Per trent’anni, ha lavorato come insegnante nel carcere di Rebibbia, ma ha anche partecipato a missioni umanitarie con l’UNHCR e INTERSOS in Afghanistan, Ciad, Niger e Serbia, traendone reportage pubblicati da Corriere della Sera, La Repubblica e The Washington Post. Ha scritto film per Matteo Garrone e Marco Bellocchio e, nel 2016, ha vinto il «Premio Strega» con «La scuola cattolica» (Rizzoli), da cui è stato poi tratto, nel 2021, il film omonimo per la regia di Stefano Mordini. Insomma, non ha bisogno di troppe presentazioni Edoardo Albinati che, in dialogo con Agostino Cornali, alle ore 18 di sabato 16 novembre, presso l’auditorium «Benvenuto e Mario Cuminetti» di Albino (Viale Aldo Moro, 4), inaugurerà «Presente Prossimo», festival letterario organizzato dal Sistema bibliotecario della Val Seriana che, da questo mese fino al 24 gennaio del nuovo anno, offrirà incontri con gli autori e workshop formativi.
FR: A Gaza continuano a morire innocenti, fra cui molti bambini, mentre, secondo il New York Times, 50mila soldati russi e nordcoreani stanziati nel Kursk sarebbero pronti all’attacco. Il mondo è in fiamme. In una realtà del genere, così terribile e priva di umanità, che senso ha fare letteratura?
EA: Me lo domando tutte le volte che passo un’intera giornata a rompermi la testa alla ricerca di un aggettivo o di una frase che possano soddisfarmi. Però, allo stesso tempo, mi dico anche che è la cosa che so far meglio. Credo che ognuno di noi dovrebbe fare ciò che meglio sa fare, altro non si può sperare. L’impegno civile, del resto, dovrebbe essere proprio questo: fare nel migliore dei modi ciò di cui si è capaci.
FR: Qualche giorno fa, un diciottenne è stato ucciso da un colpo di pistola, fatto partire per sbaglio dal cugino diciannovenne. È il terzo ragazzo ucciso in 17 giorni. A novembre dell’anno scorso, Giulia Cecchettin veniva brutalmente uccisa dal suo ex ragazzo. A sentire le notizie lanciate dai media, pare aleggi fra i giovani un senso di fatalismo nichilista e di disprezzo nei confronti della vita umana. È così per lei?
EA: In generale, penso che i giovani siano molto meglio dei vecchi. Credo che il problema di questo Paese siano gli adulti; occorrerebbe riformare gli adulti e mandarli di nuovo a scuola.
FR: L’Italia è un Paese violento?
EA: Sono cresciuto negli anni Settanta e posso dire che lo è stato assai più in passato. Tutte le statistiche ci dicono che ci sono molto meno reati gravi: parlo di omicidi, sequestri, attentati … L’unica violenza più evidente è quella sulle donne, ma prima era celata. Non so se, statisticamente, sia aumentata o diminuita, ma ora è sotto gli occhi di tutti.
FR: Lei, per trent’anni, ha lavorato nel carcere di Rebibbia. Come si sopravvive al carcere?
EA: Chi vi è rinchiuso dentro cerca di trovare un modo. Di solito, lo fa ricorrendo a forze ed energie che credo tutti noi possediamo quando veniamo messi alle strette o viviamo situazioni di emergenza. Ciascuno ha il proprio. Qualcuno, purtroppo, però non ci riesce.
FR: «Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato», recita l’articolo 27 della Costituzione. Questo auspicio è disatteso?
EA: Sì, è totalmente disatteso poiché in prigione non è presente nessun elemento che possa risocializzare persone detenute, permettendo loro di uscire, quantomeno, non peggiori di come sono entrate. La scuola (comunque esterna all’istituzione carceraria) è una delle pochissime eccezioni che possono contribuire al ritorno in società; per il resto, come detto, non c’è niente che, concretamente, tenda a questo.
FR: Come mai?
EA: Si pensa che la detenzione renda migliori le persone. È molto improbabile. E poi in Italia prevale l’aspetto punitivo. «Bisognerebbe rinchiuderli e buttare via la chiave» è una frase che tutti noi abbiamo sentito molto volte. Un’affermazione molto propagandistica e piuttosto inefficace. E questo perché, un giorno, queste persone torneranno in libertà e converrebbe dunque alla società che vi tornassero migliori.
FR: Ne «La scuola cattolica» (Rizzoli, 2016), lei descrive l’ambiente nel quale gli assassini del Circeo sono nati e cresciuti. C’è possibilità di scelta oltre il contesto in cui ci si ritrova e in cui si è vissuti?
EA: Certo che c’è, altrimenti tutti quanti noi saremmo identici, perché segnati dalle medesime esperienze. Nella scuola dove hanno studiato i responsabili del delitto del Circeo, ha studiato anche il presidente Mattarella e anche decine di migliaia di altri studenti. Le cause del male non agiscono in maniera meccanica e anche a parità di condizioni ci possono essere differenze di azione.
FR: Qual è la situazione in cui versa la scuola italiana, oggi?
EA: Non lo so, perché non frequento la scuola italiana da trent’anni. Dico solo che è inutile accusare continuamente la scuola. Pare infatti che ogni cosa che di male succeda la colpa sia sempre della scuola. Comincerei invece a invitare la famiglia a prendersi le proprie responsabilità.
FR: A livello culturale, secondo lei, in cosa l’Italia può ancora insegnare qualcosa?
EA: L’Italia ha un posto nel mondo e, soprattutto, un posto nella cultura del mondo che rimane formidabile. Ha insegnato, insegna e, per questo motivo, continuerà a insegnare.
FR: Quale autore le piace, attualmente, della scena nazionale?
EA: Ci sono delle scrittrici molto interessanti, vorrei citarne un paio: Veronica Raimo e Claudia Durastanti.
FR: E di quella internazionale?
EA: Rachel Cusk.
Il programma della rassegna
La rassegna culturale «Presente prossimo» continuerà sabato 23 novembre, con Cristina Battocletti (ore 18, presso il Centro culturale «Roberto Gritti» di Ranica) e sabato 30 novembre, con Stefania Auci (ore 18, presso il Centro culturale «Giovanni Testori»). Alle ore 20.30 di venerdì 6 dicembre, invece, presso il municipio di Alzano Lombardo, sarà la volta di Marco Lodoli, mentre, alle ore 18 di sabato 11 gennaio, la Sala Civica di Rovetta ospiterà Franco Faggiani. Spazio anche a Raffaella Romagnolo (venerdì 17 gennaio, ore 20.30, Biblioteca Popolare di Villa di Serio) e a Daniele Mencarelli (sabato 18 gennaio, ore 18, Palazzo Marinoni Barca di Clusone). A chiudere, il 24 gennaio, presso l’auditorium «Modernissimo» di Nembro, Lidia Ravera (ore 20.30). Non mancheranno, inoltre, i workshop: sabato 16, 23 e 30 novembre (dalle 14 alle 17, presso la biblioteca di Nembro), tre incontri dedicati alle tecniche di bookcouseling e biblioterapia creativa; sabato 23 e 30 novembre, invece, due incontri dedicati al podcast e alla sua realizzazione (dalle ore 9.30 alle ore 12.30, presso la biblioteca «Roberto Gritti» di Ranica.
Tutti gli eventi sono a ingresso libero fino ad esaurimento posti. Per la partecipazione ai workshop è richiesta la prenotazione.