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La Resistenza (non solo italiana): alla Palomar, il gruppo di lettura dell’Anpi per gli ottant’anni della Liberazione

Articolo. Dal 14 febbraio all’11 luglio, l’Anpi Bergamo e la libreria Palomar propongono sei incontri per leggere i grandi romanzi della lotta partigiana. Nel calendario, anche John Steinbeck e Romain Gary

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«I sogni dei partigiani sono rari e corti, sogni nati dalle notti di fame, legati alla storia del cibo sempre poco e da dividere in tanti: sogni di pezzi di pane morsicati e poi chiusi in un cassetto. I cani randagi devono fare sogni simili, d’ossa rosicchiate e nascoste sottoterra. Solo quando lo stomaco è pieno, il fuoco è acceso, e non s’è camminato troppo durante il giorno, ci si può permettere di sognare una donna nuda e ci si sveglia al mattino sgombri e spumanti, con una letizia come d’ancore salpate». È una citazione tratta da «Il sentiero dei nidi di ragno» di Italo Calvino. Un passo sicuramente “lirico”, ma per niente retorico. Del resto, secondo Gabriella Cremaschi, già docente di Lettere presso il liceo «Paolina Secco Suardo», i romanzi sulla Resistenza si son sempre tenuti lontani da quel gusto epico e autoreferenziale che, almeno fino agli anni Settanta, ha innervato la narrazione del Venticinque aprile. È questo lo spirito con cui è nato il nuovo gruppo di lettura ideato da Anpi Bergamo che, dal 14 febbraio all’11 luglio, presso la libreria Palomar e in occasione degli ottant’anni della Liberazione, si troverà per scoprire (o riscoprire) alcune fra le più belle pagine che raccontano la guerra al nazifascismo.

Leggere la Resistenza: ponte ideale tra passato e futuro

Una proposta, quella dell’Anpi e della Palomar, che ha a che fare, senza ombra di dubbio, con un forte desiderio relazionale e ricreativo. «La lettura collettiva è un immenso piacere – afferma Cremaschi, curatrice, assieme a Rosita Poloni, dell’evento – Chiunque ami leggere sa che condividere con altri le emozioni e le riflessioni suscitate da un testo è qualcosa di estremamente edificante e fecondo: si può tornare a casa con in tasca un’interpretazione diversa di ciò che si era sfogliato e quindi, automaticamente, con uno sguardo differente sul mondo. Pure io che sono una lettrice forte, spesso, grazie agli altri, noto, in un’opera, particolari che non avevo individuato prima. Conta molto, infatti, l’esperienza di ognuno di noi, nonché la visione generazionale e di genere. La condivisione, dunque, è importante perché è, prima di tutto, condivisione di idee. E le idee condivise circolano in una dimensione di confronto (e di scambio) libera, gratuita e democratica, poiché al di fuori delle logiche del mercato». Un appuntamento che, idealmente, attraverso il presente, getta un ponte temporale fra passato e futuro. «Leggere i grandi romanzi della Resistenza ci sembra un buon modo per penetrare il senso profondo della lotta partigiana – spiega Cremaschi – e per collegarci alle storie e alle emozioni di quegli uomini e di quelle donne che, con le loro azioni e il loro esempio, ci hanno donato la Repubblica e la Costituzione. Questo gruppo di lettura, all’insegna dell’ascolto e del confronto, ci permette inoltre di raggiungere un bacino di persone disparato rispetto a quello cui, di solito, si rivolge l’Anpi militante. Tanti, infatti, fra i primi iscritti, i volti nuovi».

Fra grandi autori e grandi titoli: una scelta complicata

Gli incontri saranno sei e si terranno una volta al mese: il venerdì alle ore 18. Si parte il 14 febbraio con «L’Agnese va a morire» di Renata Viganò e si prosegue il 14 marzo con «Gli aquiloni» di Romain Gary; l’11 aprile, sarà invece la volta di «Una questione privata» di Beppe Fenoglio, mentre il 9 maggio toccherà a «La luna è tramontata» di John Steinbeck e il 13 giugno a Giovanna Zangrandi e al suo «I giorni veri: diario della Resistenza» . A chiudere, l’11 luglio, «Ultimo viene il corvo» di Italo Calvino. «È stato difficilissimo scegliere – racconta Cremaschi – perché sia io che Rosita avevamo i nostri amori irrinunciabili e abbiamo perciò dovuto effettuare una selezione dolorosa. Insomma, ci siamo dati dei criteri ben precisi: uno su tutti, quello di non soffermarci alla sola Resistenza italiana, ma promuovere una prospettiva plurima e completa. Desideravamo ci fosse almeno un’opera scritta da una donna e abbiamo optato per Renata Viganò: “L’Agnese va a morire” è un pugno nello stomaco, che parla della crescita emotiva e della consapevolezza politica di una donna che, dopo la morte del marito per mano nazifascista, si unisce alla Resistenza». Spazio anche al modello del diario. «Il libro di Zangrandi è un diario della militanza partigiana – dice Cremaschi – che l’autrice riuscì a ricostruire grazie al ritrovamento degli appunti scritti durante la clandestinità e seppelliti da lei stessa sotto una roccia in montagna sedici anni prima. Fra i classici, abbiamo scelto Fenoglio e, per quanto riguarda la resistenza civile al di fuori dell’Italia, Steinbeck. “La luna è tramontata” è la storia dell’occupazione militare di una cittadina del Nord Europa, da parte di una nazione, che non viene menzionata, in guerra con l’Inghilterra e la Russia. Facile individuare, in questa narrazione, l’invasione della Norvegia, durante la Seconda guerra mondiale, da parte della Germania. E infine i racconti, con Calvino, maestro indiscusso della letteratura italiana, e la pura fiction con “Gli aquiloni” di Gary».

Con Agnese o con i suoi aguzzini?

L’iniziativa, a detta di Cremaschi, ha già avuto una risposta entusiasmante e, probabilmente, non si riuscirà ad accogliere tutti coloro che hanno manifestato la volontà di partecipare. Questo perché la Resistenza, ancora oggi, risulta attualissima. «I valori della democrazia e dell’antifascismo sono i fondamenti del nostro vivere civile – afferma l’ex docente – ma vivono un momento di difficoltà. Io credo che la letteratura e le storie di coloro che hanno sacrificato la propria vita in nome della libertà possano risvegliare in noi l’indignazione verso ingiustizie e violenze. Leggere i testi che testimoniano gli orrori della guerra, ci costringe a chiederci: “Io dove mi sarei collocato? Mi sarei schierato con Agnese o con i suoi carnefici?”. Non è per niente facile rispondere. Ma la domanda bisogna porsela, è necessario. I protagonisti della Resistenza sono lontanissimi da qualsiasi aura di gloriosa eroicità: sono state persone normalissime che, a un certo punto, attraverso scelte di vita quotidiana, con coraggio e tenacia, hanno semplicemente fatto quel che era giusto fare».

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