Librai in bicicletta per consegne nelle città deserte, volumi incartati portati sulla soglia di casa in giro per la provincia durante la pandemia, libraie che raccontano storie in video o che dalle serrande abbassate delle loro librerie hanno trascorso ore al telefono con i clienti, cominciando a parlare di un romanzo e finendo per ascoltare e raccontarsi nei mesi di lockdown.
C’è chi in quel periodo le librerie le ha chiamate «farmacie dell’anima» e chi invece ha scelto definizioni più vicine al mondo del welfare, identificando le realtà indipendenti come «un servizio territoriale di vicinato», un’idea che ha preso forma durante il Covid e che oggi, a distanza di tempo, conferma il suo essere tanto attuale quanto necessaria. Secondo i dati dell’«Osservatorio sulle librerie in Italia 2022» dell’Associazione Librai Italiani, infatti, il 54% delle realtà autonome segna un aumento di clientela rispetto al 2021, il 70% dei quali è costituito da utenti affezionati. Un dato che riflette una caratteristica che ritorna in tutte le librerie indipendenti della bergamasca: la centralità del rapporto umano tra gli scaffali.
«Noi viviamo col cliente, la gente non viene in libreria solo per il libro, ma anche per la chiacchiera e il confronto» spiega Mauro Messina dell’Incrocio Quarenghi di Bergamo. Gli fa eco Federica Balzaretti, che nel 2007 ha rilevato Punto a capo, la piccola libreria affacciata sulla Corsarola in Città Alta, «dove il borgo ci ha sostenuto durante la pandemia e ci sostiene tantissimo anche oggi. Su 100 persone che abitano in zona, 80 leggono – racconta – Sono tantissimi i lettori affezionati, anche se dopo il Covid abbiamo perso i ragazzi che salivano qui per l’Università e che non sono più tornati».
Lettori e lettrici forti: il primato va alle diciottenni
Quella dei giovani è una fascia d’età assente in libreria anche secondo Paolo Gerotti del Parnaso di Ponteranica: «abbiamo un buco nella clientela che va dai 13 ai 25 o 30 anni. Durante le superiori e l’università, i ragazzi non vengono in libreria, ma li ritroviamo dopo: tornano e sono anche buoni lettori».
Questo non vuol dire che questa fascia d’età non legga. Sono i giovanissimi, infatti, i più assidui amanti del libro, seppur in lieve diminuzione: secondo i dati Istat, tra gli 11 e i 14 anni il 54,7% ha letto almeno un volume nell’ultimo anno, con un picco per le ragazze tra gli 11 e i 24 (60%), per toccare il 62,6% tra i 18 e i 19 anni. I giovani leggono quindi, ma scelgono meno le librerie per acquistare i libri.
Non sono gli unici: mentre le vendite nei supermercati, che rappresentano circa il 5% del totale, sono in calo, le librerie online sono in crescita costante da tre anni, passando dai 440,2 milioni di euro di libri venduti nel 2019 ai 739,9 milioni del 2021. Questo è quanto emerge dal «Rapporto sullo stato dell’Editoria in Italia 2022» dell’Associazione Italiana Editori, che riporta anche come le librerie fisiche stiano guadagnando in salute, arrivando a 876 milioni (in recupero rispetto alla flessione da Covid), con una flessione delle vendite, però, rispetto ai livelli pre-pandemia (951,7 milioni di euro). Segno che molti durante i lockdown si sono abituati ad acquistare in digitale e da lì non si sono più spostati.
Nuove esperienze di lettura. Cambia il «dove si compra» e il «come si legge»
«Eppure, per noi l’online non è una minaccia – spiega Federica Balzaretti della libreria Punto a capo – siamo su un piano totalmente diverso da giganti come Amazon. Non possiamo, ma in realtà neanche vogliamo, metterci a lavorare come fanno le grandi piattaforme, né per velocità, né per magazzino». La sua, infatti, è un filosofia slow applicata alla lettura: «Siamo in Lombardia, abituati al tutto e subito. La mia sfida è riportare le persone a ritmi e modalità di vita diverse, anche solo nello scegliere un libro».
A cambiare il mercato per le librerie indipendenti poi non è solo il «dove» acquistare, ma anche il tipo di esperienza di lettura che si sceglie e in questo senso i romanzi da ascoltare hanno guadagnato terreno rispetto a quelli da sfogliare: accanto agli e-book , infatti, c’è stato un boom degli audiolibri nel 2020 con un +88,9% rispetto all’anno precedente, una bolla che secondo i dati dell’Associazione Italiana Editori si è ridimensionata, ma che è comunque cresciuta del 37,3% nel 2021.
La vendita di cartacei per adulti e ragazzi, invece, nel 2020 è diminuita dello 0,9%, per poi crescere del 15,6% nel 2021. La gente, quindi, è tornata a leggere libri di carta e nelle librerie indipendenti bergamasche lo sguardo rivolto al futuro oggi è mediamente positivo, anche se cellulari e social media, secondo Mauro Messina di Incrocio Quarenghi, hanno «un peso significativo nel sottrarre tempo alla lettura di un romanzo. Da considerare poi anche l’eccesso di titoli che vengono pubblicati ogni anno e l’aumento delle persone che preferisce una fruizione orale dei contenuti e quindi non legge ma si ascolta un podcast».
I fondi statali, una risorsa per un mercato stritolato da carovita e margini bassi
Il mercato è leggermente pompato dal riproporsi per il terzo anno dei contributi statali per il sostegno alle biblioteche per l’acquisto dei libri, scegliendo delle librerie sul territorio dove spendere fondi per arricchire il patrimonio librario. «A noi si sono rivolte una trentina di biblioteche della provincia, dalla Val Brembana e Imagna all’Isola e alla Bassa Bergamasca – spiega Paolo Gerotti – un grande aiuto per tutte le piccole realtà indipendenti in termini di fatturato».
Anche se la crisi un po’ si sente, al Parnaso il calo è arrivato da novembre: «Chi ha fatto regali a Natale difficilmente ha scelto libri sopra i 20 euro, come i grandi volumi d’arte o fotografici. Anche se per ora la situazione sta tenendo, che ci sia qualche difficoltà in più data dal costo della vita lo vediamo dalle preferenze dei nostri clienti».
Inoltre, quasi otto librerie su dieci lamentano un aumento abnorme dei prezzi praticati dai propri fornitori: di queste, circa il 48% registra un aumento dei prezzi superiore al 20% secondo l’«Osservatorio sulle librerie in Italia 2022», a cui va aggiunto il problema del guadagno sui libri di testo per le scuole, che per molti indipendenti costituisce un’importante quota di vendite. «Qui il margine che abbiamo è risicatissimo e ogni anno diventa più difficile rientrarvi» sostiene Lorita Biffi dello Spazio Terzo Mondo di Seriate, in linea con il 95% dei colleghi italiani che trattano testi scolastici. Inoltre, la libraia teme che il cliente spesso non capisca cosa ci sia dietro il loro lavoro: «Molti ci chiedono sconti sul prezzo di copertina dei libri, non capendo che non siamo noi a farlo, ma che è un’imposizione. Purtroppo non capiscono quanto sia difficile con quella quota fissa riuscire a fare girare l’attività».
Oltre gli scaffali. Librerie come poli culturali di territorio
A volte, la libraia e i suoi colleghi, in quanto proprietari dello Spazio Terzo Mondo, si sono sospesi lo stipendio o se lo sono dato in ritardo per poter far quadrare i conti e continuare a fare proposte al pubblico: oltre alla vendita di libri, loro, come l’83,2% delle librerie indipendenti italiane sono anche un polo culturale. Accanto alla vendita, infatti, si organizzano gruppi di lettura, come nel caso della Libreria Palomar in centro a Bergamo o presentazioni con autori e iniziative di educazione alla lettura, come quelle promosse da Libreria Fantasia – Il Circolo dei Piccoli Lettori di Borgo Santa Caterina.
Tra le attività extra-scaffale, anche festival letterari come «Fiato ai Libri», che ha alla regia la Terzo Mondo di Seriate o come le librerie socie di Li.Ber , l’Associazione Librai Bergamaschi che promuove eventi come la «Fiera dei Librai» di Bergamo, in cui è impegnatissimo Antonio Terzi della Cartolibreria Nani di Alzano Lombardo, un riferimento per la Valle Seriana.
Tra le proposte anche momenti di aggregazione, come quelli promossi dalla neonata Libreria Seminastorie di Mapello, uno spazio per genitori e bimbi aperto lo scorso autunno nell’Isola Bergamasca, oltre a numerose altre iniziative molto spesso a ingresso gratuito o con biglietti dai costi accessibili, che si traducono in rientri molto bassi, perché «se l’obiettivo fosse arricchirci avremmo scelto un altro lavoro. Qui è tutta una questione di passione e di divulgazione». Le parole di Lorita Biffi si sovrappongono a quelle di tutti i colleghi: «un libraio non è solo chi vende i libri, ma anche e soprattutto qualcuno che diffonde cultura».
Librerie e futuro: dai rischi della massificazione al fascino della piccola libreria
Anche la cultura del libro, come quella di cinema e musica, è sempre più influenzata dai ritmi serrati di un mercato che la trasforma irrimediabilmente. «Sono pochi i libri che penso sopravviveranno al prossimo decennio, anche tra i vincitori di premi importanti. Nel 2035 non se li ricorderà più nessuno – commenta Mauro Messina – Credo che tanta letteratura stia perdendo la capacità di incidere sul pensiero reale: leggiamo tutti le stesse cose, ascoltiamo tutte le stesse cose, esce una serie nuova su Netflix e la guardano tutti. Il rischio è massificarci, anche nei consumi culturali».
A fronte di questo, le librerie indipendenti rappresentano un presidio di resistenza culturale e, nonostante la spinta all’accelerazione, «la magia di posti piccoli dove c’è una persona che ti segue e consiglia resta impagabile, anche ora che un libro si può acquistare pure in posta, al supermercato o facendo un ordine la sera a casa». Come spiega Federica Balzaretti, «una piccola libreria indipendente sarà sempre protagonista di una visione romantica della lettura e per i lettori resterà comunque avvolta in qualcosa di immaginifico».
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