«La luce artefice di tutto», viene definito il fuoco nel «Prometeo incatenato» di Eschilo; ma che cos’è, realmente, questo prezioso bottino che il figlio del titano Giapeto ruba agli dei? Forse, la ragione (e dunque la conoscenza) o forse la parola, non per ultima quella poetica. E se il fuoco fosse semplicemente il fuoco (e perciò calore, cibo cotto e chiacchiere fino a notte inoltrata)? Chissà. Eppure, ognuna di queste tre ipotesi (fondate sul mito e quindi sulla letteratura) esprime un senso profondo di condivisone e quindi di relazione.
È questo sentimento di comunità che anima il Festivaletteratura di Mantova che, inaugurato oggi, giunge alla sua ventottesima edizione in splendida forma. Più di trecento, infatti, gli appuntamenti che, fino all’otto settembre, animeranno il festival e la città che fu dei Gonzaga e più di trecento gli ospiti nazionali e stranieri che interverranno: fra gli autori, anche il premio Nobel per la pace Maria Ressa e il premio Pulitzer Nathan Thrall, nonché Emmanuel Carrère, Olivia Laing e Peter Burke. «Il festival ha sempre avuto la capacità di creare comunità intorno a idee innovative, scoprendo voci originali e prestando attenzione ai tanti contesti in evoluzione – afferma Francesca Caruso, assessore alla Cultura di Regione Lombardia – Anche quest’anno, il programma dell’evento (che è sempre riuscito a trasformare la pagina scritta in un teatro di visioni) è molto ricco e in grado di coinvolgere i più giovani. Iniziative come i laboratori di lettura e ricerca offrono modalità uniche di confronto e interazione. E non è un caso che, in questa edizione, alle grandi piazze virgiliane si affiancheranno anche le aule scolastiche: in questi spazi, la letteratura si apre alla relazione, “liberando” nuovi racconti».
I temi del festival: dal dialogo, al rapporto genitori-figli alle inchieste giudiziarie…
Fra i tanti, ci sarà quello che, per antonomasia, rappresenta una delle caratteristiche intrinseche alla letteratura, ovvero il dialogo fra genti diverse, capace di rimodellare i ponti esistenti (invece che abbatterli) e di allargare le zone di contatto fra le parole (anziché cancellarle).
Ecco, allora, la turca Elif Shafak (a confronto con l’epopea di Gilgamesh), ma anche il libico Hisham Matar (scrittore di diaspore affettive e identitarie) e Georgi Gospodinov, tra i massimi poeti e narratori bulgari del nostro tempo. Non mancheranno nemmeno Tobias Wolff (decano della narrativa statunitense), Jean-Baptiste Andrea (vincitore del Prix Goncourt) e l’irlandese Paul Lynch, vincitore del Booker Prize, capace di rivisitare, in chiave distopica, le derive neofasciste dell’Europa contemporanea.
Il festival, però, saprà anche interrogarsi sulle relazioni familiari: tra genitori assenti o troppo presenti, «quasi» genitori o genitori che lasciano eredità complesse, l’esplorazione letteraria dei rapporti paterno e materno-filiali scavalca i confini fra fiction e non fiction, accumunando diverse generazioni di scrittori, come dimostreranno gli incontri con Alessandro Piperno, Donatella Di Pietroantonio e Zerocalcare. Per Francesca Melandri, la storia del padre diventerà occasione, con Helena Janeczek, per riattraversare la storia del Novecento, mentre per Valeria Tron e Chiara Carminati, per parlare di frontiere e territori interni dell’Italia.
Spazio, inoltre per il giallo, con Francesca Fagnani e Gigi Riva (le inchieste giudiziarie romane, fra alta società e criminalità organizzata) e al teatro, con Peppe Servillo (che, attraverso un reading musicale, porterà in scena «Un indovino mi disse», di Tiziano Terzani) e con la Scuola per attori del Teatro Stabile di Torino (lettura scenica di testi di Thomas Bernhard, Peter Handke, Jean Cocteau e altri).
E la poesia? Certo, ci sarà anche lei. Tra le voci più significative della letteratura britannica e profonda innovatrice del linguaggio poetico, la scozzese Carol Ann Duffy (prima donna a essere investita della carica di «poeta laureato») sarà una delle ospiti di punta di questa edizione. Nella ricerca della relazione mistica tra realtà e parola, si colloca invece l’opera in versi di José Tolentino Mendoça, tra i più influenti autori di lingua portoghese. Inseguendo il genio apolide di Pablo Picasso, in due diversi incontri Annie Cohen-Solal, curatrice della mostra «Picasso a Palazzo Te. Poesia e salvezza» e il critico d’arte Jacopo Veneziani condurranno il pubblico nella Parigi di inizio Novecento e nell’opera delle avanguardie poetiche del tempo. Un intimo omaggio a Wisława Szymborska scaturirà dalla recente traduzione del suo ventennale carteggio amoroso con Kornel Filipowicz e vedrà coinvolte la curatrice del volume Giulia Olga Fasoli e la poetessa Maria Grazia Calandrone.
… passando per la condizione dell’individuo (e della democrazia), l’ambiente e l’AI
In questa ventottesima edizione ci sarà anche tempo per l’arcano: dalla leggenda medievale di Virgilio mago, al mito delle sirene, passando per mostri, feticci, sacre rappresentazioni, sacerdotesse, mistiche e seduttrici della cultura occidentale e orientale, Festivaletteratura tenterà un’incursione nei territori fascinosi e oscuri della magia, anche attraverso gli incontri con l’antropologa Elisabetta Moro e gli storici Franco Cardini e Marina Montesano. Il dialogo tra Richard Sennett e Marco Filoni contro l’idolo della performance e l’apologia del fallimento compiuta dal filosofo romeno-americano Costica Bradatan si sforzeranno di riflettere sulla condizione dell’individuo in un tessuto sociale contemporaneo sempre più aggressivo e alieno alle più elementari domande di senso.
Stati d’animo, esperienze interiori e collettive, vissuti e valori comuni saranno al centro anche della lezione sul desiderio (tenuta da Massimo Recalcati) e del confronto sull’etica dell’Islam fra Paola Caridi, Ignazio De Francesco, Sumaya Abdel Qader.
Le interconnessioni (spesso sorprendenti) che legano psiche e corpo, pensiero ed emotività, saranno invece al centro delle riflessioni di Francesco Tormen (esperienza del sogno lucido) e del dialogo fra lo psicanalista Sarantis Thanopulos e la scrittrice Ginevra Bompiani.
Ma non ci sono solo i problemi dell’individuo, anche la democrazia non se la passa bene. Sistematiche crisi economiche e politiche, derive autoritarie, invadenti tecnologie di controllo e guerre sempre più violente costituiscono oggi, per le democrazie occidentali, ostacoli apparentemente insormontabili. Tra storia, teoria politica, sociologia ed economia, si cercherà dunque di trovare gli anticorpi necessari per far fronte alle contraddizioni del presente. A tal proposito, la reporter e narratrice Kapka Kassabova e lo storico delle idee Michael Ignatieff si confronteranno sul destino dell’Europa e sulla tenuta dei valori fondativi alla base delle istituzioni comunitarie, mentre il giornalista Francesco Costa e lo scrittore Gabriele Romagnoli parleranno della cruenta contraddittorietà della società statunitense in attesa delle elezioni di ottobre.
Naturalmente, un occhio di riguardo sarà dato all’ambiente e alle nuove tecnologie. Filippo Menga parlerà delle implicazioni geopolitiche connesse alla crisi idrica, Telmo Pievani di ecosistemi acquatici, mentre Monia Magri e Monica Pinardi della qualità delle acque; Paolo Bottazzini, invece, assieme a Teresa Numerico e Francesco Varanini, spiegherà fondamenti, paradigmi e dibattiti relativi all’intelligenza artificiale.
Da parte sua, il game designer Adrian Hon mostrerà come la gamification si trovi sempre più spesso applicata all’ambito del lavoro, dell’istruzione, del fitness e del marketing, con implicazioni tutt’altro che rassicuranti.
Di pervasività degli schemi e della loro influenza sulla rappresentazione del reale e sulla percezione estetica, se ne occuperanno Mauro Carbone, in compagnia di Elio Grazioli e Raoul Kirchmayr.
Un festival «generativo»
E se il fuoco di Prometeo fosse proprio la tecnologia e tutto ciò che a essa ruota attorno? Chissà. Ad ogni modo, qualunque sia la risposta, quel che è certo è che il Festivaletteratura di Mantova anche quest’anno si delineerà come una grande festa e offrirà un ricco calendario di eventi: un programma plurale, incentrato sulle narrazioni di autrici e autori, italiani e internazionali. Un’idea, come già detto, all’insegna della condivisione, che unisce Mantova al resto del mondo. «Fare uscire la letteratura dai luoghi sacri del sapere, avvicinando autori e lettori, è stata la grande intuizione che ha portato Festivaletteratura a diventare un punto di riferimento per una comunità molto più ampia di quella mantovana e un modello da imitare per tant’altre manifestazioni nate negli anni successivi – spiega Alessandro Della Casa, del comitato organizzatore del festival – È un’idea generativa, che ogni anno ci porta a metterci in ascolto dell’altro, a sperimentare nuove modalità di partecipazione, affinché gli scambi culturali fra le persone aumentino e affinché il dialogo fra chi legge e chi scrive diventi più intenso».