di lavoro tra fantasia e realtà, storie operaie ai tempi del miracolo economico, innovazione tecnologica, archeologia industriale, patrimonio informatico, imprenditoria femminile. Sono alcuni dei temi degli eventi di quest’anno, articolati in una prospettiva multidisciplinare che unisce incontri con autori, storici, musicisti, e poi performance teatrali, talk, mostre, visite guidate. Sono una trentina gli appuntamenti in programma nel corso dei circa quaranta giorni di festival, in un percorso di scoperta e approfondimento trasversale. Tutti gli eventi sono a ingresso libero, ad e eccezione delle visite guidate.
Tra i tanti ospiti segnaliamo Alberto Prunetti , con cui approfondire il tema della nocività del lavoro attraverso il suo romanzo «Amianto». Ci sarà Elena Cologni , artista che presenterà la performance «The Body of/at Work [il corpo del/al lavoro] Donne al lavoro a Crespi», un progetto artistico itinerante che ha preso il via alla 17esima «Mostra Internazionale Architettura – La Biennale di Venezia» del 2021, incentrato sul rapporto tra luogo e tempo del lavoro e corpo femminile. Ci sarà «Fiato ai Libri» con Giorgio Personelli e la lettura teatrale di alcuni passi di «Al di qua del fiume», romanzo storico di Alessandra Selmi. E ancora, l’incontro con Michelangelo Pistoletto , artista di fama internazionale, interprete della cosiddetta «Arte Povera», autore della celeberrima «Venere degli stracci».
Altri nomi sono quelli di Gastone Garziera , progettista della Olivetti che in un talk racconterà «Il PC italiano che portò l’uomo sulla luna», Andrea Sangiovanni autore del libro «Tute blu» sugli operai del miracolo economico, e poi Fausto Bertinotti e tanti altri, tutti da scoprire nel programma completo del festival.
L’inaugurazione e le visite guidate
A inaugurare il festival, invece, la mostra di retrocomputing , ovvero uno sguardo retroattivo alle innovazioni in ambito informatico e digitale per scoprire le incredibili evoluzioni degli ultimi decenni, dalla prima macchina computazionale di Alan Touring all’ultima frontiera della telefonia mobile. Si intitola «Computer Stories. Scene da un passato prossimo: da Alan Turing a Steve Jobs» ed è in programma dal 7 al 22 ottobre al cotonificio di Crespi. Sarà il curatore in persona, il museologo Massimo Negri, a presentare la mostra venerdì 6 ottobre alle 18.
«È davvero molto interessante, anche e soprattutto per i più giovani – spiega Ravasio – La mostra è curata da Massimo Negri, che uno dei più importanti museologi europei, e tratta gli argomenti in maniera letteraria alla scoperta delle “avventure” della tecnologia, di come questa ha avuto un impatto nell’evoluzione del lavoro». Un’occasione di scoprire il percorso, spesso ignorato, che ha portato in pochi decenni a mirabolanti innovazioni tecnologiche: da elementari macchine computazionali a dispositivi tecnologici in grado di svolgere operazioni complesse, dal calcolatore di Touring al digitale dei nostri giorni, tutto nello stretto giro di settanta anni. Pochi decenni che hanno cambiato il mondo. Saranno racconti attraverso 40 modelli iconici.
Infine, le visite guidate, occasione per visitare eccezionali luoghi di archeologia industriale: il villaggio Crespi d’Adda, sito Unesco; la centrale idroelettrica e il cotonificio, la centrale idroelettrica Italgen di Vaprio d’Adda, la filanda Rasica di Osio Sopra, il Museo della Valle dell’Adda (Muva) e i rifugi antiaerei di Dalmine. Per tutte le informazioni e i dettagli del programma, consultare il sito di «Produzioni Ininterrotte».