Domani sera, a tv spenta, ci si potrà ritrovare nel West tra cowboys, nativi americani e cavalli, semplicemente stando seduti nel cortile della biblioteca di Luzzana seguendo voci e musiche capaci di trasportare il pubblico tra le pagine di McCarthy. O potrà capitare di trovarsi catapultati, mentre si sta seduti comodamente in poltrona a teatro a Trescore, su un battello che sta risalendo il fiume Congo nel cuore dell’Africa Equatoriale, tra le baracche e i commercianti di avorio raccontati da Joseph Conrad. Oppure ancora potremmo trovarci in un elegante palazzo borghese di Parigi incontrando la portinaia Renée, una coltissima autodidatta innamorata del Giappone, semplicemente raggiungendo l’Oratorio di Sovere per ascoltare pagine del best seller «L’eleganza del riccio» di Muriel Barbery.
Tutti incontri resi possibili solo grazie alle pagine dei libri, perché «chi non legge, a settanta anni avrà vissuto una sola vita: la propria – sosteneva il filosofo e scrittore Umberto Eco - Chi legge avrà vissuto cinquemila anni: c’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’Infinito. Perché la lettura è un’immortalità all’indietro».
Intraprendere questi viaggi tra mille vite possibili è una cosa che si può fare insieme durante gli appuntamenti del festival «Fiato ai Libri». Unica nel suo genere in Italia, gratuita e diffusa tra 20 paesi nella provincia Est di Bergamo, la manifestazione che ha aperto i battenti ieri, fino al 31 ottobre porterà dai laghi alle montagne il fascino della lettura condivisa, continuando a raccogliere orecchie entusiaste di grandi e piccoli come accade ogni anno dal 2005. (Programma completo del festival a ingresso libero www.fiatoailibri.it ).
La cifra distintiva di questo festival, leggere ad alta voce, non è solo la possibilità di viaggiare stando fermi o di vivere più vite e ritrovarsi nelle parole di qualcuno, né è solo stare insieme ad ascoltare, c’è qualcosa di più e quel qualcosa l’ha individuato Federico Batini, docente di pedagogia sperimentale all’Università degli Studi di Perugia, dove dirige il Master Lettura ad Alta Voce a scuola.
Ascoltare qualcuno che legge ad alta voce – come è emerso dalle ricerche del professore e del suo gruppo di lavoro - fa bene al cervello perché incide sulle funzioni cognitive, aumentando, tra le altre cose, la soglia di attenzione e la capacità di comprensione. Tutto questo in un contesto nazionale in cui sei persone su dieci non leggono nemmeno un libro all’anno e il 28% degli italiani è analfabeta funzionale ossia sa leggere, ma non comprendere, valutare e utilizzare un testo scritto, che si tratti di un romanzo, di un contratto o un programma elettorale: ciò significa essere meno attrezzati per interpretare la realtà, informarsi in modo efficace e quindi compiere scelte consapevoli, risultando più a rischio di manipolazione.
Ascoltare letture ad alta voce fa bene al cervello
«Davanti a questo scenario però emerge un dato curioso - spiega il professore – se le persone leggono poco, non significa che siano poco interessate a cosa dicono i libri. La verità è che leggere è faticoso: richiede concentrazione, tempo, capacità di decodificare il contenuto associando la parola al significato e poi di inserirla in un contesto comprendendone i significati. Come farsi la gamba per andare in montagna, anche leggere di più o di meno dipende anche dall’allenamento, così come comprendere quello che è scritto nelle pagine. Infatti, anche per chi non ama sfogliare un libro, se sono gli altri a leggere per lui, il coinvolgimento e l’interesse per la storia ci sono e con essi anche numerosi risvolti positivi sbalorditivi sul lato cognitivo» come dimostrano gli studi condotti da Batini sul campo.
A inizio anni Dieci il gruppo di studi del professore, infatti, ha cominciato a fare ricerche su anziani con demenze e Parkinson ultraottantenni ospiti di case di riposo: «dopo 40 giorni di lettura ad alta voce la loro curva cognitiva si invertiva e recuperavano facoltà legate alla memoria a breve e lungo termine – spiega – Abbiamo rilevato anche ricadute positive anche sulla salute generale, con risultati così sorprendenti che i gerontologi hanno voluto sapere di più del nostro lavoro». Dato che la cosa funzionava con persone con danni simili, il passaggio successivo è stato applicare il metodo con bambini e ragazzi in via di sviluppo.
Così, dopo questi primi studi su persone anziane con problematiche complesse, il focus del gruppo di ricerca si è esteso ai più giovani, con progetti basati sul metodo della lettura ad alta voce condivisa, dove a leggere era un insegnante o un operatore, in base ai contesti in cui ci si attivava, il tutto in collaborazione con l’associazione Nausika. Il metodo messo a punto da Batini e dal suo gruppo di ricerca è semplice ma potente: si selezionano storie adeguate all’età e al tipo di gruppo e ai gusti - «lavoriamo sulla bibliodiversità» - e si propongono le letture ad alta voce, a cui seguono anche momenti di condivisione, dove ognuno ascolta cosa dicono gli altri, un passaggio importante che, accanto alle abilità cognitive di base, accresce le capacità interpretative.
Inoltre, i vantaggi della lettura ad alta voce sono molti altri come «aumento della capacità di comprensione, migliore sviluppo cognitivo, ma anche una longevità maggiore - fino a cinque o sei anni in più di vita - perché capisco meglio quello che mi viene detto, anche dai medici, e quindi mi posso curare meglio; infine ho maggiori competenze emotive e so dare un nome a ciò che provo perché l’ho scoperto attraverso le storie degli altri e questo migliora le mie relazioni». Non basta però leggere una volta, è importante che l’atto sia ripetuto nel tempo e che ci siano proposte di lettura varie, due delle basi del metodo che Batini ha sviluppato e che porta nelle scuole di tutta Italia: nel solo anno passato sono stati formati oltre 39 mila docenti.
Il tema delle abilità cognitive secondo il professore è cruciale e allo stesso tempo poco considerato nel mondo dell’istruzione. Sia durante il percorso scolastico, sia nel corso della propria vita, ci si tende a occupare molto delle conoscenze e delle nozioni, ma molto poco di quelle competenze utili a riuscire a imparare. «Questo genera un’enorme frustrazione: perché mi potrò impegnare tantissimo in un percorso di studi, ma se ho basse competenze cognitive farò un’enorme fatica e non avrò grandi risultati – spiega il professor Batini - Se non si lavora su questo non si può neanche parlare di merito: se entro a scuola con difficoltà e non sviluppo queste competenze uscirò dal ciclo formativo nella stessa identica situazione per quanto io mi sia impegnato». E questo vale anche per gli adulti.
E proprio perché questi elementi tanto fondamentali per lo sviluppo della singola persona vengano allenati fin dai primi anni del ciclo di istruzione è importante inserire la lettura in tutte le fasce d’età e proseguire anche da adulti. «Riservare spazio a questa attività non va a vantaggio solo delle singole persone e della collettività, ma anche del benessere del paese - spiega il professore - È stata proprio la Banca Mondiale, infatti, ad affermare che oltre il 50% dello Pil di uno stato dipende dalla capacità di literacy della sua popolazione», ossia da quell’insieme di competenze che l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico identifica con: «comprendere e utilizzare testi scritti, riflettere su di essi e impegnarsi nella loro lettura al fine di raggiungere i propri obiettivi, di sviluppare le proprie conoscenze e le proprie potenzialità̀ e di essere parte attiva nella società̀».