Lucrezia Lerro è una poetessa. Lo è per la densità lessicale e sonora della sua scrittura, che è intrinsecamente poetica anche quando narra. Lo è per la visionarietà simbolica delle sue storie, come quella dell’ultimo libro “Più lontano di così”, uscito da pochi mesi per La Nave di Teseo. Lo è infine nel rispondere alle poche domande che le ho sottoposto, insieme alla nostra rubrica #cult, in preparazione dell’incontro di sabato 23 novembre all’Auditorium della Biblioteca di Gandino per Presente Prossimo (ore 18, p.zza Vittorio Veneto 9, ingresso gratuito).
“Più lontano di così” è la storia di Leda, ossessionata fin da piccola dalla fotografia di suo zio Luigi. Un uomo morto a soli diciannove anni, nella finzione letteraria e nella realtà – l’origine della narrazione risale infatti a un fatto di cronaca accaduto a Roma nel 1951. La famiglia di Leda ha sempre sorvolato a ogni domanda della ragazza, e questo non ha fatto altro che aumentare l’invasività del fantasma di Luigi.
Leda reagisce iniziando una ricerca spasmodica di notizie sull’accaduto e arriva a Francesca, la zia di Luigi, l’autrice dello sparo mortale. I materiali che riesce a raccogliere la affiancano sempre di più a Luigi, due persone in ricerca: lui di un po’ di fortuna, lei soprattutto di una verità su sé stessa.
Il tutto forma un romanzo sulla memoria, le radici, l’oblio e quel tarlo onnicomprensivo che è la domanda di senso riguardante le nostre vite. Lerro lascia fluire un romanzo breve ma molto denso, dove ogni parola si muove in modo enigmatico fra diversi significati.
LB: “Più lontano di così” nasce da un fatto di cronaca realmente accaduto. Che cosa ha fatto scattare in lei?
LR: La necessità di comprendere non solo i fatti realmente accaduti ma di dare al protagonista, Luigi Linzio, un’altra possibilità di “vita” attraverso la scrittura.
LB: L’omicidio è l’origine della narrazione e del viaggio alla scoperta di sé e della storia dell’omicidio fatto da Leda. La verità come via di ricerca di un senso personale del nostro stare al mondo…
LR: La verità è l’antidoto naturale all’infelicità. La menzogna è il veleno peggiore, circola nelle vite di chi non vuol saperne di combattere la propria sofferenza psichica. Affrontare l’ombra significa raccontarle la verità, per liberarla, per trasformarla in una parte buona con la quale convivere.
LB: Per Leda Luigi Linzio è una sorta di fantasma, non lo ha mai conosciuto. Che cosa ci possono dire questi “fantasmi”?
LR: “Ma è possibile, lo sai, amare un’ombra. Ombre noi stessi.” Sono versi di Eugenio Montale... Non bisogna aspettare sempre la fine per rialzarsi, meglio farlo prima. So che per me Luigi è un punto di riferimento anche se non l’ho mai conosciuto.
LB: Ad uscirne abbastanza male nel romanzo è la famiglia. Perché?
LR: Racconto la storia del personaggio e della sua famiglia, non c’è un perché. È la sua storia nel male e nel bene.
LB: Nei sui romanzi c’è sempre una scrittura molto precisa a livello lessicale e risonante.
LR: La scrittura, il lavoro di scrittura, è il cuore. La mia devozione alla pagina è assoluta. Scrivo e riscrivo per giorni e giorni...
Le chiedo infine di rispondere alla nostra rubrica #cult: un libro, un disco, un film fondamentali per lei.
#1libro
“Il poeta delle pantegane” di Alessandro Mezzena Lona
Mi commuove perché l’autore riesce con una scrittura precisa ed elegante a far “vivere” il suo personaggio, il poeta Federico Tavan. Ed è soprattutto per questo che è un libro bellissimo.
#1disco
“Stabat mater” di Antonio Vivaldi
Motivazione, l’enigma è nel titolo.
#1film
“I diari di Angela. Noi due cineasti. Capitolo secondo” di Yervant Gianikian e Angela Ricci Lucchi
È un film politico, poetico. Racconta la storia della violenza del Novecento. È un film profetico, visionario, che va dritto alla questione del male, del male dell’umanità che tanto assilla il presente di tutti.
#1viaggio
Matera
Ad ottobre sono stata a Matera, per “Viaggio d’autunno” La Milanesiana 2019 diretta e ideata da Elisabetta Sgarbi. Ho letto alla Fondazione Sassi il mio racconto “Gli occhi tremendi” scritto per il primo numero di “Pantagruel”, la rivista letteraria edita da “La Nave di Teseo”. La città: una visione, l’energia dei suoi abitanti.
Lucrezia Lerro ha pubblicato i romanzi “Certi giorni sono felice” (tra i finalisti del Premio Strega 2005), “Il rimedio perfetto”, “La più bella del mondo”, “La bambina che disegnava cuori”, “Sul fondo del mare c’è una vita leggera”, “La confraternita delle puttane”, “Il sangue matto”, “Il contagio dell’amore – Etty Hillesum e Julius Spier”, “La giravolta delle libellule” (La Nave di Teseo 2017) “L’estate delle ragazze” (La Nave di Teseo 2018), “Più lontano di così” (La Nave di Teseo 2019). Per il film “Il pianto della statua”, regia di Elisabetta Sgarbi, ha scritto “La prima notte della madre dopo la morte del figlio”. È autrice inoltre delle raccolte di poesie “L’amore dei nuotatori” e “Il corollario della felicità”.